La «teologia» secondo Antonio Rosmini

La «teologia» secondo Antonio Rosmini Editore: Morcelliana Data di pubblicazione: 1988

La teologia che serve la Chiesa. Sul compito scientifico ecclesiale del teologo per la nuova evangelizzazione

Titolo: La teologia «che serve». Sul compito scientifico ecclesiale del teologo per la nuova evangelizzazione. Editore: Società Editrice Internazionale Data di pubblicazione: 1996 Pagine: 176. La teologia «che serve» si prende cura di tutte le obiezioni alla fede provenienti dall’esterno e si ripensa perciò secondo modalità apologetiche adeguate all’uomo di oggi. La proposta, fatta in quest’opera, del recupero del carattere apologetico del lavoro teologico non può avere il significato di rievocazioni di un fantasma del passato. Essa vuole invece, giustamente, sintetizzare al massimo il bisogno odierno della nuova evangelizzazione: quello di una rinnovata “coscienza di verità”, di cui urge affermare le esigenze radicali all’uomo di oggi, storicamente determinato, ma sempre proteso verso un Oltre di assolutezza che lo lascia su questa terra perennemente inquieto.

La mente umana alla prova di Dio. Filosofia e teologia nel dibattito contemporaneo sull'argomento di Anselmo d'Aosta

Titolo: La mente umana alla prova di Dio. Filosofia e teologia nel dibattito contemporaneo sull’argomento di Anselmo d’Aosta. Autore: Antonio Staglianò Editore: EDB. Edizioni Dehoniane Bologna Data di pubblicazione: 1996 Pagine: 312. Il tema è: «dimostrare Dio». L'analisi critica comporta un giudizio positivo o negativo: ha Anselmo dimostrato oppure no? La forza logica dell'argomento anselmiano non viene rinosciuta conclusiva nemmeno dai sostenitori della bontà di questa prova. La terminologia stessa [dimostrare, provare, Dio) chiama in causa sia la filosofia sia la teologia e le obbliga al confronto. Occorre, dunque, ammettere due aspetti della nostra conoscenza di Dio: quello positivo, che permane nonostante tutte le obiezioni, e quello negativo, imposto dall'inevitabile oscurità dell'Essere assoluto, inaccessibile, trascendente. Da qui l'urgenza critica di coniugare dialetticamente i due aspetti della nostra conoscenza di Dio. Si tratta, infatti, di due angolature non contrapposte, ma reciprocamente inverantisi: si può «dire» il Dio «ineffabile». La lezione anselmiana offre proprio su questo punto il suo apporto concreto. L'id quo maius cogitari nequit integra nello stesso tempo l'elemento negativo e positivo della possibile denominazione. L'argomento anselmiano sollecita la teologia a convivere in modo convinto con la filosofia; in particolare, l'argomento anselmiano spinge l'apologetica a trasformarsi in teologia fondamentale, e a questa chiede di non assestarsi semplicemente su basi storico critiche, ma di impegnarsi su temi speculativi.

Il mistero del Dio vivente. Per una teologia dell'Assoluto trinitario

Titolo: Il mistero del Dio vivente. Per una teologia dell’Assoluto trinitario. Autore: Antonio Staglianò Editore: EDB. Edizioni Dehoniane Bologna Data di pubblicazione: 1996 Pagine: 662. Il presente «manuale» organizza la trattazione attorno a due momenti: il primo è quello storico-ermeneutico, il secondo è quello sistematico-speculativo. L’impostazione comporta un dialogo continuo con la cultura delle varie epoche, per comprendere in base a quali precomprensioni essa ha elaborato i vari elementi della teologia trinitaria. E, per proporre la dottrina trinitaria alla cultura contemporanea, l’autore affronta temi quali i tratti materni del Padre, dando spazio a un linguaggio di Dio al femminile; l’impegno solidale del Figlio, che orienta a una società più giusta ed equa; la passione popolare dello Spirito, che anima interiormente la Chiesa rendendola tutta missionaria.

Vangelo e comunicazione. Radicare la fede nel nuovo millennio

Titolo: Vangelo e comunicazione. Radicare la fede nel nuovo millennio Autore: Antonio Staglianò Editore: EDB. Edizioni Dehoniane Bologna Data di pubblicazione: 2002 Pagine: 186. Il titolo accosta Vangelo e comunicazione perché il volume parte dalla crisi profonda che sta attraversando il processo di trasmissione della fede nella Chiesa italiana. E quindi fa riflettere sui modi con cui la Chiesa trasmette la fede e sui contenuti che essa propone.

Pensare la fede. Cristianesimo e formazione teologica in un mondo che cambia

Titolo: Pensare la fede. Cristianesimo e formazione teologica in un mondo che cambia Editore: Città Nuova Data di pubblicazione: Luglio 2004 Pagine: 106. Un percorso articolato all’interno del rapporto tra fede e cultura nel mondo contemporaneo che, coniugando spessore spirituale e saldezza concettuale, vuole proporsi come un invito a essere cristiani all’altezza di un mondo in cui la verità ha cittadinanza solo se rivestita di autenticità.

Su due ali

Titolo: Su due ali Editore: Latheran University Press Data di pubblicazione: Maggio 2005 Pagine: 374 Saggio che mostra concretamente quanto sia possibile avere una ragione forte e una fede responsabile.

Teologia e spiritualità. Pensiero critico ed esperienza cristiana

Titolo: Teologia e spiritualità. Pensiero critico ed esperienza cristiana Editore: Edizioni Studium Roma Data di pubblicazione: Maggio 2006 Pagine: 246 L’opera ricostruisce la vicenda del rapporto tra teologia e spiritualità nel XX secolo e mette a fuoco i tentativi di superare il loro “divorzio” che ha radici antiche.

Cristianesimo da esercitare. Una nuova educazione alla fede

Titolo: Cristianesimo da esercitare. Una nuova educazione alla fede Editore: Edizioni Studium Roma Data di pubblicazione: 2007 Pagine: 404 L’autore, prendendo inizialmente spunto da una “provocazione” emersa al Convegno di Verona («La testimonianza come “esercizio” significa che la vita cristiana è un agire che sa assumere le forme della vita umana come un alfabeto in cui dirsi e in cui realizzarsi […]»), si sviluppa poi con un movimento ampio e sinfonico, così che il motivo iniziale suoni le note udite a Verona, facendo sì che l’orchestrazione del volume guadagni un orizzonte tanto ampio da mettere in gioco nientemeno che il futuro del cristianesimo. Tutto ciò sotto la figura del superamento della frattura tra teologia e pastorale, con un linguaggio che è un impasto singolare di riferimento biblico, citazione colta, richiamo magistrale e lingua teologica.

Ecce Homo. La persona, l'idea di cultura e la questione antropologica in Papa Wojtyla

Titolo: Ecce Homo. La persona, l’idea di cultura e la “questione antropologica” in Papa Wojtyla Editore: Cantagalli Data di pubblicazione: Febbraio 2008 Pagine: 200 Volume della collana Sentieri diella verità, contenente un testo dedicato alla lezione di K. Wojtyla sulla cultura e sulla persona. L’autore, seguendo il pensiero di Wojtyla, compie una profonda contemplazione dell’umano. Come Wojtyla, egli vede l’umano alla luce dell’Ecce Homo, cioè alla luce della persona di Cristo che si è “affaticato molto” e “stancato mortalmente” per ognuno di noi.

Intagliatori di sicomoro. Cristianesimo ed emergenze culturali del terzo millennio. Il compito, le sfide, gli orizzonti

Titolo: Intagliatori di sicomoro. Cristianesimo ed emergenze culturali del terzo millennio. Il compito, le sfide, gli orizzonti. Editore: Rubettino Data di pubblicazione: 2009 Pagine: 252 Quella del “coltivatore di sicomori” appare come una metafora interessante che nella lettura del processo di inculturazione permette di riconoscere il “rispetto” per ogni cultura, ma anche il dono fatto dal Vangelo. Il coltivatore è in realtà un intagliatore, perché opera un taglio particolare che permette al frutto di giungere a maturazione. La necessità del “taglio” dice l’importanza che il contenuto eccedente e salvifico del Vangelo incida le/nelle culture; d’altra parte però i frutti sperati sono propri delle culture. Questa prospettiva è indagata nell’opera tenendo conto delle sfide fondamentali dell’odierna congiuntura culturale - il multiculturalismo, la questione ambientale ed ecologica, il riduzionismo antropologico tra bioetica e politica - e di due grandi orizzonti possibili per risolvere le difficoltà: l’allargamento sapienziale della razionalità umana e la speranza nell’oltre escatologico.

Madre di Dio. La mariologia personalistica di Joseph Ratzinger

Titolo: Madre di Dio. La mariologia personalistica di Joseph Ratzinger Editore: Edizioni San Paolo Data di pubblicazione: 2010 Pagine: 212 Il presente saggio, molto denso e profondo, è una lettura acuta e sistematica del pensiero di Joseph Ratzinger, come espresso in due libri di successo su Maria da lui scritti nel periodo antecedente il servizio pastorale di Roma e della Chiesa universale come papa Benedetto XVI. I temi centrali della riflessione del pontefice, illustrati da Mons. Staglianò, sono la dimensione personale di Maria che diviene modello della Chiesa proprio in quanto persona e la posizione unificante della Vergine. Ella viene storicamente a tovarsi sul crinale dove converge il moto ascensionale del popolo di Istraele e dove parte il movimento cristiano che si diffonde nel mondo mediante l'opera di evangelizzatrice della Chiesa.

Una speranza per l'Italia. Dal Sud una proposta per educare alla vita buona del Vangelo

Autore: Mons. Antonio Staglianò Titolo: Una Speranza per l'Italia. Dal Sud una proposta per educare alla vita buona del Vangelo Si arricchisce di una nuova pubblicazione la "Libroteca Paoline" grazie all'ultimo libro del nostro Vescovo mons. A. Staglianò dal titolo "Una speranza per l'Italia: dal Sud una proposta per educare alla vita buona del Vangelo". Il testo vuole essere uno strumento per rispondere alla "sfiducia e smarrimento" molto diffusi nel territorio italiano a causa delle situazioni di crisi della politica, dell'economia e delle situazioni imbarazzanti che investono anche la Chiesa. La strada indicata parte dall'invito a non fermarsi ad un'analisi superficiale della realtà che induce al pessimismo e all'immobilismo, e a saper andare oltre scorgendo nella vita quotidiana i segni di bellezza e ricchezza che inducono alla speranza; una speranza non ingenua ed aleatoria, ma fondata sull'amore di Dio per l'umanità riscattata "a caro prezzo" con la Pasqua di Cristo e sulla fiducia nelle possibilità dell'uomo. Una speranza che non delude, quindi, e che va alimentata ed educata proponendo la "vita buona del Vangelo" per un riscatto della dignità e della libertà degli uomini creati ad immagine di Dio. Un contributo sostanzioso a questo cammino può offrirlo il nostro Mezzogiorno, con la sua cultura, i suoi valori, il suo senso dell'accoglienza e della solidarietà, doni dello Spirito che, se accolti ed opportunamente indirizzati, possono fare del nostro Sud e della nostra Chiesa di Noto "un laboratorio per il nostro Paese", un laboratorio teologico e sociale che coniughi "il sociale al mistico, l'operare per il bene al pregare invocando il Regno". Il libro risuona allora non come espressione di un pio desiderio, ma come un incitamento rivolto a tutti gli uomini di tutti i Sud, mirabilmente espresso dalla poesia "Sud" di mons. Staglianò:

L'Abate calabrese. Fede cattolica nella Trinità e pensiero teologico della storia in Gioacchino da Fiore.

PREFAZIONE del Card. GIANFRANCO RAVASI Per giustificare onestamente e correttamente questa prefazione, scritta da un “inesperto” che non è in grado di perlustrare il piccolo mare testuale degli scritti autentici e apocrifi gioachimiti e il vasto oceano delle bibliografie esegetiche, vorrei ricorrere a un’immagine che mi è più familiare. Nella straordinaria catacomba romana di via Dino Compagni, suggestiva testimonianza di un’ermeneutica cristiana dei simboli e dei motivi iconografici classici pagani, si hanno due curiosi affreschi di “scene d’ingresso”. In quelle raffigurazioni le duplici ante dei portali vengono spalancate da un personaggio, e al di là di esse si intravede un mirabile idillio fatto di una vegetazione bucolica, evocazione di quel paradiso che attende il giusto là sepolto (non si dimentichi che “paradiso” è un termine di matrice alto-iranica che originariamente designava un giardino recintato).[...] Anzi, il proposito del vescovo di Noto è quello di avvolgere di nuovo in modo ufficiale il volto di Gioacchino nell’aureola della santità che, a livello popolare, gli fu sempre assegnata, confermando quel culto che spontaneamente gli fu tributato. Da un lato, infatti, mons. Staglianò, nato a Isola Capo Rizzuto, a lungo vissuto in quelle terre calabresi, è uno dei pochi che senza difficoltà riuscirebbe a raggiungere quel Celico cosentino ove l’Abate vide la luce oppure quel S. Martino a Canale ove spirò e S. Giovanni in Fiore che gli dette il patronimico spirituale e ne accolse, prima, l’esperienza monastica e, poi, le spoglie. D’altro lato, però, egli è anche uno dei pochi che possono entrare nella complessità fluida del pensiero gioachimita per sceverarne l’autenticità rispetto alle sovrastrutture e alle superfetazioni apocrife, ed è anche uno dei rari studiosi capaci di districarsi all’interno di una Wirkungsgeschichte lussureggiante e spesso creativa. Non per nulla mons. Staglianò non esita ad affrontare con grande acribia e a sciogliere quei nodi che, anche a chi è come me solo sulla soglia di quell’orizzonte variegato, sono spontaneamente associati alla figura del grande calabrese, dall’intreccio fra Trinità e storia, al sospetto “triteismo” teologico da cui discenderebbe il celebre “triteismo” storico della triplice èra. Solo chi ha ben stretto il filo di Arianna del pensiero e degli scritti di questo mistico, teologo, esegeta, profeta, fondatore e riformatore religioso riesce, infatti, a percorrere quella sorta di “giardino paradisiaco” spirituale da lui piantato, del quale appunto noi ora dischiudiamo le porte.

Credo negli essere umani. Cantando la Buona Novella pop

Credo negli essere umani. Cantando la Buona Novella pop Editore: Rbbettino, Soceria Mannelli Data di pubblicazione: 2016

La Cattedrale di Noto e la sua bellezza difficile

Titolo: La Cattedrale di Noto e la sua bellezza difficile, Editore: Santocono, Data di pubblicazione: 2015 Pagine: 173. L’autore, attraverso quest’opera, intende celebrare la bellezza e il fascino della Cattedrale di Noto, la Chiesa Madre di San Nicolò, che da sempre ha occupato un posto rilevante nella storia della città di Noto. Si tratta di un monumento di architettura barocca tra i più significativi, non solo all’interno della Val di Noto, ma in tutta la Sicilia. L’autore parla di “bellezza difficile” in quanto la Cattedrale di Noto ha subìto un crollo il 13 marzo del 1966 che interessò i tre quarti dell’edificio sacro e comportò la distruzione della navata centrale. Tuttavia, la sua bellezza tornò a riaffiorare grazie al progetto di ricostruzione, ad opera dello studio degli architetti Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa, in collaborazione con l’ingegnere De Benedictis. Il monumento è stato oggetto di una ricostruzione migliorativa che Mons. Staglianò, appassionato d’arte, ha seguìto negli ultimi anni come pastore della comunità. L’autore, infatti, attribuisce all’arte una “funzione maieutica”, nel senso che l’arte riuscirebbe a portare fuori la bellezza dell’umano che noi siamo. In particolare, la bellezza dell’arte barocca esprime quel desiderio di rinascita nella krisis. Il volume può essere considerato come una sorta di guida alla comprensione del nuovo aspetto assunto dalla Cattedrale di Noto a seguito della ricostruzione, con particolare attenzione agli affreschi decorativi che si trovano al suo interno. Bellissima la descrizione della cupola, con la raffigurazione della Pentecoste, in cui l’immagine dipinta riesce ad esprimere ciò che il sacramento vive nella fede: il colore comunica gli effetti dello Spirito Santo che è Dominus et vivificans, Creator, Lumen cordium. Staglianò, analizzando le vetrate, appare meravigliato dal rapporto tra la luce del sole siciliano e il colore della pietra. L’autore dedica anche un commento appassionato all’abside dipinta da Bruno d’Arcevia, non solo per l’iconografia ma soprattutto sul piano del gusto: allontanandosi dai canoni tradizionali, D’Arcevia ha realizzato un’opera teologica e simbolica in quanto il Pantocratore non rispecchia il modello di Cristo che da solo regge tutte le cose del creato, ma del Dio-figlio, in relazione con il Padre e lo Spirito Santo. Queste sono solo alcune delle spiegazioni delle opere d’arte racchiuse dentro la Cattedrale di Noto, che contribuiscono a conferirle quella bellezza difficile del cristianesimo che incontra, nell’Eschaton, la sua “forma pura”: l’Amore. L’opera si conclude con una riflessione sul Crocifisso, manifestazione di quella bellezza dell’amore che ha salvato il mondo.

Maria di Nazareth da conoscere e amare. Teologia devozione poetica omiletica

Titolo: Maria di Nazareth da conoscere e amare. Teologia devozione poetica omiletica, Editore: LEV, Città del Vaticano, Data di pubblicazione: 2016. Quest’opera di Antonio Staglianò trae spunto dalle intuizioni del mariologo calabrese P. Stefano De Fiores, costruttore della mariologia contemporanea, che suggerì al Vescovo di Noto di pubblicare in un volume tutti i saggi prodotti durante la sua carriera accademico-scientifica. Così Mons. Staglianò ha portato a termine quanto era stato iniziato dal teologo calabrese, dando sistematicità ai vari testi. L’idea centrale di quest’opera è che la comprensione della verità su Maria, se da un lato si basa sulla testimonianza del Nuovo Testamento, dall’altro lato è a fondamento delle espressioni della pietà del popolo di Dio. Il testo trae spunto dalle considerazioni conciliari su Maria, per cui Maria di Nazareth viene delineata come una figura che ha a che fare con l’uomo e con la Chiesa, è sacramento dell’unità degli esseri umani con Dio e, perciò, degli esseri umani tra di loro. Il libro propone Maria come modello di umanità e ci offre la possibilità di conoscere a fondo la Madre di Gesù mettendo insieme i presupposti biblico-teologici su di lei, l’attenzione alla devozione popolare, l’ispirazione poetica. In particolare, la presenza di testi poetici all’interno del testo aiuta a conoscere Maria in Dio, ad entrare in una profondità di senso che non è esprimibile con i concetti. Con l’aiuto della poesia, la teologia si pone dinanzi al mistero in adorazione, invocando Maria e dialogando con lei. Il volume è diviso in tre parti: la prima parte è dedicata alla teologia e alla devozione ed è di alta divulgazione scientifica; la seconda parte è dedicata anch’essa alla teologia ma si rivolge a un pubblico più ampio; la terza parte è riservata all’omiletica e alla poetica. Il lettore dapprima si trova come argomento la mariologia espressa nei dogmi, cui fa seguito la testimonianza delle Sacre Scritture. Lo studio sui testi del Nuovo Testamento, al terzo capitolo, è l’elemento che unisce dogma e devozione. In questo capitolo vengono definiti i principi di una mariologia vera che possono essere così sintetizzati: la moderazione, il cristotelismo e l’ecumenismo. In altre parole, una sana mariologia è lontana dalle esagerazioni, ha per fine Cristo, origine di tutta la devozione, ed evita ogni cosa che possa far cadere in errore i fratelli riguardo la vera dottrina della chiesa.

L'animale divino. Sull'umano dell'uomo "questo di più di Dio" che si autotrascende nell'amore

Titolo: L'animale divino. Sull'umano dell'uomo "questo di più di Dio" che si autotrascende nell'amore, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2016. L’opera si inserisce all’interno del progetto “Teologia per tutti”, che è un’idea e un servizio: si tratta del servizio della fede che ci aiuta a scoprire il mistero dell’uomo, dentro il quale è racchiuso il mistero divino. Il volume non si presenta come un discorso astratto per l’uomo ma come lo spazio in cui articolare il legame tra esperienza e riflessione, dunque come un luogo vicino che ci aiuta ad illuminare il nostro percorso in un tempo di sfide. Con questo testo, l’autore vuole spiegare che cosa significhi essere umani oggi, facendo notare come la libertà non sia una questione di quantità, infatti noi non siamo liberi perché abbiamo più scelte ma siamo liberi nella verità dell’amore. Spesso fenomeni e interrogativi che appaiono segni del silenzio di Dio si rivelano invece dei “luoghi teologici”. Per fare un esempio, le moderne mitologie promuovono l’ideale di un uomo che si è fatto da sé, che ha il desiderio di andare “oltre”, ma la teologia fa luce sul fatto che l’uomo vuole superare se stesso proprio perché è “impastato di Dio”, perché in lui c’è una scintilla di eternità. Il compito della teologia è quello di elaborare la verità della fede, aiutando l’uomo a trovare la verità dell’amore. Di fronte alle sofferenze, ai drammi, ai fallimenti, l’uomo ha bisogno di una conversione del cuore, di una rinascita, che lo aiuti ad assaporare meglio le gioie, le emozioni, la solidarietà tra gli uomini. In questa prospettiva appare chiaro come “Teologia per tutti” sia un servizio dell’idea in quanto pone l’intelligenza umana nella condizione di vedere come stanno effettivamente le cose, di conoscere la verità di Dio. Mons. Staglianò mette in evidenza come sia importante, per l’uomo di oggi, pensare, intendendo il pensare non come qualcosa di astratto ma come una passione che viene dal cuore. L’obiettivo di questa riflessione è comprendere la natura dell’uomo. A tal riguardo, non è sufficiente la definizione di Aristotele secondo cui “l’uomo è un animale razionale” perché non basta ad affermare la sua vera qualità umana; la razionalità, infatti, ha generato barbarie in tutti i tempi. Occorre qualcosa di più, che vada oltre la razionalità, per qualificare l’uomo: la fede parla di una scintilla che possiamo chiamare “il divino”, distinguendolo dalla divinità. Ecco l’uomo può essere considerato come un animale divino: se non fosse divino questo animale-uomo non sarebbe “umano”.

SARX. Credere nell'umanità di Gesù per accogliere la novità radicale dell'Incarnazione

Titolo: SARX. Credere nell'umanità di Gesù per accogliere la novità radicale dell'Incarnazione, Editore: Santocono, Rosolini, Data di pubblicazione: 2016. Questo studio si apre con un interrogativo: “Il cristianesimo racconta della fede dell’uomo in Dio o, non piuttosto, della fede di Dio nell’uomo?”. Il testo nasce dalla consapevolezza di quanto oggi sia necessaria una nuova santa alleanza tra tutti gli esseri umani, credenti e non credenti, per resistere al disorientamento umano che si sta diffondendo in Europa e, attraverso i processi di secolarizzazione, tende a ridurre l’uomo a merce, numero, massa. La Chiesa cattolica e il cristianesimo devono avere il coraggio di proporre con umiltà la visione antropologica del Vangelo di Gesù. Nelle attuali condizioni di degrado umano, di paura, Gesù salva e rappresenta il modello di umanità ricca di amore, di pace, di tolleranza, di fiducia. In un contesto caratterizzato sempre più dalla violenza, occorre comunicare quel sentimento di umanità introdotto da Gesù. Bisogna fare in modo che non prevalga l’odio, perché Gesù non vuole la vendetta ma il perdono. Tutto ciò nel Vangelo, oltre ad avere un valore morale, ha un valore antropologico, cioè rivela il tipo di umanità che Gesù vuole che si realizzi nel mondo affinché gli uomini vengano salvati. Il testo parla di un Novum immediato, di una novità, che consiste nella possibilità degli uomini, attraverso la contemplazione dell’Incarnazione, di giungere alla salvezza. Dio non è solo un modello da seguire, un orizzonte di infinito, ma è la Grazia che entra nella carne: Logos sarx egheneto (Il Verbo si è fatto carne). Il Verbo di Dio fatto carne mostra come sia possibile concepire la realtà con un atteggiamento di meraviglia e di stupore rispetto all’eccedenza continua che si può manifestare alla ragione umana. L’incarnazione implica che la qualità umana dell’animale-uomo stia nel suo essere divino. L’animale è umano perché reso tale dal suo essere divino. L’uomo non è Dio ma, essendo stato creato a immagine e somiglianza di Dio, è divino. Questo studio propone, dunque, un nuovo modo di pensare l’umano, ovvero costituito dall’essere divino, che serve a declinare la verità teologica dell’imago in termini filosofici e favorisce il dialogo teoretico con le altre discipline. Per la riflessione che scaturisce è indispensabile l’accoglienza del cristocentrismo obiettivo. L’immagine di Dio nel quale l’uomo è creato non è l’uomo ma Dio-figlio, quindi la verità dell’umano non è nell’uomo ma in Cristo.

KRISIS. Servire l'Humanum dell'uomo tra fede ragione e scienza. Verso una bio-antoetica

Titolo: KRISIS. Servire l'Humanum dell'uomo tra fede ragione e scienza. Verso una bio-antoetica, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2017. Nell’attuale “civiltà del disagio” costruita dal mondo della tecnica l’uomo rimane un essere sconosciuto e quindi si avverte l’esigenza di un’indagine sempre più attenta allo scopo di cogliere la ricchezza della sua natura. Purtroppo l’aspetto oscuro del suo agire tecnico si rivela nell’impoverimento spirituale dei rapporti umani e nell’incapacità di meravigliarsi di fronte all’essere umano. Questo testo, muovendo dall’idea che la tecnica è importante, vuole mostrare come essa non debba essere trasformata da strumento ad essenza, perché così facendo aumenta il dominio sulla materia e si rischia la perdita dell’humanum nell’uomo, in quanto anche l’uomo è ridotto a materia ed è manipolato come una macchina. La crisi di fondo cui allude il titolo è che l’uomo non è riconosciuto come persona ma è ridotto a corpo materiale. Eppure l’uomo non è solo materia, è corpo animato, spiritualizzato, è spirito unito al corpo, è persona. L’essere persona è una condizione naturale dell’uomo: persona si è, non si diventa. La bio-onto-etica, prima ancora di essere un ambito disciplinare, è un atteggiamento su tutti gli ambiti e affronta i problemi che oggi confluiscono nella bioetica, nella biogiuridica e nella biopolitica, in particolare nelle prospettive della bioetica antropica, della bioetica della biosfera e della bioetica animale. Si tratta di un atteggiamento che mira a trattare i problemi dell’etica della vita e della salute, ma anche dell’etica animalista e della biosfera, attingendo a diversi ambiti quali scienza, diritto, politica, filosofia e teologia, che non si escludono a vicenda ma operano in sinergia. L’obiettivo di questo studio è mostrare come sia possibile una scienza dell’uomo e della vita che sia capace di trarre la verità delle cose e dunque sia aperta alla trascendenza, oltre che ai contributi delle comunità umane. Oggi gli uomini hanno perso l’anima, riducendola a opinione; ma la verità è che l’animale è divino, ovvero creato da Dio a sua immagine e somiglianza, per cui il divino che lo determina è all’interno dell’uomo stesso. Questo “essere in”, cioè la comunione, il legame con l’altro, caratterizza l’uomo inteso come persona.

OIKOS. Per una ecologia umana e integrale. Verso un decalogo teologico

Titolo: OIKOS. Per una ecologia umana e integrale. Verso un decalogo teologico, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2017. Quest’opera affronta in termini cristiani il problema ambientale, in linea con il Cantico delle creature di San Francesco. Di fronte ad un mondo in cui la relazione tra ambiente e uomo rischia di frantumarsi, Mons. Staglianò propone un modello basato sull’umanità di Gesù che condurrebbe gli uomini a vivere nella pace, nella solidarietà e nella giustizia, nel rispetto dell’ambiente, in quanto il legame tra ambiente-terra-cosmo è fondamentale. L’uomo ha un ruolo centrale all’interno di questo legame perché quando la relazione umana si infrange, la prima a subirne le conseguenze è la terra. L’autore propone una pop-Cristology che, indagando su cosa si dice di Gesù nelle canzoni, nei film o nell’arte, potrebbe meglio mettere in luce che cosa si dice dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Il volume presenta in apertura la canzone di Arisa, Gaia, i cui versi hanno un significato profondo: tutto ciò che è nella terra, una “doccia di pioggia”, il mare, l’aurora, aiutano l’uomo a vivere procurandogli un senso di serenità. Da qui l’autore matura la riflessione che la terra è di tutti, per cui bisogna rispettarla, e il senso del rispetto è un dono. Staglianò fa notare come l’attuale crisi ecologica danneggi soprattutto i poveri; basti pensare all’acqua che, essendo inquinata, non può essere bevuta dai poveri: privare i poveri dell’acqua vuol dire privarli del diritto alla vita. In questo contesto di crisi ambientale, la sfida educativa comporta un cambiamento di mentalità che permetta di uscire dalla logica dei consumi e dello sfruttamento e di considerare la difesa della terra come un fatto non “estetico” ma “morale”. Rispettare la terra vuol dire prima di tutto rispettare l’uomo, la sua dignità. Partendo dal presupposto che la terra è di Dio, cioè creata da Dio e donata a tutti, Staglianò traduce il decalogo di Mosè in termini ecologici promuovendo lo sviluppo di un’ecologia umana e integrale. Trattandosi di un compito difficile, l’autore chiarisce che il decalogo è stato solo abbozzato, senza alcuna pretesa di esaustività. Ciò che emerge è che le attuali sfide ecologiche esigono dalla teologia nuovi impegni: sviluppare una teologia della natura, chiarire la legittimità di un antropocentrismo teocentrico, declinare in termini scientifici e filosofici il cristocentrismo della creazione. A tali impegni bisogna aggiungerne altri: maturare una coscienza cristiana dell’etica ambientale, ricentrare la fede cristiana nell’amore, diffondere uno “spirito più francescano”, capace di provare meraviglia di fronte alle bellezze della natura.

Quelle tracce. Romanzo su San Corrado Confalonieri, patrono di Noto. (con G. Ambrosio)

Titolo: Quelle tracce. Romanzo su San Corrado Confalonieri, patrono di Noto. (con G. Ambrosio), Editore: Associazione Pino Staglianò, Data di pubblicazione: 2017. Il testo nasce dalla necessità di comunicare una verità più profonda che un semplice resoconto su fatti accaduti potrebbe invece nascondere o rendere irriconoscibile. “Quelle tracce” sono i significativerità di fatti raccontati in una narrazione che ha come protagonisti un Capobanda di nome Angelo, detto il Lupo, e Corrado Confalonieri, patrono della Diocesi di Noto, ma originario della Diocesi di Piacenza, considerato dalla gente del territorio come santo già in vita e eletto subito popolarmente Beato. La narrazione rivela le verità di vita sperimentate da Corrado Confalonieri nel corso del suo pellegrinaggio da Piacenza a Noto, dopo la sua conversione. Il fascino di quelle verità sembra investire Angelo che, dopo l’incontro con Corrado, intraprende un pellegrinaggio a ritroso, da Noto a Piacenza. Qui, dopo un certo tempo, Angelo viene raggiunto dai due figli di Anja e Bicocca, che da piccoli erano stati educati cristianamente a Palermo in un istituto di religiosi e sono diventati dei prestigiosi letterati, l’uno romanziere, l’altro poeta. A loro due si deve questa narrazione che si presenta come un “resoconto a più mani”, il racconto di un viaggio che non è solo materiale ma è soprattutto spirituale. L’incontro tra il Lupo e Corrado è l’avvenimento da cui muovono una serie di fatti, esperienze, miracoli rivelatori della verità. Tale incontro, infatti, genera un trambusto auspicabile per qualunque uomo che volesse uscire dal buio della propria anima e volgere quest’ultima verso la luce di Dio, verso la verità. Si tratta di una conversione, di una svolta che può avvenire solo per effetto di una decisione libera. Il testo è pervaso dall’augurio che ogni persona di questo territorio, di questa Diocesi, e in generale ogni credente, si metta sulle tracce del santo e cerchi i segni della verità di Dio. A tal fine, la narrativa diventa veicolo di condivisione di un’esperienza interiore che dovrebbero fare tutti. La narrativa dà forma al viaggio che si può fare dentro lo spirito umano, reso concreto nei fatti che si intrecciano nella vita umana. Il messaggio che emerge nel corso della narrazione è che “mettersi sulle tracce del santo” non è un’operazione semplice, ma vuol dire rimanere segnato inevitabilmente da quelle tracce e sperimentare quel “misterioso capovolgimento” che investe il Lupo, facendogli abbandonare totalmente il passato e facendolo sentire più “angelo” che “lupo”.

SERMONES. La predicazione cristiana come cura della fede oggi

Titolo: SERMONES. La predicazione cristiana come cura della fede oggi, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2018. Lo studio nasce da un’attenta riflessione del Vescovo Staglianò sull’importanza della predicazione nel ministero apostolico. Predicare il Vangelo, per il Vescovo di Noto, non è un vanto, ma un dovere e, allo stesso tempo, una gioia, perché, accogliendo la bella notizia, si rinasce alla Vita vera. Il dovere è predicare il Vangelo di Gesù e del suo Dio-agape, non altri vangeli che nel frattempo si sono diffusi fino a rendere irriconoscibile il volto del Padre del Signore nostro Gesù Cristo. In un tempo in cui gli uomini e le donne si sentono sempre più soli, nonostante lo sviluppo straordinario dei mezzi di comunicazione, la predicazione cristiana è un dovere di evangelizzazione per tutti ed è rivolta a tutti, in particolare ai cattolici, perché possano curare la propria fede passando da un cattolicesimo convenzionale a un cattolicesimo cristiano. La predicazione è “cura della fede” e, dunque, una urgenza pastorale specifica. Oggi, dietro le difficoltà, vi è la crisi della coscienza della Chiesa e, dal momento che quest’ultima si regge sul ministero della parola, si avverte la necessità di una predicazione in cui le parole siano in grado di illuminare i fatti della salvezza. Intesa come testimonianza cristiana nella sua globalità, la predicazione non può riguardare solo i chierici ma anche i consacrati e i laici, tutto il popolo di Dio, la Chiesa tutta, in quanto luogo in cui dimora la parola di Dio. Tuttavia, il Vescovo Staglianò chiarisce che la predicazione così intesa va oltre l’omelia, spazio che dovrebbe essere dedicato solo alla predicazione dei chierici. La predicazione in senso più ampio consiste nel comunicare il Vangelo nella vita quotidiana attraverso la parola proferita, non scritta, e questo dovrebbe essere assunto come impegno da parte di tutti i fedeli della Chiesa. Il Vescovo di Noto, in questo testo, parla anche di una “nuova” predicazione che comporta l’uscire come comunità verso le periferie: uscire significa superare la condizione di “sentinelle” (che implica un movimento centripeto, dalla periferia al centro) e diventare “esploratori della misericordia” (cosa che implica un movimento centrifugo, dal centro alle periferie). Concretamente ciò vuol dire predicare abitando le periferie dei più poveri, dei più disagiati, degli emarginati, prospettando loro, attraverso il Vangelo, cammini di liberazione dalla miseria, dalle difficoltà e dalla solitudine.

SHEMA. Educarsi all'ascolto della Parola di Dio

Titolo: SHEMA. Educarsi all'ascolto della Parola di Dio, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2018. Questo volume vuole essere un’esortazione ad ascoltare la parola di Dio: Shemà vuol dire “ascolta”, nel senso di “accogli la verità di Dio”. La Parola di Dio ha il suo nucleo nell’amore verso gli altri, manifestazione dell’amore di Dio verso tutti noi: la volontà del Padre in Gesù è «amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 15,12). L’opera nasce dalla constatazione che non sempre il cristiano del XXI secolo è disposto ad ascoltare questa bella notizia e si realizza un contrasto tra ascolto e azione, tra fede che accoglie la Parola di Dio e vita che scorre verso altre direzioni. Ascoltare la Parola di Dio, infatti, non vuol dire ascoltarla in modo passivo, senza metterla in pratica, ma vuol dire convertirsi a Dio e vivere secondo Gesù. Solo se si ascolta in questo modo, non si può far male a nessuno e si diventa “umani”. Dunque, ascoltare la Parola di Dio è vivere secondo questa bella notizia e chi non è in grado di farlo è un religioso non credente che non troverà la felicità ma sperimenterà l’angoscia legata al suo vivere in modo disumano. Al contrario, l’ascolto della Parola di Dio porterà alla salvezza cristiana che è la liberazione da ciò che rende “disumana” la nostra umanità. La salvezza cristiana riguarda ogni uomo ed è salvezza comune, cioè di tutto il popolo. Mons. Staglianò pone a prefazione di questo volume la canzone di Fiorella Mannoia in cui si chiede di ascoltare l’Infinito per amare ogni giorno e riscoprire “quella parte di noi che l’infinito nasconde”. L’Infinito è il respiro della creazione di Dio, è il divino in noi che ci rende umani. Il messaggio racchiuso in questo volume è che, anche quando sulla scena del mondo appare il declino, occorre restare nella fede cristiana, ascoltare la Parola di Dio, riconoscerla come vera e applicarla nella vita quotidiana. Educarsi all’ascolto della Parola di Dio è importante per curare la fede, la quale nasce, cresce e matura nell’ascolto. Dobbiamo obbedire a questa Parola, accoglierla, aprire il cuore a Dio che ci parla. Educarsi all’ascolto è, quindi, momento significativo dell’evangelizzazione: sia perché veniamo a conoscenza di qualcosa che dovremmo riformulare con le nostre parole, sia perché apprendiamo un metodo, cioè una via per comunicare la Parola di Dio.

Giovani e Chiesa più fuori che dentro

Titolo: Giovani e Chiesa più fuori che dentro, Editore: ElleDiCi, Data di pubblicazione: 2018. n questo volume ricco di riflessioni e proposte, Mons. Staglianò “rincorre” i giovani nelle strade, nei locali, sugli schermi, attraverso i trend dei social e le canzoni pop. Riesce così a trovare un inatteso segnale di speranza dentro questi linguaggi che, pur non passando all’interno del cattolicesimo convenzionale, riescono ancora a portare un messaggio d’amore: lo stesso di quel giovane incredibile che è stato Gesù di Nazaret. In queste pagine il vescovo Antonio intende restituire il suo singolare modo di mantenere viva la passione dell’annuncio del Vangelo in questo oggi della storia, a favore soprattutto delle nuove generazioni. Non c’è più nessuno nella Chiesa in Italia, e forse anche all’estero, che non sappia la strada che egli ha scelto, quella che passa attraverso la valorizzazione dei testi delle canzoni più amate dai nostri giovani; una strada, che, come egli stesso riconosce, non è forse per tutti. Il lettore non troverà solo l’esposizione di questa scelta; troverà pure le ragioni ultime del cammino che ha portato il vescovo Antonio a questa scelta. E tali ragioni hanno a che fare con la presa in carico della sempre più evidente fatica di credere delle nuove generazioni, con la rivitalizzazione di una predicazione ecclesiale che tende giorno dopo giorno all’autorefrenzialità (oramai il linguaggio dei preti, ci piaccia o meno, lo capiscono solo i preti!); in una parola hanno a che fare con il mantenere accessibile e attraente l’annuncio del Vangelo per gli uomini e le donne di questo tempo.

Apologia dell’idea Ritornare a pensare per ricominciare a credere e credere veramente per pensare nella verità

Titolo: Apologia dell’idea Ritornare a pensare per ricominciare a credere e credere veramente per pensare nella verità, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2019. In questo volume l’autore vuole mettere in evidenza l’importanza del pensare per rafforzare la fede: la fede, sebbene sia un agire pratico, ha bisogno di essere pensata. Di conseguenza, è opportuno che ogni pastore riceva un’adeguata formazione teologica. Il testo è dedicato principalmente ai teologi, ai grandi maestri, affinché aiutino gli uomini di ogni tempo a raggiungere la Verità, tuttavia può essere letto da chiunque e può fornire un insegnamento a ogni uomo che voglia avvicinarsi a Dio e consolidare la propria fede. Il libro si apre con la canzone di Fabrizio Moro, Pensa, che è un invito a pensare prima di fare qualsiasi cosa, a pensare, in particolare, a tutti coloro che hanno continuato a credere anche quando si sono trovati in una situazione difficile. Segue una breve introduzione in cui l’autore afferma che oggi abbiamo bisogno di maestri veri, cioè di persone che non si limitino a “chiacchierare” o a fornire un insegnamento teorico, ma facciano seguire al loro insegnamento della verità anche un agire pratico, un vivere che rispecchi la verità insegnata. I maestri veri, oltre a promuovere la verità, fanno innamorare gli uomini di essa dando loro la possibilità di andare oltre la “verità apparente” prodotta dalla società ipermercato. L’autore si riferisce a quella verità diffusa dai social network, oltre che a quella divulgata nei tribunali, nella polizia e nella politica. Oggi è possibile diffondere una verità che non sia solo apparente se si ritorna a pensare perché il pensare si compia nella verità: da qui il sottotitolo del libretto Ritornare a pensare per ricominciare a credere e credere veramente per pensare nella verità. La parte centrale del volume è dedicata all’apologia che, come chiarisce l’autore, non è controversia, ma spiegazione chiara dell’intelligenza della fede che si realizza nell’esperienza concreta di tutti i giorni. L’apologia di cui parla Mons. Staglianò è un’apologia dell’Idea e l’amore è un’Idea, perché ha una sua oggettività. Il valore dell’Idea, dunque, consiste nella sua oggettività, nel suo porsi davanti a noi in modo chiaro, come legge, senza rischio di fraintendimenti. Il volume si chiude con un riferimento alla Pop-Theology, cioè a una teologia popolare che sta cercando di diffondere la fede utilizzando tre registri comunicativi: quello della “cantillazione”, quello della “citazione”, di un testo, una poesia, e quello della “produzione” di testi e musica.

Mediterraneo Crocevia di culture e spazio d’incontro tra le religioni, per una fraternità di popoli diversi nella pace

Titolo: Mediterraneo Crocevia di culture e spazio d’incontro tra le religioni, per una fraternità di popoli diversi nella pace, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2019. Questo volume offre spunti di riflessione riguardo il fenomeno migratorio e porta avanti la tesi secondo cui bisognerebbe fare di tutto per difendere l’umanità dei migranti. In un’epoca in cui il fenomeno migratorio ha raggiunto vaste proporzioni, non si può restare indifferenti, occorre piuttosto immaginare un futuro in cui popoli diversi si troveranno a convivere negli stessi territori. Una delle maggiori preoccupazioni di chi non vorrebbe accogliere i migranti è che potrebbe aumentare la tendenza all’illegalità, rendendo più debole la coesione sociale fino alla perdita dell’identità culturale della nazione. Di fronte a queste preoccupazioni, bisogna riconoscere, in primo luogo, il diritto di umanità degli italiani, che devono restare umani e quindi accogliere gli stranieri, e, in secondo luogo, il diritto di umanità dei poveri africani che devono essere trattati umanamente e accolti come “esseri umani”. Eppure la maggior parte dei cattolici, nonostante vada a messa ogni domenica, condivide la dura politica del governo in tema di accoglienza. Da qui la necessità di riflettere sulla condizione dei migranti, di chi lascia il proprio paese d’origine intraprendendo un viaggio sui barconi rischiando la vita per poi subire abusi, violenze o addirittura essere rimandato indietro. Mons. Staglianò ribadisce l’impegno dei Vescovi affinché il Vangelo sia vissuto nelle Chiese, affinché i cattolici riscoprano il cristianesimo nel suo nucleo incandescente che è l’amore del Dio e dimostrino questo amore accogliendo il prossimo e dando una prova di umanità. Solo così si può realizzare il sogno di un Mediterraneo come luogo d’incontro tra popoli di diversa cultura, lingua e religione e, a partire dal Mediterraneo, bisognerà ricostruire l’Europa come “soggetto umano”. Mons. Staglianò, in quest’opera, esprime la speranza che l’Italia resti umana per costruire una nuova Europa, che abbia come segno distintivo l’accoglienza degli altri, la condivisione del dolore degli altri. La prospettiva di integrazione di popoli diversi impone alla fede cristiana l’apertura al dialogo e l’acquisizione di un nuovo linguaggio per annunziare il regno di Dio: tutto ciò porta a parlare dei migranti come una chance ma anche come una sfida.

Oltre il cattolicEsimo convenzionale L’umanità di Gesù, verità, senso, libertà per tutti

Titolo: Oltre il cattolicEsimo convenzionale L’umanità di Gesù, verità, senso, libertà per tutti, Editore: ElleDiCi, Data di pubblicazione: 2016. Raccolta tematica di tutti gli editoriali pubblicati ne “La Vita diocesana” (2009-2019) in occasione del X anniversario della sua consacrazione episcopale La presente raccolta di Editoriali a firma del nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, pubblicati in questi anni sul giornale “La Vita Diocesana” e ora riproposti alla comunità diocesana – nella ricorrenza del decimo anniversa-rio della sua elezione a Vescovo di Noto, della sua consacrazione e del suo ingresso in diocesi – intende offrire ai lettori i punti più salienti della sua predicazione, in questi 10 anni di servizio pastorale alla Chiesa netina. Il magistero di mons. Staglianò ci ha orientati, in questi anni, verso la ri-comprensione di un’idea – tanto diffusa quanto “convenzionale” – su Dio e il cristianesimo, allo scopo di poter ri-fondare la nostra scelta di fede a partire dallo “svecchiamento” di una certa “immaginazione religiosa” che rischia di essere fuorviante per noi cattolici, al punto da depistarci nell’esperienza del vissuto di fede. Così il Vescovo di Noto ha inteso ribadire che in Gesù, Verbo eterno del Padre, consustanziale a Dio – quello dell’antica alleanza il cui nome non si poteva pronunciare e il cui volto non si poteva vedere – noi umani possiamo scorgere il volto umano della tenerezza e della misericordia, quello di un Dio, il cui avvicinarsi verso l’uomo fatto di terra, non è motivo di paura o di turbamento, ma dono di salvezza, di perdono, di umanità redenta e “divinizzata”, perché finalmente l’uomo sia come Dio, “a sua immagine e somiglianza”. Ecco la Vocazione prima delle creature: somigliare a Dio, essere come il suo Figlio, che ci rivela il Padre. Un Dio così vicino – ci ha ricordato con insistenza il Vescovo in questi 10 anni di ministero episcopale – è ben lontano da certe visioni distorte che una diffusa religiosità “formale” ha alimentato in molti uomini, tanto “religiosi”, quanto poco credenti: per questo, ricorre frequentemente nel magistero di mons. Staglianò la critica a un “cattolicesimo convenzionale” dove la religione ha mascherato il Dio di Gesù in una “divinità” che tiene in pugno le sorti del mondo, che arbitrariamente dispensa castighi e premi, un Dio “guerriero” che combatte per i suoi e stermina senza pietà cavalli e cavalieri del Faraone, insieme con i primogeniti di Egitto. Inoltre, “Il cattolicesimo convenzionale è l’alienazione religiosa: dove si prega, ma non si opera la carità, dove s’invoca Dio e non si obbedisce al suo comandamento dell’amore, dove si chiede misericordia e non si perdona. Un cattolicesimo svuotato di cristianesimo” (mons. Staglianò). Come un leitmotiv nella predicazione del Vescovo, siamo stati esortati dunque a riscoprire la vera “immagine di Dio”: Egli è amore, solo amore, solidale con l’uomo, suo compagno, nel dispiegarsi della vicenda umana. Ecco allora la necessità di rinnovare la predicazione cristiana, per disincrostrarla da quanto ne compromette l’efficacia, facendo anche leva su nuovi modelli di comunicazione del Vangelo, così come il nostro Vescovo, da alcuni anni, sta realizzando, secondo il progetto teologico-pastorale della Pop Theology, una rigorosa riflessione critica sull’annuncio cristiano – in special modo alle nuove generazioni – e sulle forme pratiche che ne agevolino la trasmissione: in primis la musica, ma anche la poesia, l’arte e ogni altra espressione umana che si sforza di scrutare, con audace umiltà, le profondità di Dio. A 10 anni dalla sua elezione, consacrazione e inizio del ministero pastorale a Noto, il nostro Vescovo Antonio ci consegna il suo desiderio di padre nella fede: vederci popolo di uomini “credenti” che pregano e amano Dio e i fratelli, che manifestano la loro fede con un’esistenza “eucaristica” e che insieme edificano una Chiesa meno “ingessata”, meno trincerata e più autenticamente impegnata – sulla scia del Secondo Sinodo Diocesano e dell’insegnamento di Papa Francesco – a essere nella storia e nel tempo “sacramento” di Gesù, segno della sua presenza tra gli uomini.

@Epistole Oltre il solipsismo per generare e custodire nuova umanità

Titolo: @Epistole Oltre il solipsismo per generare e custodire nuova umanità, Editore: Santocono, Rosolini Data di pubblicazione: 2019. In occasione del decimo anniversario della consacrazione episcopale di Mons. Antonio Staglianò, si è voluta commemorare la ricorrenza pubblicando le lettere che, dalla fine del convegno di Firenze (novembre 2015) fino all’aprile del 2016, egli ha inviato via e-mail a tutti i sacerdoti della nostra Diocesi di Noto, e per WhatsApp agli amici a lui mediaticamente collegati. Ne risulta una corposa raccolta, che ora vede la luce in forma di libro. Può diventare occasione di riflessione, visto che questo tipo di comunicazione informale ha un’immediatezza spesso sfuggente ai libri di mole più vasta o di rigoroso impegno scientifico. Approfittando di questa presentazione, ci è sembrato opportuno esprimere qualche considerazione sull’importanza della lettera come strumento comunicativo. Partiamo intanto da un dato di fatto. Il deposito rivelato del Nuovo Testamento inizia con delle lettere: Paolo, Giovanni, Pietro, Giacomo, Giuda, l’anonimo autore della lettera agli Ebrei, raggiungono le varie comunità cristiane con degli scritti, sotto forma epistolare, per venire incontro alla fede dei destinatari. Non sono dei trattati dottrinali sic et simpliciter, ma è l’esigenza dettata dalle contingenze che spinge gli autori sacri a comunicare con le varie chiese, utilizzando la forma immediata della lettera. A differenza dei vangeli, che sono dei “resoconti” (cfr. Lc 1,3) sugli aspetti più salienti della vita e del messaggio di Gesù di Nazareth, le lettere neotestamentarie, motivate da fatti concreti, non solo contengono dottrine, incoraggiamenti, rimproveri, esortazioni, precisazioni, ma esprimono anche la personalità di chi scrive. Il carattere di Paolo, ad esempio, passa in modo immediato nella scrittura, così come le sue emozioni, il suo coinvolgimento personale, la sua radicale adesione a Cristo, la dedizione viscerale alle chiese. È possibile così evincere la ricchezza della personalità di ciascun autore dallo stile diretto. Il cristianesimo, dunque, si diffonde nelle sue linee essenziali per via epistolare. Ma non dobbiamo dimenticare che l’antichità classica conosceva già questo “mezzo” di comunicazione. Le lettere di Cicerone (106-43 a.C.), di Seneca (4 circa a.C.-65 d.C.) e di Plinio il Giovane (61/62-113 d.C.) sono opere di indiscusso valore letterario e storico. Qui sono contenuti, sentimenti, fatti storici, eventi politici, dottrine filosofiche, stati d’animo e così via. La letteratura greca, a differenza di quella latina, preferisce il metodo del “dialogo” rispetto alla lettera (cfr. i Dialoghi di Platone e di Luciano di Samosata), anche perché le distanze, rispetto all’estensione dell’impero romano, erano molto più limitate. Anche la letteratura cristiana antica conosce questo genere letterario. Autori come Ignazio di Antiochia, Gregorio di Nazianzo, Dionigi l’Areopagita, Agostino, Girolamo, Gregorio Magno, solo per citarne alcuni, hanno messo per iscritto notizie e vicende personali che altrimenti non avremmo potuto sapere. In queste lettere essi non solo effondono tutta la ricchezza del loro animo, ma comunicano impressioni, stati affettivi, principi spirituali, morali e teologici. Non è necessario andare a scomodare altre illustri personalità cristiane o pagane per constatare quanto valore abbia assunto la forma epistolare nel corso dei secoli. Anche il Novecento ha conosciuto una sorta di magistero teologico non cattedratico, ma epistolare con “Resistenza e resa” di Dietrich Bonhoeffer. Da un punto di vista ufficiale, anche la Chiesa, nella maggior parte dei casi, ha esercitato il proprio magistero mediante lettere: papi e vescovi hanno inviato ai cristiani del loro tempo o del loro luogo lettere encicliche o pastorali per esortare, richiamare, sollecitare e affrontare questioni ecclesiali, dottrinali, morali, dettate dalle congiunture storiche. Si tratta di testi ufficiali in cui un pastore, rivolgendosi al popolo di Dio, enuncia quelle linee dottrinali e pastorali che ritiene più urgenti per il suo periodo. Tuttavia, una ricerca paziente e appassionata potrebbe mettere in luce come il cristianesimo, al di là della via ufficiale, si sia diffuso nel corso dei secoli mediante il canale epistolare, che, se per molti aspetti è stato e rimane sotterraneo, dall’altra realizza quello che è uno degli scopi più importanti dell’evangelizzazione: il raggiungimento della singola persona nel suo hic et nunc. Quanti orientamenti spirituali sono stati indicati per via di una lettera! Quante esperienze personali, avvenute in nascoste ferialità, sono state comunicate confidenzialmente! Quanti travagli e sofferenze sono stati documentati tramite carta e penna! Quanti moti affettivi ed emozioni sono stati immortalati in poche righe! Spiccano fra queste confidenze le lettere tra padri spirituali e figli spirituali (si veda, fra tanti, l’epistolario di P. Pio da Pietrelcina). Ora viene da domandarsi: questo strumento comunicativo, così come è stato utilizzato lungo la storia, è in grado di resistere di fronte all’incalzare sempre più impetuoso e imprevedibile della tecnologia? La comunicazione, mediante cui una impressione personale può essere condivisa all’istante con centinaia o migliaia di destinatari, avrà lo stesso risultato di una lettera riservata, possibilmente scritta a mano, con cui vengono trasmessi i sentimenti più personali? Oggi non si scrive più a penna perché non c’è molto tempo e perché è una prassi ormai desueta: forse l’unico utilizzo che se ne fa è per mettere la firma nei documenti. Per il resto si ricorre quasi esclusivamente sempre alla tastiera di un computer. Quanto resisterà ancora la penna a scuola per i temi di italiano, per le versioni di latino e greco, per i problemi di matematica, fisica o ragioneria e per i concorsi? Sembra il discorso di un nostalgico, ma non lo è. Nessuno può negare gli innegabili meriti e gli impensabili risultati della tecnologia. Ma un limite al loro utilizzo, spesso esagerato, andrebbe fissato; ne beneficerebbe la qualità delle relazioni interpersonali e la possibilità di alzare gli occhi sulla realtà “reale”, non solo su quella virtuale. Ho voluto premettere queste considerazioni, nel presentare questa raccolta di lettere di Mons. Staglianò, per recuperare il valore dello scritto ad personam. Sì, è vero, oggi riceviamo via e-mail tanta posta, ma si tratta nella maggior parte dei casi di pubblicità, di inviti formali, di comunicazioni d’ufficio. Se pensiamo alle missive pervenute in busta chiusa e affrancata, col destinatario e l’indirizzo scritto a penna, ci è chiaro che stabiliamo una congrua “gerarchia di considerazione” tra una e-mail di lavoro o di condivisione e un biglietto riservato-personale. L’intento di Mons. Staglianò è stato proprio quello di raggiungere in modo informale il maggior numero di destinatari a lui collegati. Questa volta non ha inviato una lettera ai presbiteri o una lettera pastorale alla diocesi. Ha voluto condividere, all’indomani del convegno di Firenze, le sue più dirette considerazioni sulla fede e sull’autenticità dei rapporti per sfuggire alla doppiezza e al formalismo, sul bisogno del riferimento a Cristo per dare spessore alla nostra missione evangelizzatrice, sulla necessaria genuinità della comunione per eludere l’insignificanza delle nostre iniziative. Ecco una sorta di decalogo rintracciabile lungo la lettura di queste brevi lettere: “Anche il Vescovo che è uno di voi dà il suo contributo, con la ‘sua’ sofferenza, con la ‘sua croce’ per seguire Gesù” (Lettera n. 8). “Ciò che vale nella nostra vita, infatti, non è mai una “cosa”, è sempre una ‘persona’, l’altro, gli altri” (Lettera n. 9). “Provocante, per la nostra attesa, è quell’interrogativo collegato alla sua venuta: quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra (Lc 18,8)?” (Lettera n. 16). “… Anche l’inequivocabile bruttura della morte (di Gesù) in croce, viene attratta nel processo di anestesia del cristianesimo attraverso l’estetizzazione del crocifisso: croci e crocifissi di oro, di argento, comunque ‘belli’ …” (Lettera n. 27). “Dove non c’è gratuità, amicizia e solidarietà non c’è la Chiesa cattolica e a rigore di logica nemmeno Dio” (Lettera n. 36) “Abbiamo sempre saputo che in Gesù, a Natale, possiamo contemplare la bellezza di Dio. Dobbiamo cominciare a sapere che a Natale, Gesù chiede di riconoscere la bellezza dell’umano dell’uomo” (Lettera n. 41). “Le chiacchiere, invece, disorientano, svuotano la mente, oscurano le idee. Nel nostro mondo di chiacchiere, impegniamoci tutti a trovare ‘parole’ vere per gli uomini e le donne del nostro tempo” (Lettera n. 76). “Non dovremo mai disertare anche le periferie esistenziali cui costringe oggi il pensiero unico: prima tra tutte la famiglia” (Lettera n. 93). “Le opere di misericordia diventano “spinta ad agire”, utopia, ispirazione, innamoramento, desiderio d’idealità per sconfiggere la tentazione del superficiale che morde le nostre giornate” (Lettera 101) “Diventa ormai chiaro che rispettiamo l’uomo se rispettiamo l’ambiente e che il rispetto si coniuga con il custodire, logica opposta al profitto, all’appropriarsi, allo sfruttare le risorse della terra senza attenta valutazione delle conseguenze” (Lettera 136). Lo slancio di una Chiesa radicata nel Vangelo e più vincolata a Cristo è il messaggio vibrante di queste lettere. Una volta pubblicate, sono ora consegnate a un più vasto numero di destinatari. Questo tipo di “magistero informale”, raggiungendo i lettori nella quotidianità della vita e dell’agire, possa dare un ulteriore impulso spirituale, perché se ne traggano benefici personali ed ecclesiali.

Più veri, più umani, più cristiani il servizio al Vangelo della POP-THEOLOGY

Titolo: Più veri, più umani, più cristiani il servizio al Vangelo della POP-THEOLOGY, Editore: ElleDici, Rosolini Data di pubblicazione: 2019. Questa raccolta di Messaggi per l’Avvento e il Natale, inviati in dieci anni di ministero episcopale al popolo di Dio dell’amata Diocesi di Noto, ha uno scopo ben preciso: animare la speranza che il cattolicesimo sappia meglio esprimere oggi il cristianesimo, secondo la verità su Dio che Gesù di Nazareth ha portato al mondo. Questa verità sul Dio “sempre e solo amore” salva l’umanità dalla perdita eli ogni senso umano, visibile nelle tante esperienze della barbarie delle società globalizzate e anonime. Sono Messaggi scritti pensando particolarmente ai giovani. Perciò abbondano di citazioni di canzoni di musica pop che tanto piacciono ai giovani e che i giovani conoscono a memoria. Intendono, così, essere anche un tentativo di recupero di una relazione perduta con loro. I giovani hanno abbandonato la Chiesa «perché la Chiesa ha abbandonato i giovani», non riuscendo a far innamorare i giovani di Gesù, della sua bella e buona umanità. In circolazione non si trova il linguaggio adeguato. C’è crisi di comunicazione. Ogni ricerca in questa direzione ha oggi un’importanza pastorale decisiva, per la trasmissione della fede. Anche a costo di “sbagliare” occorre osare, per superare certi schemi mentali e linguistici che impediscono ogni tipo di dialogo con i giovani di oggi.

Sulle note di Dio. Pop-Theology per far scoprire la bellezza della fede.

Titolo: Sulle note di Dio. Pop-Theology per far scoprire la bellezza della fede, Editore: Rubettino. L’Autore, con questa nuova pubblicazione sulla Pop-Theology, offre un contributo alla nuova evangelizzazione attraverso nuove immaginazioni cristiane del mondo e di Dio. Questo è possibile quando la teologia “accademica” riesce ad acquisire nel suo linguaggio nuovi registri linguistici, estetici e artistici. Per questa ragione monsignor Staglianò associa in questo libro i grandi nomi della filosofia e della teologia cristiana a quelli dei cantautori contemporanei, osando anche una rilettura teologica del Festival di Sanremo (2019 e 2020) per tentare di ristabilire con i giovani un nuovo contatto attraverso la musica popolare, dando vita a una nuova “teologia dell’immaginazione” (una Pop-Theology), per allargare la ragione e spingerla “oltre”, come anche per comunicare ai giovani con “questo linguaggio” la bellezza del Dio cristiano, solo e sempre amore. L’Autore si rivolge soprattutto ai Pastori e agli operatori pastorali, stigmatizzando quel “cattolicesimo convenzionale”, ornato di concetti, di tradizioni, di usanze e di linguaggi paradossalmente privi di cristianesimo, perché trovi posto finalmente una nuova predicazione cristiana e un nuovo volto di Dio.

Imagination. Osare l'ineffabile, abitare l'assenza, amare il sublime

Titolo: Imagination. Osare l'ineffabile, abitare l'assenza, amare il sublime, Editore: Santocono. Si tratta di una raccolta di poesie (con l'aggiunta di "Decaloghi proverbiali"), la cui intenzione - si legge nell'introduzione - è quella "di risvegliare il grande dono dell’immaginazione", che insieme all'intelligenza e alla ragione, può generare "un potere straordinario che non ha limiti, come se potesse essere esteso all’infinito, fino ad immaginare l’inimmaginabile". Per l'Autore tutto questo è reso possibile dalle infinite potenzialità dell'amore che in quanto tale "sorpassa la realtà, inventa spazi nuovi, apre possibilità bloccate. Cosa non inventa un genitore per il proprio figlio? Quali stratagemmi crea l’amato per incontrare l’amore? Esattamente questa 'immaginazione creativa' percorre tutta la storia della salvezza e innerva tutta la rivelazione. Il Figlio di Dio si fa uomo, muore sulla croce, risorge: tutto questo non è stato immaginato e realizzato dall’amore di Dio che vuole a ogni costo rincorrerci e riacciuffarci?". L'opera di monsignor Antonio Staglianò esprime poi una simbiosi imprescindibile tra immaginazione e poesia, così illustrata dall'Autore: "Esiste sempre una spinta utopica nel poetare, perché chiede di oltrepassare il 'meccanismo del tempo cronometro', e dello spazio che perimetra, per misurarsi con il tempo umano dell’homo aleator che scava nel profondo di sé e del mondo per cercare, trovare e immaginare un 'altrimenti possibile'. [...] In questa direzione, attraverso l’immaginazione, la poesia 'trasfigura' la realtà: e non necessariamente la rende falsa, ma piuttosto costituisce spesso la condizione della sua manifestazione più piena". La poesia inoltre, per il vescovo di Noto, si muove in una duplice direzione: "Sente i sentimenti di tutti e consente a tutti di sentire i sentimenti degli altri in se stessi, perché ciò che accade nel sentire è il sentimento dell’umano-che-è-comune". L'Autore infine coglie gli stimoli di un'immaginazione creativa come capacità di "trasformare e costruire un mondo nuovo, un mondo che sovrabbonda di gioia e di vita. Ecco, il mondo cristiano, il mondo della vita e dell’amore 'traboccante'. È il mondo immaginato da Dio e affidato alla nostra immaginazione".