Portopalo. Emergenza immigrati! Una comunità capace di accoglienza e condivisione

L’hanno ribattezzata “Operazione regala un sorriso”. L’ emergenza sbarchi in provincia di Siracusa ha portato, nel solo territorio di Portopalo, oltre duemila migranti, con una notevole componente di minori non accompagnati affidati, come previsto dalla legge, ai servizi sociali del comune dove si registra l’approdo. La comunità portopalese, grazie alla piena collaborazione tra la Parrocchia San Gaetano e l’Amministrazione comunale, è impegnata nell’ accoglienza e assistenza ai giovani somali, ospitati all’interno dell’ oratorio parrocchiale Don Bosco di via Tasca. Il parroco, don Gianluca Manenti, ha coinvolto il Gruppo Scout e la Misericordia che, insieme ai volontari di protezione civile, stanno assicurando nel modo migliore questo servizio. “Sono giorni molto impegnativi da un punto di vista umano, civile e cristiano – dichiara don Manenti – per la presenza dei giovani migranti somali approdati qui via mare. La comunità locale risponde, come sempre, molto bene e noi garantiamo quella forma di controllo per evitare imprevisti poco piacevoli che possono verificarsi allentando l’attenzione”. Nei giorni scorsi, infatti, il parroco è  intervenuto all’oratorio per la presenza di un giovane somalo che si  era ubriacato. “Chiariamo subito – aggiunge il parroco di San Gaetano –  che si tratta di persone libere di muoversi. Purtroppo, qualche  imbecille ha dato delle bevande alcoliche ad uno dei migranti che,  giunto all’oratorio è andato in escandescenza. Tutto è poi tornato alla  normalità”. Il parroco sottolinea la grande collaborazione degli agenti
del commissariato di polizia di Pachino, a cominciare dal dirigente,  Paolo Arena. Momenti di serenità si sono registrati nel tratto di mare  antistante l’Isola di Capo Passero, complice la bella giornata di sole.  Tra i migranti c’è Omar che indossa una maglia dell’Asd Portopalo, la  società calcistica locale che milita in terza categoria. Chissà, magari si tratta di un potenziale nuovo Balotelli. Nei loro occhi, tuttavia, il velo di tristezza e sofferenza è ben visibile. “Abbiamo raccolto –  aggiunge don Manenti – la disperazione di una madre che, lungo la  traversata ha perso il figlio di quattro anni, buttato in mare. Alcuni adolescenti ci hanno detto che, già a tredici anni, sanno usare il kalashnikov. La condivisione è soprattutto nel sapere ascoltare le loro  storie”. Nel gruppo si sono aggregati anche due neonati, di quattro e sei mesi. Dopo lo sbarco, la corsa ed il ricovero all’ospedale di Noto per accertamenti medici. Dopo alcuni giorni sono stati restituiti ai
genitori, che si trovavano già a Portopalo, ospitati, insieme al resto del gruppo, all’oratorio parrocchiale, diventato il punto di riferimento del sistema di accoglienza locale e che sta garantendo un buon livello di assistenza, pur con tanti sacrifici. Il Comune di Portopalo, con oltre duecento minori in carico, supera persino Lampedusa. Uno sforzo notevole anche da un punto di vista economico, non potendo contare, almeno in questa fase, in alcun aiuto da parte
dello Stato e della Regione Siciliana. L’arrivo dei due piccolissimi ospiti ha mobilitato ulteriormente i volontari del Gruppo comunale di protezione civile di Portopalo che si sono dati da fare per trovare cibo e indumenti adeguati ai due bambini. L’oratorio adibito in centro di accoglienza vivo e dinamico grazie alla disponibilità di don Manenti, dove si cena tutti insieme, si organizzano escursioni nella vicina spiaggia di Scalo Mandrie, proprio di fronte l’Isola di Capo
Passero e, quando capita, dove è possibile anche tirare quattro calci ad un pallone nel campetto interno. “Accogliamo con criterio e grande attenzione, – afferma il parroco – non basta garantire un posto dove collocare i migranti, è necessaria la collaborazione della comunità locale per evitare che i giovani ospiti somali rimangano in balia anche di situazioni poco piacevoli. Un grande plauso va ai volontari che garantiscono un servizio ininterrotto”. In serata si rilegge un passo
del Vangelo: ero straniero e mi avete accolto.