«…LA SUA BONTA’ PER TUTTA LA VITA»

Omelia in occasione del Giubileo degli ammalati, degli operatori sanitari, dei ministri straordinari della Comunione e delle persone con disabilità. - Basilica Cattedrale
04-05-2025

Carissimi fratelli e sorelle, amati confratelli sacerdoti, carissimi ammalati che con le vostre sofferenze vi unite al dolore di Cristo, carissimi medici, operatori sanitari e volontari, carissimi ministri straordinari della Comunione, carissimi fratelli e sorelle dell’Unitalsi che oggi festeggiate, come sottosezione di Noto, il vostro 75mo anniversario: siete convenuti tutti qui in Cattedrale per celebrare il Giubileo della Speranza, evento di grazia che stiamo vivendo con la consapevolezza, come recita il Salmo 29, che «la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia».

 Voi siete nel cuore di Cristo, che condivide ogni vostra sofferenza, preoccupazione ed ansia, siete nel cuore della Chiesa e dei Suoi Pastori: vescovi, sacerdoti e diaconi.

Stiamo vivendo il tempo di Pasqua, tempo di grande gioia, di gioia perché il Signore è risorto ed è presente, vivo in mezzo a noi. La Chiesa vive, noi che siamo la Chiesa viviamo della fede in Gesù, Gesù risorto. E noi crediamo che Dio Padre ha risuscitato Gesù e lo ha fatto «Capo e Salvatore» (At 5,31).

«La sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita» (Sl 29,6) Sì! Dio oggi ci visita con la Sua misericordia. In ogni situazione Egli è con noi. Il Giubileo è esperienza d’una Sua visitazione quanto mai singolare. E facendosi uomo, il Figlio di Dio è venuto a visitare ogni persona e si è fatto per ciascuno «Porta»: Porta della vita, Porta della salvezza. «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). L’uomo deve entrare attraverso questa Porta se vuol trovare salvezza e misericordia. E ciascuno è invitato a varcare questa soglia.

Carissimi fratelli e sorelle, alcuni di voi da anni vivono la stagione del dolore: prego Dio perché vi dia sollievo nel corpo e nello spirito! Offrite la vostra sofferenza per la santificazione del vostro Vescovo, dei vostri sacerdoti, dei diaconi e dei nostri seminaristi! Pregate perché il Signore ci conceda sante vocazioni.

Il dolore e la malattia fanno parte del mistero dell’uomo sulla terra. È giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. E il dolore lo si comprende solo ai piedi di Gesù.

Il Verbo incarnato è venuto incontro alla nostra debolezza assumendola su di sé nel mistero della Croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilità di senso che la rende singolarmente preziosa. Da duemila anni, dal giorno della Passione, la Croce brilla come somma manifestazione dell’amore che Dio ha per noi. Chi sa accoglierla nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi fonte di speranza e di salvezza.

Gesù Cristo sia la «Porta» per voi, cari ammalati chiamati a sostenere una croce più pesante. Cristo sia anche la Porta per voi, cari accompagnatori, che vi prendete cura di loro. Come il buon Samaritano, ogni credente deve offrire amore a chi vive nella sofferenza. Non è consentito «passare oltre» di fronte a chi è provato e segnato dalla malattia. Occorre piuttosto fermarsi, chinarsi sulla sua infermità e condividerla generosamente, alleviandone i pesi e le difficoltà.

Cari ammalati unitevi a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, portano i segni della Passione del Signore, il Redentore crocifisso e risorto, che per amore «si è caricato delle nostre sofferenze e ha portato i nostri dolori» (Is 53,4).

La Chiesa diventa discepola e maestra se stringe al suo cuore il Vangelo della sofferenza, che è annuncio di redenzione e di salvezza.

Voi siete testimoni singolari di questo Vangelo. Questo tempo così drammatico attende dai cristiani sofferenti questa testimonianza. La attende anche da voi, operatori della pastorale sanitaria, che con ruoli diversi svolgete accanto ai malati una missione tanto significativa ed apprezzata. Lo attende da voi, cari ministri straordinari della Comunione, che nel portare di Cristo agli ammalati, vi unite alle loro prove e ai loro dolori. La vostra è compassione d’amore che si fa pagina di condivisione vera.

Il Vangelo di oggi ci racconta il tempo della delusione e della gioia. Delusione perché la rete è vuota. Non presero proprio nulla. I discepoli lavorarono faticando tutta la notte: questo vale per i discepoli di tutti i secoli. Non solo c’è la fatica, ma anche il senso della sconfitta; alla fatica, all’impegno non corrisponde sempre un risultato. In quella notte non presero proprio nulla. E nel pieno della delusione e della stanchezza compare una voce familiare, una parola che invita a riprovare, che intende risvegliare i loro animi alla fedeltà, alla fiducia, alla promessa del Signore che dice: «Buttate ancora le reti, riprovate ancora».

I discepoli potevano cedere alla stanchezza, alla delusione. Invece obbediscono, si fidano della parola che viene pronunciata.  Si fidano, si abbandonano alla Parola del Signore. Ed ecco, il miracolo si compie. E nel segno del miracolo sentono la presenza del Signore Risorto che non abbandona i suoi discepoli ma sempre li accompagna, che è sempre con loro nel loro cammino di vita e di fede. Le reti sono piene di pesci, i cuori sono ripieni di gioia e di meraviglia e reggono anche essi, reggono l’impatto di un incontro non programmato con Gesù.

Tutti volevano rivederlo, risentirlo, toccarlo nuovamente, mangiare ancora con Lui… E Lui, il Signore asseconda, esaudisce ancora quell’attesa del cuore, dell’anima… Ed ancora prepara loro da mangiare, spezza ancora il pane per loro, lo distribuisce…

Questo nel vangelo… ma noi crediamo che la stessa cosa avviene anche per noi… crediamo che anche per noi durante la Messa, durante la Celebrazione Eucaristica domenicale, anche noi, qualche volta stanchi, delusi per le nostre reti vuote, c’è sempre qualcuno che ci aspetta, c’è sempre qualcuno che ha qualcosa per noi, c’è Colui che ci sfama, ci incoraggia, ci sostiene, ci dà forza… È questo qualcuno è Gesù che ancora spezza il pane per noi.

Cari ministri straordinari…grazie perché con voi il Signore ogni giorno entra in tante case e in tanti luoghi di cura, per essere Pane nel cammino di chi non può camminare fisicamente e uscire, ma continua a muoversi nella Chiesa e a commuovere la Chiesa. Grazie perché voi siete un segno quotidiano di speranza per tanti che hanno bisogno di aiuto. Grazie, perché il vostro “Sì” che avete detto a Dio è un “Sì” all’uomo che soffre, a cui dare il Pane della vita e la grazia della carità fraterna. Grazie perché voi, percorrendo le nostre vie, siete Chiesa in uscita. Grazie perché ci siete.

Con Maria SS. Scala del Paradiso eleviamo al Signore il canto della speranza di tutti i poveri, i malati, i sofferenti del mondo, i quali esultano di gioia perché sanno che Dio è accanto a loro come Salvatore.

Insieme alla Vergine Santissima vogliamo proclamare: «Magnificat anima mea Dominum» (Lc 1,46) e volgere i nostri passi verso Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, risorto per sempre!

Sia lodato Gesù Cristo!