Il Papa a Palermo. Mons. Staglianò ai giovani: “Non basta pensare a Dio. Bisogna incontrarlo”

 In occasione della visita apostolica di Papa Francesco a Piazza Armerina e a Palermo, per il 25mo anniversario dell’attentato mafioso a don Pino Puglisi, migliaia di giovani, provenienti dalle diocesi siciliane, si sono riversati a Palermo, per attendere insieme l’arrivo del Santo Padre. 
Il programma prevedeva, già dalla vigilia dell’evento, il 14 settembre, un momento di festa e di animazione musicale in Piazza Politeama. Tuttavia, le avverse condizioni metereologiche, hanno impedito quanto era previsto. Così i giovani siciliani, sono stati “costretti” a rifugiarsi in alcune chiese di Palermo, dove sono state celebrate Messe e momenti di preghiera. 
Un nutrito gruppo di giovani si è ritrovato nella chiesa di San Francesco di Paola, dove il nostro vescovo, mons. Antonio Staglianò, ha celebrato per loro e a loro ha rivolto la sua omelia, ricca di stimoli e di “provocazioni” per cogliere in profondità il senso della loro presenza a Palermo e il desiderio di incontrare Papa Francesco.
“Dove ci troviamo? Dove siamo? Ci siamo? Perché siamo qui e non in Piazza Politeama e per fare che?”, così ha esordito il vescovo, ravvisando il rischio di “subire” la “solita Messa”, come “ripiego” all’appuntamento più allettante previsto in piazza e disdetto per la pioggia. 
Una “provocazione” per sollecitare nei giovani una domanda: “Vogliamo incontrare Gesù? Lo incontriamo o no qui a Messa?”. Così ha ricordato ai giovani come la fede è anzitutto l’evento di un incontro, perché non può bastare, alla fede cattolica, “pensare a Gesù”, sarebbe “come due fidanzati che passano la loro vita a pensarsi, senza incontrarsi mai”, ha commentato mons. Staglianò.
“Non basta pensare a Gesù, bisogna incontrarlo” ha aggiunto ancora il vescovo, evidenziando come nel cattolicesimo, Gesù non è un’idea, una proiezione del mio pensiero, piuttosto “Eucaristia, il suo Corpo e il suo Sangue, che noi tocchiamo, che mangiamo, per divenire come Lui, solo amore, sempre amore”. 
A partire da questo “incontro” con Gesù, la nostra umanità trova la forza di risorgere, di amare, di perdonare, di accogliere, persino i nemici, oggi individuati negli immigrati che sbarcano sulle nostre coste e rifiutati da tanti cristiani che praticano le chiese, ma che in fondo non credono e disattendono le esigenze del Vangelo e l’insegnamento del Papa. 
“L’incontro con Gesù ci fa diventare umani!” ha ribadito mons. Staglianò, che ha rivelato ai giovani di aver donato, al rapper Fedez e a sua moglie, Chiara Ferragni, in occasione delle loro nozze civili, un “rap” sulla bellezza, che non sta nelle “forme” e nelle “apparenze”, ma che è “amore, dono, amicizia, fraternità. Ecco la bellezza che ci salverà”. Questa bellezza per i cristiani risplende nel Crocifisso, nella Croce, che è la misura alta dell’amore a cui ogni cristiano deve puntare.
“C’è da portare una grande croce nella Chiesa Cattolica”, ha osservato il vescovo, “la croce di un cattolicesimo convenzionale, di abitudine, di stanca tradizione. Una religione che rischia di annoiare, ‘devota’ ma atea, non credente. Impeccabile nella forma, nella dottrina, nelle cerimonie, ma senza cuore, senza amore, senza misericordia, senza occhi per accorgersi del fratello”; un “ritornello” ricorrente questo, nella sua predicazione, che accusa il piattume di un cattolicesimo senza slancio, privo di spinte in avanti.
“L’esperienza religiosa deve passare dalla preghiera alla fede operosa, alla misericordia verso i poveri, i profughi, gli ultimi: ecco la Croce! – ha affermato ancora – Così verifichiamo la nostra fede, cioè facciamo verità su di essa, quando togliamo a Dio le maschere ‘religiose’, quelle che gli uomini gli hanno messo, mostrandolo come vendicatore, guerriero, sterminatore, quel Dio del ‘pensiero’ di tanti uomini ‘religiosi’ che così lo hanno immaginato, senza mai ‘incontrarlo’; quel Dio che Gesù ha ‘smascherato’ proprio sulla croce, rilevandolo come amore, sempre amore, solo amore!”
In questo Dio che è amore, noi scopriamo il volto dell’amore, del perdono, della misericordia, in questo Dio che in Cristo si può toccare, noi “tocchiamo” la carne ferita di tanti fratelli, nei quali siamo chiamati a riconoscere il volto del Crocifisso.
Il vescovo infine ha esortato i giovani ad accogliere con gioia l’arrivo del Papa e di non accontentarsi di incontrare solo lui: “Se in lui, non incontrate Gesù, avrete perso una grande occasione!”