Stemma

Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:

  • uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
  • una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
  • un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
  • un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo di Noto S.E. R. Mons. Salvatore Rumeo

Inquartato di rosso e oro. Nel 1° alla stella (7) del secondo; nel 2° all’aquila al volo spiegato di nero, imbeccata, lampassata, membrata e armata del primo; nel 3° alla torre al naturale, aperta e finestrata di tre pezzi di nero; nel 4° all’àncora del secondo”

Il motto: MISERICORDIA EIUS IN AETERNUM  [Salmo 100(99) 5]

 Per il proprio motto episcopale il Vescovo Rumeo ha scelto queste parole tratte dal Salmo 100(99), noto anche come Jubilate Deo; si tratta di un inno di lode che invita il popolo a gioire e ringraziare Dio. La misericordia è il nome di Dio che tutti ama e soccorre con premura materna. La misericordia è la fedeltà di Dio a Se stesso e, allo stesso tempo, la fedeltà di Dio alla Sua alleanza e la Sua incrollabile pazienza con gli uomini. Nella Sua misericordia, Dio non abbandona nessuno e offre a tutti una nuova opportunità e un nuovo inizio. La Chiesa di Cristo vuol essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la casa della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna e aiuta a trovare la buona notizia della grande speranza cristiana.

Interpretazione

La stella, simbolo mariano diffuso nell’iconografia cristiana, vuole qui richiamare la devozione mariana delle città di Noto, Delia e Caltanissetta, rievocando il titolo litanico Stella matutina.

L’aquila appare nello stemma della città di Noto, costituisce quindi omaggio alla Diocesi che Mons. Rumeo è chiamato a guidare; inoltre, è da sempre il simbolo dell’Evangelista Giovanni.

In qualche modo il riferimento giovanneo richiama il motto che è invito al giubilo e alla gioia; infatti uno dei brani più significativi del Vangelo di Giovanni è quello in cui Gesù augura che la gioia rimanga sempre nel cuore dei discepoli: «In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11).

La torre richiama il luogo di provenienza del Vescovo, la cittadina di Delia, che reca questo simbolo nello stemma comunale.

L’àncora appare nello stemma della Famiglia Salesiana e vuole ricordare la formazione del Vescovo, che per buona parte è maturata e sviluppata nell’ambito dei discepoli di San Giovanni Bosco; richiama anche lo stemma della Congregazione delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, fondata dalla Beata Madre Speranza di Gesù, a cui il Vescovo ha aderito come sacerdote diocesano con voti. Oltre a ciò è uno strumento che richiama la fermezza, assicura la stabilità della nave ed è quindi sinonimo di fermezza e di fede stabile. Presso i primi cristiani veniva intesa come simbolo della speranza nella vita eterna.

Il rosso e l’oro richiamano i colori dello stemma della città di Caltanissetta, luogo in cui il Vescovo è nato e ha vissuto gran parte del suo ministero sacerdotale.

Il rosso è il colore dell’amore e del sangue, l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio sulla terra per la redenzione del mondo. Dall’alto della Croce Gesù verserà il proprio sangue per la nostra salvezza. Inoltre, il rosso è il colore del martirio e sta ad indicare la via della testimonianza che la Chiesa deve percorrere per essere credibile nell’opera dell’evangelizzazione.

L’oro, è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della Fede, la prima delle Virtù: la Fede su cui basa il nostro credo. Nella iconografia cristiana del Medioevo e del Rinascimento, l’oro rappresentava il legame luminoso del Cielo con la terra. Illuminata dal Cristo, Sole «che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte», la Chiesa annuncia la vocazione universale alla santità.