«La morte di mons. Kataliko ci ha tutti profondamente commosso. Questi sentimenti, che sono diventati partecipazione corale della nostra Chiesa netina al dolore della Chiesa di Butembo e Bukavu, sono uno dei frutti del gemellaggio firmato sull’altare da mons. Kataliko e da me il 21 aprile 1988 e continuato dai carissimi mons. Malandrino e Melchisedech, vincolo di carità fraterna ed esperienza profonda e concreta di cattolicità: esperienza profonda in quanto comunione tra Chiese, oltre il succedersi dei pastori e delle persone; esperienza concreta, per la “nota” particolare che ogni persona ha dato a questa sinfonia di fede, di speranza e di amore.
E – ora che non è più tra noi – la “nota” di mons. Kataliko risplende in tutta la sua bellezza e diventa eredità da accogliere e da far fruttificare con amore.
E’ la “nota” del pastore fedele, che ha condiviso l’impostazione che fin dall’inizio abbiamo voluto dare al gemellaggio, alla luce del Concilio Vaticano II: una comunione che coinvolgesse le due Chiese nella loro interezza e non solo al vertice o nelle comunicazioni particolari; una comunione che si esprimesse nella reciprocità dello scambio; una comunione anzitutto pastorale, per convertirci alle cose essenziali della fede.
E’ la “nota” del pastore buono, che ha avuto sempre cura del suo popolo, già come vescovo di ButemboBeni e ancor più passando alla diocesi di Bukavu, dopo il martirio del suo predecessore, facendosi talmente uno con la sua gente da portare su di sé – nella “sua carne” – il dolore e l’angoscia, fino a vivere l’amara esperienza dell’esilio e fino a una morte prematura alla quale certamente non è estranea la grande sofferenza di questi anni.
E’ la “nota” del pastore che sa diventare profeta, denunciando con coraggio l’ingiustizia e chiamando per nome i responsabili – comprese le potenze de nostro Occidente sazio e prepotente – e annunciando – in un contesto di grande violenza, le esigenze del Vangelo della pace e della riconciliazione.
Sono note che noi dobbiamo ora accogliere e saper far risuonare nell’ordinarietà della nostra vita, nel rinnovato impegno a far sentire più alta la nostra voce di fronte ai potenti di questo mondo che opprimono e spadroneggiano, nel cercare insieme a tutti la giustizia e la pace, nell’intessere sempre più i legami di amore che scaturiscono dal nostro gemellaggio, tutto operando nell’attesa del regno che invochiamo insieme ai poveri della terra e in cui pensiamo gia mons. Kataliko e quanti hanno offerto se stessi per amore dei fratelli, nella speranza di esservi un giorno anche noi e di poter gioire insieme nell’ora del compimento della vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato.
Ci accompagni Maria, donna del grande soffrire, ma anzitutto dell’intrepida e tenace speranza, Scala del paradiso e regina dei santi».
+ Salvatore Nicolosi, Vescovo Emerito di Noto