Dove dimori, Maestro?

La lettera è il genere letterario scelto dal nostro Vescovo per comunicare, informare esortare e incoraggiare principalmente il collegio dei presbiteri, il clero e attraverso di loro tutto il popolo di Dio. Siamo giunti così alla stesura e presentazione della Quarta lettera ai Presbiteri avvenuta lo scorso 22 gennaio, secondo anniversario di elezione di Mons. Staglianò a Vescovo di Noto.  La comunicazione ha sempre uno scopo: dare e ricevere informazioni, comunicare emozioni e stati d’animo, promuovere e condividere progetti e disegni. Con un linguaggio semplice e convincente ma adeguato ai nostri tempi, il Vescovo vuole esprimere il suo magistero di Pastore e guida della nostra Chiesa locale. Attraverso un caleidoscopio di idee, viene sintetizzato, dal Vescovo, il suo piano pastorale, che già si sta attuando e che pian piano troverà concretezza, nelle comunità di parrocchie della Diocesi, nei gemellaggi, tra i presbiteri, tra la Diocesi e i Comuni e nella riconsiderazione della Chiesa Cattedrale. Il titolo programmatico “Dove dimori, Maestro?” ha un taglio non solo spirituale che dice la ricerca di Dio da parte dell’uomo “umanizzante”, e “umanizzato”, ma ha la pretesa di essere molto pragmatico, perché, chi cerca maestri deve pur muoversi dal proprio individualismo, dal proprio stato di quiescenza e correre verso un di più, dato a noi dalla ricerca del Maestro: un po’ come Maria che corse dalla cugina Elisabetta sapendo della necessità in cui versava e della gioia che le recava la sicurezza che a Dio nulla è impossibile. Dio solo è  Maestro, Lui solo è capace di trovare dimora nel cuore dell’uomo, un luogo spesso poco fruibile perché stipato di orgoglio e di “auto-relazione”, allora l’urgenza di sgombrare questi spazi per far entrare la gloria di Dio, in una dimora speciale per Dio che è il cuore dell’uomo. La Chiesa può così essere strumento di Dio per esercitare la carità intesa non come elemosina ma come occasione di comunione e di contatto all’uomo che soffre per l’ingiustizia, per l’incapacità a realizzarsi, per la mancanza di dignità… La Chiesa italiana si sta impegnando in questo decennio a vivere la vita buona del Vangelo, con gesti concreti, con spirito di prossimità alle esigenze dell’uomo di oggi; i vescovi lo hanno scritto, il nostro Vescovo si sforza di attuarlo con la sua vicinanza, con disponibilità paterna, con responsabilità e collaborazione. Tre buoni motivi quindi per leggere e vivere le sollecitazioni della lettera: fedeltà e continuità alla Tradizione e al Magistero della Chiesa; occasioni di conversione spirituale; opportunità di vivere la vita buona del Vangelo orientandosi al bene con realismo.

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