Noto. Messaggio del vescovo per la morte del bambino di Rosolini

Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, profondamente colpito dalla tragica morte del piccolo Evan, il bambino di 21 mesi di Rosolini deceduto in condizioni sospette al vaglio degli inquirenti, rivolge un messaggio alla comunità diocesana.
“Assicuro la mia vicinanza ai familiari, chiedo al Signore, ricco di misericordia e giusto, di convertire i cuori di chi si è macchiato di questo efferato delitto, invito i figli della mia amata comunità diocesana di Noto alla preghiera e alla riflessione su quanto accaduto. Dio ci spinga a operare sempre bene, a favore dei piccoli e dei deboli” scrive il vescovo nel suo messaggio, auspicando che si faccia sempre più e sempre meglio – come già avviene in diocesi con l’ufficio diocesano per le Fragilità – a favore dei soggetti più deboli e vulnerabili, spesso vittime di violenze che si consumano – sovente nell’indifferenza generale – entro le mura domestiche.

Di seguito il messaggio del vescovo:

Carissimi,

la morte del piccolo Evan mi ha profondamente scosso. Non è facile trovare parole che consolano e indicano la via della speranza, per non permettere che questi drammatici episodi accadano ancora. Non è un caso isolato il tragico epilogo della morte di bambini che, dopo un maltrattamento e un abuso, ritroviamo non solo pieni di ferite, ma uccisi dalle stesse mani che dovrebbero proteggerli, curarli, amarli.
Evan, come tutti i piccoli del Signore, sono i suoi prediletti, sono figli suoi e se Dio è Padre e Madre, li ama di un amore immenso, sconfinato.
Dio non farebbe mai del male ai suoi figli anche quando, secondo logiche umane, meriterebbero castighi e punizioni. Dio, il nostro Dio non punisce mai, non odia mai, non castiga mai. Non provoca lividi e ferite, lenisce e cura, protegge e difende tutti, con una particolare predilezione per chi non ha voce e ascolta il pianto e il grido di chi si trova in pericolo.
“La famiglia, custode privilegiata del dono della vita, sia anche luogo fondamentale di educazione al rispetto del grande dono del creato” (Papa Francesco).
Quello che è accaduto è scaturito – i fatti saranno accertati più accuratamente dagli organi preposti -, da una situazione di fragilità e precarietà emotive che sono state taciute, con prevaricazioni e risolutive scelte violente.
Una fragilità nella fragilità che può generare in un batter di ciglia un’assurda violenza.
Ci chiediamo, in queste situazioni: non è nella fragilità che le nostre Comunità ecclesiali devono intervenire?
Abbiamo bisogno di “Samaritani in strada”, “sentinelle vigili e attente” che sappiano fermarsi sul ciglio della strada e intercettare i dolori e le vicende dei malcapitati e indirizzarli in ambienti di cura e di protezione. Certo sono consapevole che non è sempre possibile e realizzabile.
È però una sfida e una permanente esigenza per dare virilmente i segni dell’amore di Dio per il suo popolo attraverso i suoi operatori nell’Amore.
La famiglia, in profonda crisi di identità, ha necessità che i suoi membri siano, oltre le parole, sostenuti e guidati e i figli abbiano la garanzia di essere in sicurezza anche all’interno di essa: “tanti bambini orfani con genitori vivi”, non è uno slogan, ma un richiamo forte a un impegno che vede tutti, comunità ecclesiale e società, coinvolti a non ridurre un fatto così grave, come quello del piccolo Evan, a un fatto di cronaca.
Assicuro la mia vicinanza ai familiari, chiedo al Signore, ricco di misericordia e giusto, di convertire i cuori di chi si è macchiato di questo efferato delitto, invito i figli della mia amata comunità diocesana di Noto alla preghiera e alla riflessione su quanto accaduto. Dio ci spinga a operare sempre bene, a favore dei piccoli e dei deboli.
Mi permetto di ricordare che in Diocesi, da anni, è presente l’Ufficio pastorale per le fragilità e il disagio sociale con un indirizzo particolare per i minori e le persone vulnerabili che è a disposizione per qualunque esigenza e richiesta di aiuto.
Vi benedico nel Signore Gesù, nostra unica speranza,

+Antonio, vescovo