«IL VINO BUONO DELL’ANIMA TUA»

Omelia in occasione dell’Ordinazione Diaconale del seminarista Andrea Bonomo Chiesa Madonna delle Grazie – Ispica
02-07-2024

Un carissimo saluto alla cittadinanza di Ispica, alle autorità civili e militari, al Signor Sindaco, a tutta la comunità cristiana vicariale, alla Comunità di Santa Maria delle Grazie, oggi doppiamente in festa, alla Comunità del Seminario, ai familiari e ai parenti di Andrea, al papà Raffaele, alla mamma Giorgia e alla sorella Vania, ai diaconi e ai carissimi e amati sacerdoti, in modo particolare, a quelli che ne hanno curato la formazione fin dal primo momento.

Carissimo Andrea oggi scegli liberamente e senza costrizione alcuna di dedicare tutta la tua vita al Signore nel servizio della Chiesa. E di questa Chiesa di Noto. In verità, e lo sai molto bene, è Lui che ha posato il Suo paterno Sguardo su di te. È Lui che ha parlato al tuo cuore e ti sei lasciato sedurre. E il popolo di Dio oggi ti fa corona, con la trepidazione e il rispetto che merita ogni scelta d’amore. Sì, perché la tua è una scelta d’amore! Amore vero, amore eterno!

Nella Chiesa il Sacro Ministero è affidato a coloro che sono pronti a scommettere la propria vita per il Regno dei Cieli e a chi procede umilmente verso il sacerdozio si chiede di vivere la propria fede con una piena offerta di sé nella memoria della propria consacrazione battesimale.

Caro Andrea, nell’affidarti il ministero della Parola, la Chiesa tra poco ti esorterà con un forte monito: «Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». Credere fortemente, insegnare docilmente, vivere intensamente: qui c’è tutta la nostra fede, il nostro essere cristiani a servizio di Dio nella Chiesa e nel mondo. Caro Andrea, qui c’è tutta la tua avventura di fede. È la scommessa del tuo sacerdozio!

Nel celibato che prometti di vivere di fronte a questa nobile assemblea, scegli oggi di unire la tua anima a Cristo sposo, di appartenere solo a Lui, unico pensiero della tua vita, di avere per figli i poveri, i diseredati, chi ha fame e sete della giustizia, quanti – giovani o adulti – cercano il senso della vita. Ah! Il senso della vita che molti hanno smarrito.

Figlio carissimo, se vuoi metterti al servizio di Dio impara ogni giorno a considerare la Chiesa come «madre». Questa Chiesa di Noto che sei chiamato ad amare sopra ogni cosa: ad amarla con l’amore con cui è stata amata da Cristo, a rispettarla con sommo onore, a servirla fino all’ultimo giorno della tua vita, a edificarla insieme agli altri e vedrai, caro Andrea, che Lei ti inonderà del suo materno amore.

 

Il tuo traguardo è il sacerdozio. L’inizio e il compimento della tua vita. Questo cammino che si apre dinanzi a te rendilo bello, meraviglioso e unico. Non smarrire la strada, tieni alta la testa, fiero di essere sacerdote di Cristo. Considera gli altri, anche quelli che hanno idee diverse dalle tue, come fratelli che vanno comunque accolti e rispettati.

«Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli» (Gv 2,1).

Si respira un’aria solenne nel piccolo villaggio di Cana perché due giovani stanno coronando il loro sogno di sempre, quello di trascorrere insieme tutta la loro vita e di rendere gloria all’Altissimo nella celebrazione del mistero dell’Alleanza. «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio…» (Ct 8,6). Andrea, l’amore è per sempre, non muore mai! Per questo siamo nel «terzo giorno», quello della vita!

C’è aria di festa a Cana perché Maria è tra gli invitati e con Lei Gesù e i suoi discepoli. Musica di festa, di gioia ed esultanza. Il suono dei flauti e l’armonia del canto s’intrecciano con i colori delle danze della sera. Tutti attorno al fuoco nel cuore del villaggio. Tripudio di un banchetto nuziale…non al tramonto della vita ma all’alba di un nuovo giorno.

Venne a mancare il vino e la notizia giunse al cuore della Madre. È Maria che dà agli invitati e a Gesù la triste notizia. In tutto il vangelo di Giovanni, Maria è presente solo in due momenti: a Cana, quando Gesù dà inizio alla sua prima manifestazione, e sul Calvario, quando il Figlio, nel momento conclusivo della sua missione, la consegna, nell’ora della prova, come madre al discepolo amato.

«Non hanno più vino»! (Gv 2,3) É giunta l’ora avrà pensato tra sé la Vergine Maria! É l’ora della salvezza, l’ora di celebrare le nozze eterne, di trasformare il cuore dell’uomo, di riempire il vuoto dell’esistenza umana di vino grazioso e di amore Eterno.

«Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4) la risposta lapidaria del Figlio. L’ora del Cristo sarà quella della croce, del martirio, della trasfigurazione di puro amore. Il Figlio dell’Uomo sarà innalzato sulla croce, attirerà tutti a Sé. Allora sarà offerto a tutti il vino dell’alleanza, saranno celebrate le nozze tra Dio e il suo popolo «perché forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6). E l’amore trionfa il «terzo giorno» (Gv 2, 1).

Davvero c’è un vino buono pure per te, caro Andrea. C’è lo sguardo tenero di una Madre che veglia su di te, che porta nelle mani di Suo Figlio i tuoi bisogni, pure quelli che tu non vedi: quelli di domani!

Nel tempo del diaconato devi tessere relazioni vere e non a distanza per questo devi incarnare il volto di una Chiesa vicina e prossima.

Così scrivevo nella mia prima Lettera Pastorale Giardino di misericordia: «Mettiti in ascolto di tutti, di quelle voci che si ascoltano per strada e dentro le case, che provengono sovente da storie ferite, da persone semplici che vivono il martirio della quotidianità, da famiglie provate, da padri e madri disperate, anziani soli. Si tratta spesso di gente distante dalle nostre liturgie domenicali o dalla vita della famiglia parrocchiale, ma di cui non bisogna ignorarne la voce, il grido e gli esistenziali bisogni, perché sono ugualmente pecore del gregge che attendono una presenza amica, una parola di conforto, un gesto che scaldi il loro cuore o una attenzione alle loro situazioni, così come ha fatto Gesù».

A Dio piacendo tra qualche mese sari sacerdote di Cristo. Il 29 giugno scorso, in un passaggio della Lettera indirizzata ai sacerdoti, scrivevo: «Diventare Eucaristia. Questo è il senso più alto della chiamata sacerdotale, di chi è stato scelto da Cristo, di chi Lo riconosce come Buon Pastore, Salvatore e Redentore. Spezzarsi come il pane che nutre e sostiene. Il sacerdote che vive in Comunione con Cristo riesce a “stare” con i propri confratelli, a condividere progetti di vera pastorale fraterna per il bene e la salute spirituale della comunità che è chiamato a servire. Nell’Eucarestia contempliamo il Cristo Pane di Vita spezzato per la vita del mondo e che si dona a noi completamente, senza esitazione. E nel Pane Eucaristico il sacerdote diventa una sola cosa con Dio e con i fratelli. Non esiste altra “forma” di vita sacerdotale. Questo è il senso del vero sacerdozio! […] Innamorato della Parola, ogni presbitero annuncia con coraggio il vangelo della Salvezza a tutte le persone che incontra sulla propria strada. Dimenticando ogni occasione in cui le parole fomentano il chiacchiericcio, il sacerdote spegne le polemiche inutili e lavora per la comunione sacerdotale».

Lo ripeto, con la forza che viene dalla pienezza del sacerdozio e dall’essere Pastore della Chiesa di Noto. Non accontentarti di poco. Dai il massimo di te. Dio è molto esigente e da noi vuole tutto. Il primo posto. Il sacerdote è l’uomo delle cose alte. È vero che noi «portiamo un tesoro in vasi di creta» (2 Cor 4,7) e che siamo bisognosi della Sua Misericordia perché peccatori, ma un prete che non vive pienamente il proprio sacerdozio, ma vivacchia, non è degno di alzare il calice della salvezza.

Davanti a Dio non c’è nulla da conquistare o da meritarsi, basta solo essere pronti ad accogliere il dono più grande: Lui stesso!

Caro Andrea, figlio Ispica, figlio di questa terra che da molti secoli parla il Vangelo di Gesù…

Fatti anfora: sii capace di accogliere ciò che è profondamente umano e che può trasformarsi in vera grazia!
Fatti acqua: custodisci sempre la tua semplicità, la tua umiltà sapendo che la tua luce può sconfiggere la scaltrezza dei figli delle tenebre!
Fatti vino: unito a Lui, Cristo Gesù, porta a tutti la gioia del Vangelo, spenditi sempre con dedizione e non fermarti mai.
La Chiesa di Noto ha bisogno del tuo entusiasmo, della tua libertà, della tua franchezza, della tua dolcezza. Non tirarti mai indietro.
Maria, madre della Divina Grazia ti accompagni sempre e custodisca la tua santità.

Sia lodato Gesù Cristo!