Noto – Incontro Storico alla Basilica-Cattedrale di S. Nicolò Per non dimenticare il crollo del 13 marzo 1996

 13 marzo 1996, ore 22.13: ora fatale! Un sordo tonfo e poi macerie, polvere, devastazione. Alle prime luci dell’alba del giorno dopo, tristezza e desolazione connotavano i volti di coloro che, attoniti, osservavano quel che restava della Cattedrale di Noto: la facciata sostanzialmente intatta, le pareti esterne qua e là lesionate, la cupola sbrecciata, ridotta nell’aspetto a mezzo guscio vuoto di un uovo, varie colonne collassate, il tetto crollato e ridotto a un “gran montòn de piedras”. Quest’espressione avrebbe sicuramente pronunciato Giuseppe Lanza, duca di Camastra, che l’aveva già usata allorché si trovò esterrefatto, come inviato del viceré Uzeda e plenipotenziario per la ricostruzione, dinanzi alle rovine di Noto antica, devastata dal terribile sisma dell’11 gennaio 1693.   
Già colpita dal degrado dei suoi monumenti, che ai pessimisti appariva irreversibile, Noto subiva un altro tremendo colpo al suo complesso monumentale, che si trasformò poi in salutare frustata, che guidò al recupero integrale del suo splendore di capitale del barocco.
Per non dimenticare il drammatico evento del 13 febbraio 1996, ma anche per ringraziare quanti si sono generosamente prodigati per la ricostruzione, meglio per la “resurrezione” della splendida Cattedrale, l’Amministrazione comunale di Noto, d’intesa con il Vescovo Antonio, ha organizzato il 13 marzo u.s., in occasione del XXII anniversario dell’infausto crollo, un incontro culturale, proprio nella navata centrale della Basilica Cattedrale, che ha registrato la massiccia partecipazione della comunità netina e diocesana.
Ha introdotto i lavori della serata, che ha suscitato nei numerosi presenti momenti di forte intensità emotiva, il prof. Francesco Terranova, assessore comunale alla cultura. Dopo avere evocato lo smarrimento dei giorni del crollo, ma anche l’immediato e forte impegno dell’intera comunità cittadina, in particolare degli “Innamorati di Noto”, gruppo giovanile di volontari aperto all’apporto di tutti, è intervenuto il vescovo mons. Antonio Staglianò . Puntuale l’intervento del presule, che ha spaziato principalmente sul concetto della Cattedrale come punto di riferimento costitutivo dell’identità culturale e umana della comunità netina e diocesana nel suo complesso, non solo dunque per chi si riconosce nella fede cristiana cattolica ma anche per i non credenti. Significativo il suo appello a considerare l’intangibilità della dignità di ciascuna persona, la cui vocazione è guardare in alto, al cielo, alle stelle. Cantillando alcuni passi del celebre canto natalizio, mons. Staglianò si è soffermato sul verso iniziale, “Tu scendi dalle stelle”, da riferire a Gesù Bambino, figlio del Padre Celeste, ma anche a noi tutti, creati da Dio a sua immagine e somiglianza.
Un’affermazione che il sottoscritto ha d’istinto collegato al grido “Duc in altum”, leitmotiv della Lettera apostolica di Giovanni Paolo II, “Novo Millennio Ineunte” del 6 gennaio 2001.
È stata quindi la volta del sindaco Corrado Bonfanti che, fedele al suo impegno di saggia imparzialità per il bene primario dell’intera comunità netina, lontano, come sempre, da ogni spirito di parte, ha anzitutto reso noto il suo interesse volto alla conoscenza di atti e documenti relativi al crollo del tetto e della cupola della Cattedrale, anche allo scopo di proseguire in un cammino di fertile continuità per il progresso civile e umano di tutta Noto. Ha quindi ricordato l’opera costruttiva svolta dai sindaci di Noto, a partire dall’avv. Leone, sindaco all’epoca del sinistro, ponendone in rilievo l’impegno continuo nella drammatica circostanza; citati anche i sindaci avv. Accardo e avv. Valvo per le iniziative riferite al loro periodo di mandato. Chiara la condivisione del pensiero di mons. Staglianò circa l’esplicita convinzione che nella Cattedrale la comunità netina trova il nucleo indispensabile per declinare la propria identità, guida sicura nel perseguimento dei valori di concordia e unità da ricercare con determinazione.
Giunti al clou della manifestazione, il dott. Francesco Scarnato ha provveduto alla proiezione di un suo articolato documentario, che ha avuto l’incontestabile merito di far rivivere in forma palpitante i momenti di estremo disagio, seguiti al crollo doloroso e nefasto del 13 marzo 1996. Le immagini proiettate hanno saputo cogliere, grazie all’abilità e alla sensibilità artistica dell’operatore, la portata dell’immane disastro e sono state arricchite da vari commenti dei media del tempo e soprattutto dalle commosse parole del vescovo del tempo mons. Salvatore Nicolosi, di venerata memoria, sapiente interprete dei sentimenti della gente netina. Un documento storico, quello del dott. F. Scarnato, capace di riportarci fedelmente all’atmosfera cupa susseguente all’evento. Un documento volutamente incompleto che presenta la pars destruens del disastro, in attesa di altro incontro per far conoscere la pars construens, cioè la vittoria della volontà di ripresa e la sconfitta del fatalismo, di cui Mons. Giuseppe Malandrino ha pennellato con calore i vari stadi. Nel suo intervento finale, il vescovo emerito, al quale toccò l’onere, dopo il suo trasferimento da Acireale a Noto, di seguire passo dopo passo le diverse fasi della resurrezione della Cattedrale, ha evidenziato ritardi e difficoltà, ma ha anche riconosciuto che “lo Stato è intervenuto pienamente”, bypassando la Regione Siciliana, grazie alla legge speciale sostenuta da Veltroni essendo primo ministro Prodi: “A ciascuno il suo”, ha dichiarato mons. Malandrino che caldeggiò alla Rai e in tutte le sedi idonee le tre principali motivazioni in favore del recupero del gioiello del barocco.
In primo luogo, pose in evidenza il significato della Cattedrale come luogo di culto e di fede. Mise quindi in risalto il valore dell’intera operazione di rinascita per la cultura locale, nazionale e internazionale. Dulcis in fundo, pose sul tappeto la necessità del superamento dell’atavico fatalismo in favore di un sano meridionalismo. Motivazioni vincenti, certamente apprezzate da papa Benedetto XVI che, malgrado mons. Malandrino avesse già superato il 75° anno di età, volle mantenerlo in carica: “Se la goda la riapertura della Cattedrale!”.
Toccante, infine, la preghiera finale di ringraziamento delle Associazioni dei Portatori di S. Corrado e dei Cilî, alla presenza anche di molti tra gli altri partecipanti all’incontro, nella cappella contenente l’arca del Santo Patrono, altra vivente icona dell’identità netina.