Noto: Commemorazione dei defunti 2017

Anche quest’anno la celebrazione eucaristica nel Cimitero di Noto in suffragio dei nostri cari presieduta dal Vescovo Antonio ha fornito ai numerosi fedeli presenti una preziosa opportunità per riflettere sul senso della vita. Non tanto quello legato alla nostra esistenza terrena, quanto quello proiettato nella vita che non tramonterà mai. Una vita che, come ha detto il Vescovo, possiamo già sperimentare concretamente fin d’ora. Alla luce di questa prospettiva, rafforzata dal nostro credo nella Vita eterna, il Vescovo si è chiesto: “ Chi sono i vivi e chi sono i morti?”. Da Gesù in poi, ha spiegato, è cambiato anche il nostro modo di esprimerci, il nostro stesso linguaggio. L’annuncio cristiano, infatti, “ non ci vuole ricordare che dobbiamo morire, ma che dobbiamo risorgere”. Per questo “noi non perdiamo mai coloro che amiamo, perché li amiamo in Gesù, Colui che non perderemo mai”. Alla luce del risorto, pertanto, “ i morti, ha spiegato il Vescovo, sono quei vivi cui tutti i cristiani dovrebbero agognare di appartenere” E fra questi vivi ci sono tutti quelli che sono vissuti ieri, i santi, appunto. E, allora, si è chiesto ancora Mons. Staglianò, noi chi siamo? “Siamo i morenti, coloro che camminano verso la morte e che, per questo motivo, vogliamo prepararci a vivere”. E questa vita beata, se lo vogliamo, possiamo cominciare a viverla in questa terra. Anche perché Gesù stesso ci ha prospettato questa vita: “ Io sono la vita, chi vive in me vivrà in eterno”. Per cui, ha chiarito, “ anche questo corpo corruttibile, se lo vogliamo, può diventare incorruttibile fin da questa vita”. E come, si è chiesto ancora? Anche qui arriva puntuale la Parola di Gesù appena proclamata nel Vangelo: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Di fronte a questa certezza, possiamo veramente sentirci veramente appagati partecipando solamente a qualche liturgia come fanno tanti buoni cattolici convenzionali? “Il nostro cristianesimo , ha concluso, è lì che splende, quando le tue preghiere diventano segni d’amore, quando avrai privilegiato nella tua vita i piccoli di Gesù”. Ed è lì che scoprirai “ quale sarà il tuo volto nel momento della tua morte”.