I 100 ANNI DI MONS. GUCCIONE. UNA FESTA DI FAMIGLIA NEL SEGNO DELLA GRATITUDINE

Il tempo non ha affievolito l’affetto e la stima della nostra Chiesa locale nei confronti di monsignor Francesco Guccione, per lunghi anni Vicario generale della Diocesi.
Neppure le severe condizioni limitative imposte dal Covid, hanno impedito a una rappresentanza della comunità ecclesiale di stringersi attorno a lui nel giorno del suo centesimo compleanno. Che gioia per lui e per tutta la chiesa celebrare, giovedì scorso, 24 settembre, l’evento, nella semplicità e nel raccoglimento, nella cappella dell’Istituto “P. Giacomo Cusmano” al Boccone del Povero di Modica.
Le regole stringenti del distanziamento sembrano avere favorito le condizioni per una celebrazione gradita al festeggiato che, nonostante le sue malferme condizioni di salute, ha partecipato attivamente, coadiuvato da monsignor Angelo Giurdanella, suo successore come vicario generale.
Attorno a lui il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, il vescovo emerito, monsignor Giuseppe Malandrino, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, il vicario generale, monsignor Angelo Giurdanella; con loro, un nutrito numero di sacerdoti, molti dei quali suoi “ figli spirituali”, la superiora con le suore dell’Istituto, il personale degli Uffici di Curia, qualche laico e i sindaci di Noto, Corrado Bonfanti e di Modica Ignazio Abbate.
Una festa intima, si diceva, imposta da motivi contingenti, ma alla quale era presente, idealmente, attraverso le varie rappresentanze, tutta la comunità diocesana, particolarmente legata al suo Monsignor Guccione.
La liturgia del giorno, in particolare il libro del Qoèlet, ha ispirato l’omelia del Vescovo Antonio.
“Non è vero che tutto è vano, tutto è fumo – ha detto Mons. Staglianò, prendendo lo spunto dal libro sacro – per Mons. Guccione: la sua vita, la sua esperienza, è realtà, non vanità”.
E, ancora: “Sotto il sole, c’è qualcosa di nuovo: ci sono i frutti buoni, quelli di Mons. Guccione, che costituiscono la ‘novità’ che dà senso alla sua vita”.
Una verità questa, ha proseguito, “che incoraggia tutti, perché quello che è stato possibile per lui, può essere possibile per me e per tutti: vivere, nel tempo che scorre, una pienezza divina!” E ha aggiunto: “Anche la sofferenza quotidiana – soffrire per il suo Signore – fa parte della bellezza, dell’esperienza di Mons. Guccione”. E ha concluso: “Chissà quanto perdono ha elargito in tutti questi anni! Non solo alle tante persone che si sono rivolte a lui, ma anche ai quattro Vescovi – Nicolosi, Malandrino, Crociata e Staglianò – che fedelmente ha servito nel compito di Vicario generale della diocesi”. Questo e tanti altri motivi citati nell’omelia, hanno fatto dire a Mons. Staglianò “un grazie per questa celebrazione, che lui non avrebbe voluto, un grazie per la bella testimonianza che ci ha offerto lungo tutta la sua vita”.
“Cos’è il tempo?” – si è chiesto il Vescovo Antonio, citando Sant’Agostino – prima di impartire la benedizione: “Se me lo chiedi, non lo so; se non me lo chiedi, lo so: è qualcosa d’eterno, l’Amore!”.
La benedizione apostolica di Papa Francesco, impartita attraverso il Segretario di Stato, Card. Parolin e le brevi parole di ringraziamento pronunciate da Mons. Guccione ai presenti e il suo grazie “a Gesù per la vita, la fede, la vocazione”, hanno concluso un incontro che rimarrà impresso per sempre nei cuori di tutti.