Domenica delle Palme e della Passione del Signore Anno B LETTURE: Is 50,4-7 • Sal 21 • Fil 2,6-11 • Mc 14,1 - 15,47
La liturgia della Domenica delle Palme presenta due aspetti: la memoria dei festeggiamenti popolari in onore di Gesù, che si avvicina a Gerusalemme; e lingresso della Chiesa nei giorni decisivi della Pasqua, mistero di morte e risurrezione. La lettura del Vangelo, che ne caratterizza la prima parte, è il racconto/catechesi dellaccoglienza fatta a Gesù, re umile e mansueto, da parte delle folle pellegrine. Con questa narrazione, Marco dà inizio alla quinta parte del suo vangelo (Mc.11,1-12,44), nella quale descrive il soggiorno di Gesù in Gerusalemme e i conflitti con le autorità, come premessa immediata alla sua passione. Il carattere catechetico del racconto si riconosce dal riferimento costante alle antiche Scritture Sante. Colpiscono anche le numerose, dettagliate indicazioni dei luoghi, i dialoghi realistici. Non bisogna lasciarsi sfuggire alcuni particolari fortemente evocativi: lasinello legato, che scioglieranno per portare a Gesù, non è mai stato cavalcato da alcuno. Neppure quelli che hanno lincarico di condurlo lo cavalcheranno. Alla domanda dei passanti, che chiedono conto del gesto, rispondono: ne ha bisogno il suo padrone. (Così il testo greco). Nellantichità semitica, il re era considerato padrone di tutto, anche degli animali domestici. Si tratta dunque di una cavalcatura regale, su cui i discepoli pongono i propri mantelli, in sostituzione dei finimenti. È scritto anche che Gesù sedette sullasino, non che lo cavalcò; così appunto avveniva per i re. Lingresso a Gerusalemme si collega con la guarigione dei ciechi di Gerico, avvenuta subito prima della salita verso la città santa, e con il movimento di folla che laveva accompagnato (Mc.10,46-52). Marco racconta che i due ciechi guariti lo seguirono; nulla dice della folla presente al miracolo; non è improbabile tuttavia che lo abbiano seguito, entusiasmati da quanto avevano visto. Arrivati in vista di Gerusalemme, il passaparola deve aver fatto lievitare la massa. La scena descritta avviene prima dellingresso in città. Se ne possono distinguere due parti: una riguardante i due discepoli che vanno a prendere lasinello e preparano il corteo regale; laltra riguarda laccoglienza entusiastica delle folle. Il racconto è intessuto sulla trama di passi dellAntico Testamento. Lordine di andare a sciogliere lasino rimanda a alla figura di Giuda, quarto figlio di Giacobbe, antenato del Messia, che il vecchio patriarca benedice, prima di morire. Di lui canta così: Egli lega il suo asino alla vite, a scelto vitigno il suo puledro (Gn.49,11). E come dire che latteso Messia realizzerà unera di pace totale, in cui perfino lasino rispetterà il germoglio della vite, di cui per altro è molto goloso. Il racconto è collegato inoltre alla profezia di Zaccaria, sebbene non citata esplicitamente; tutto quello che sta avvenendo ne è il compimento: Rallegrati, città di Sion; acclama, Gerusalemme, ecco giunge il tuo re giusto, vittorioso, umile; cavalca un asino, un puledro di asina. (Zc.9,9) Vittorioso e umile. Cosa insolita: un vincitore arriva in genere con i segni della sua gloria. Lasino non è un animale da guerra o da parata, ma da lavoro, una cavalcatura senza pretese, usata anche dagli antichi Giudici di Israele. I re o i principi cavalcavano cavalli. Il profeta descrive il re di Gerusalemme, che ritorna vittorioso, non in forza di un potente esercito, ma perché al suo fianco cavalcava la Giustizia. Non è stata la vittoria di un potere aggressivo, ma, paradossalmente, della mansuetudine. Lantica profezia si compie in Gesù, che entra nella capitale per istaurare unèra di pace e di splendore. Questa fu anche la percezione della folla festante, che stende a terra i mantelli al suo passaggio, mentre lo acclama con il saluto messianico: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Mc.11,10-11) Saluto che èreminiscenza di quanto era avvenuto anticamente. Narra, infatti, il secondo libro dei Re che quando gli ufficiali dellesercito dIsraele seppero che Jehu, loro collega, era stato unto re di Israele, Presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui… e gridarono: Jehu è re!(2Re13). Gesù entrava in Gerusalemme per prendere il potere, ma in modo totalmente differente da quanto la gente si aspettava. Il Figlio di Dio prenderà il potere mettendosi al rango di vittima. Quel potere però sarà il solo capace di vincere ogni violenza, di cui gli uomini sono vittime da sempre. LAmore è più forte della morte (Ct.8,6). Questa è la sola parola/chiave che permette di capire il senso della Passione del Signore. E accettando di diventare vittima, che Gesù vince il male e la violenza. Perdonando il male che gli facciamo, Gesù dimostra che cè in lui un amore più forte di ogni violenza omicida.