Il frutto dei laboratori al Convegno Regionale. Primo giorno: COMUNICAZIONE E SINODALITÀ

INSIEME: COMUNICAZIONE E SINODALITÀ
Laboratori
 
LABORATORIO 1
Salvo Priola – Rosario Sultana
 
Le nostre chiese locali debbono essere capaci di fare rete. Occorre riscoprire la sinodalità anche attraverso un Direttorio comune sia in ambito pastorale che morale. La speranza è il nostro futuro. Perciò formare i formatori è un punto essenziale irrinunciabile. Ripensare una chiesa più simile a quella delle origini studiando come realizzare una pastorale più unitaria e perciò più credibile. In Sicilia occorre una comunione effettiva recuperando il valore della Metropolia. È forse venuta a mancare una metodologia pastorale. Dopo questo convegno che sarà? Una priorità sono i giovani, la famiglia e formazione alla vita sociale e politica. Ritrovare e riscoprire una mentalità di collegialità uscendo dalla settorializzazione. Gli organismi regionali dovrebbero stare insieme su tematiche comuni. I Direttori regionali dovrebbero coltivare maggiori relazioni con i direttori diocesani facendo anche visite in loco. Ripensare gli incarichi regionali in un’ottica nuova non pensando solo alle ricadute parrocchiali. Bisognerebbe sollevare i direttori regionali da altri incarichi in modo da potersi dedicare più intensamente al proprio compito. Nelle commissioni regionali manca una progettualità comune.
 
LABORATORIO 2
Ina Siviglia – Giuseppe Lonia
 
Si richiede maggiore sinergia tra gli uffici Pastorali, mettendo in atto, là dove sia possibile, dei “tavoli di concertazione pastorale”, che siano di supporto al lavoro dei Vescovi e facciano da collante con le parrocchie e le foranie. Si tratta di lavorare in questo senso in vista del piano pastorale e a partire dal piano pastorale diocesano. È necessario anche un maggiore “coordinamento” di tutti gli Uffici, sia a livello diocesano che regionale, così da evitare i “compartimenti stagni” o esperienze chiuse in sé. Si rende necessaria, anche, la presenza della Consulta delle Aggregazioni Laicali negli Organismi regionali della CESi. Si chiede di riprendere la “seduta pubblica della CESi”, conclusiva, alla presenza dei vari rappresentati.
La “Collegialità”, richiede ancora molta attenzione e priorità, dentro i nostri organismi. Collegialità per un senso nuovo di Parrocchia, fatta da tutti, con la valorizzazione soprattutto degli Organismi di partecipazione, per una lettura comunitaria dei segni dei tempi.
Si è parlato di Parrocchia come soggetto sociale. Ma per fare ciò essa deve essere in grado di raccogliere le sfide del territorio e le domande della gente. Per questo sarà necessaria una solida e adeguata formazione sia del clero che dei laici. Si possono promuovere dei veri e propri “Osservatori sociali” coinvolgendo i vari soggetti sociali interessati ai problemi presi in esame (assessori, Pres. delle provincie, ecc.). Osservatori in grado di spingere non solo all’attività caritativa, ma soprattutto alla promozione sociale delle persone.
I Vescovi ci hanno detto che bisogna guardare al “Volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, documento che ci spinge al cambiamento, a renderci conto delle mutate situazioni della nostra realtà, a guardare in faccia ai problemi e a stare accanto alla nostra gente, a progettare una pastorale dinamica. Si chiede, infine, un maggiore coinvolgimento del laicato nella “corresponsabilità” fondata sulla coscienza di essere tutti parte del Corpo mistico di Cristo.
 
LABORATORIO 3
Giuseppe Savagnone – coniugi Li Pira
 
Ha molto colpito il tema della genitorialità. Occorre perciò tornare alle radici. Lavorare insieme è una esigenza imprescindibile. Occorre potenziale il lavoro degli uffici pastorali. La sinodalità ci fa guardare a come funziona il nostro corpo. I presbiteri non sono abituati al lavoro comune. Occorre dunque puntare alla formazione dei presbiteri. Gli uffici pastorali diocesani debbono riunirsi periodicamente per favorire la sinodalità. Convenire é stato bello ma occorrono anche altre occasioni di verifica.
 
LABORATORIO 4
Maurilio Assenza – Alfio Briguglia
 
La sintesi del laboratorio può essere preceduta dall’intervento finale di un presbitero: “grazie per questa occasione di condivisione, di riflessione, per questa esperienza di “cerchio fraterno” che ci è data in questo convegno. Ha colpito la relazione di dell’Agli e molti interventi sono stati suggeriti dalla sua relazione. Le parole che sono risuonate sono state soprattutto formazione alla relazione, all’adultitá e alla nuzialità, conversione e vita spirituale esichia, con riferimento particolare alla liturgia, tenerezza e misericordia, genitorialità. La formazione dei presbiteri è stata oggetto di una attenzione particolare. Finora si sono curati i presbiteri ora occorre curare i presbitèrii. Occorre che diventino luogo di comunione insieme al vescovo. Per questo ci vuole anche un vescovo diverso, meno viaggiante. Occorre più tempo per stare insieme, anche tagliando altre iniziative. A proposito di nuzialità si auspicano cammini paralleli di presbiteri e famiglie, che incarnano aspetti diversi della nuzialità. Qualcuno ha lamentato un processo di clericalizzazione dei laici e di laicizzazione dei presbiteri. Questo non giova a nessuno.
La conversione permanente auspicata deve riguardare anche gli stili di vita e le nostre relazioni, non solo con gli altri, ma anche con le cose e con la natura.
 
LABORATORIO 5
Calogero Cerami – Giuseppe La Placa
 
Sono emersi i due modelli di fraternità e sinodalità. Fare cerchio ė difficile. La passione per la relazione significa pagare un prezzo e compromettersi di persona. Significa dare attenzione agli altri. Ma siamo obbligati alla fraternità. La fraternità implica la disponibilità ad accogliere anche chi non fa parte di questo cerchio. Occorre ridefinire perciò il nostro modo di relazionarci con gli altri. Essere fratelli ė un dato, ma deve diventare un compito.
Si fa molta fatica a vivere la sinodalità. Occorre cercare un nuovo modo di viverla. Più che documenti ci servirebbero proposte concrete: proposte formative che abbraccino tutte le vocazioni e convegni tra diocesi vicine per favorire la partecipazione.