Avola. L’incontro diocesano dell’Avvento di fraternità chiede alle famiglie di aprirsi al volontariato

Famiglie, responsabili della pastorale familiare, animatori Caritas, volontari dei Centri di ascolto e delle opere caritative si sono ritrovati numerosi, venerdì 14 dicembre, per l’incontro diocesano di formazione dell’Avvento di fraternità a San Giovanni Battista di Avola accolti dalla comunità e dal parroco, don Maurizio Novello, con grande premura e la cura dei particolari che ha permesso di avere come sfondo un artistico presepe sull’altare maggiore che man mano è diventato vivo con interventi che sono diventati esemplari di ciò che rende vero il Natale: la riflessione attenta, la  testimonianza viva – come ha sottolineato alla fine dell’incontro il Vicario generale, don Angelo Giurdanella. La riflessione è stata ancora una volta offerta, con grande sapienza, da fra Gaetano La Speme che ha rilevato come Gesù è stato quello che è stato grazie alle cure di una madre come Maria e di un padre come Giuseppe, un padre che – sulle orme di Abramo – è stato chiamato alla cura del figlio donato ma anche a lasciare che il figlio fosse restituito a Dio e a se stesso, figura di una vera paternità che sa intrecciano stupore, chiamata, paura, coraggio, silenzio, prontezza.
Testimone, Giuseppe, della pazienza di Dio che continua ad aver cura anche nei momenti di crisi, accettando la necessaria flessibilità richiesta dalle situazioni e lasciandosi condurre da ‘imperativi relazionali’. Cosicché Gesù – per es. con la fuga in Egitto – sarà un ‘Messia salvato’ e quindi poi nella sua vita sarà ‘il Messia che salva’ anche per ciò che avrà appreso da Giuseppe. Cosicché il suo corpo, prima che la sua parola, è Vangelo, annuncio dell’amicizia di Dio. E, nei rapporti che Gesù avrà con i bambini, viene rilevato un ulteriore tratto di come Lui ci salva: mettendo al centro i bambini! L’accoglienza dei bambini, anche quando creano confusione e non ci lasciano in pace, per Gesù verificano la nostra accoglienza di Dio. Con commozione sono state quindi ascoltate le testimonianze di Franco e Giovanna della comunità papa Giovanni XXIII e l’esperienza di affidamento di Biagio e Tiziana. ‘Commozione’ nel senso che hanno mosso qualcosa dentro, qualcosa che ora si spera diventi interrogativo e decisione per altri, perché “tutti i bambini hanno diritto – come ha sottolineato Melania Capuzzello, del Centro Affidi di Ragusa – a restare nella propria famiglia e comunque ad avere una famiglia”. Sviluppando, con competenza e in modo complementare alle testimonianze, gli aspetti giuridici dell’affido familiare, ha sottolineato come ci vuole un certo coraggio. “Ma è possibile!” – ha detto con convinzione Biagio, aggiungendo che lo impariamo anche nel nostro gemellaggio con Butembo-Beni, dalla loro accoglienza verso tutti i bambini.
Certo, essi sconvolgono la vita, ma anche ricreano equilibri più veri e donano una gioia vera, sobria e consistente. Quella gioia di cui abbiamo bisogno insieme, noi e i bambini che vivono momenti difficili; quella gioia che fiorisce da scelte coraggiose ma anche da supporti diffusi, come possono essere quelli di coloro che, attraverso il volontariato, donano – certo con fedeltà e discrezione – un po’ del loro tempo. Allora, come ha detto coordinando l’incontro, il responsabile dell’Osservatorio diocesano delle povertà Salvo Garofalo, buon Natale “con tutti i bambini, collocandosi come Gesù a Betlemme per poter, con le braccia allargata, tutti accogliere anche in tempi di crisi”.