Scicli. Il vescovo Staglianò evangelizza cantando

Scicli-Un primo timido, ma convinto, “cantillare” durante le Omelie, poi l’idea diventa qualcosa di più. Una “Pop Theology” per annunciare il Vangelo in parole e musica. O meglio la ferma convinzione che, evangelizzare passando attraverso un modo nuovo di parlare con i giovani, si può. Parlare come? Se non con il loro linguaggio, il linguaggio delle canzoni che gli stessi giovani amano cantare? Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, don Tonino vescovo come tutti lo chiamano, parla ai giovani con alcuni brani fra i più gettonati dai teenagers. Il suo modo di parlare, di dialogare con chitarra alla spalla, lo si incontra su Youtube e sui social network. E’ virale. Scuote i giovani con le canzoni di Noemi, Nek, Mengoni, Francesco Gabbani, Renato Zero, Patty Pravo ma anche con brani di poeti e scrittori, da Leopardi, con il suo “Infinito”, a Pirandello. Poesie e non canzonette. Anche ai meno giovani piace questo modo di parlare, di evangelizzare, lontano dalle sagrestie e vicino ai bisogni, alle sofferenze di ogni giorno, alla carità più prossima nel dono dell’amore di Gesù guerriero. Il progetto, quello di Staglianò vescovo, ha mosso i suoi primi passi nell’aprile del 2015 a Scicli la stessa cittadina iblea dove a fine gennaio ha “incantato” il numeroso pubblico che ha fatto da spettatore al cine-teatro Italia pieno in ogni ordine e posto in un’iniziativa

promossa dalla comunità “Eccomi”. Sul palco, per lo spettacolo “L’amore ha vinto, vince e vincerà”, con don Tonino i giovani delle Cellule di Evangelizzazione che fanno capo proprio alla “Eccomi” coordinata da Marilena Tasca. Sul palco anche la Maestra di musica e canto Lina Pluchino che lo segue da circa tre anni. Il pastore della chiesa netina ha parlato con il linguaggio della musica, cantando ma anche parolando. Parole che hanno raggiunto il cuore anche dei più severi agnostici ai quali, nella penombra del cinema sciclitano, qualche dubbio è nato. Eccome. Soprattutto quando ha parlato di “cattolicesimo convenzionale” che fa male alla gente ed indicando, come strada maestra, per il cristianesimo cattolico, quella di smarcarsi dal “cattolicesimo convenzionale” per vivere in maniera autentica, prossima alla gente, nella gioia e nella sofferenza. Un cattolicesimo cristiano “in uscita” a dirla con Papa Francesco che più volte ha nominato sul palco indicandolo come esempio. Non vuole “astemi in coma etilico” (da Francesco Gabbani) don Tonino vescovo. Forse ce la farà, se continua su questa strada. I giovani cantano ed il monsignore, lui che non vuole essere chiamato monsignore, parla, commenta, spiega: la serata è un crescendo di emozioni e di riflessioni, di stimoli a stare lontano da chi costruiscono mura anziché i ponti della fratellanza e dell’accoglienza, a fuggire coloro i quali trasmettono messaggi di disamore, ed ancora a fuggire la moda dell’ipermercato che omologa e non unisce, anzi annienta. Ma chi è monsignor Antonio Staglianò, vescovo della Diocesi di Noto dal 2009? Prete dal 1984 con laurea in teologia alla Gregoriana e studi in Germania ed all’Università statale di Cosenza; assistente diocesano della Federazione universitaria cattolica italiana, parroco, vicario episcopale e direttore dell’Ufficio cultura nella sua diocesi natale di Crotone. Poi direttore e docente dell’Istituto teologico calabro con insegnamenti anche alla Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale di Napoli ed all’Istituto di scienze religiose di Crotone. La sua storia parla di corsi di teologia anche alle Università Urbaniana e Gregoriana di Roma. Nel 1997 diviene teologo consulente della Conferenza episcopale italiana per il Progetto culturale fortemente voluto dall’allora presidente, il cardinale Camillo Ruini. E’ Benedetto XVI a nominarlo, nel 2005, uditore al Sinodo dei vescovi sull’Eucarestia. Nella sua diocesi, fra il suo gregge, è amato e non disdegna di affermare che “queste canzoni, nell’attimo in cui intercettano dimensioni dell’umano dell’uomo, appartengono al Vangelo ed alla sua predicazione. Evangelizzare con questa nuova cifra comunicativa perché sull’amore si gioca il gusto della vita ed un futuro migliore per tutti”. Dal palco del cine-teatro Italia, a chiusura, l’emozionante terzo registro di questo progetto: comporre, musicare e comunicare. Nel concreto? La canzone “Nel vuoto di te”, con sottotitolo “l’amore è più forte della morte”, scritta dallo stesso don Tonino vescovo per la morte del padre e del fratello, e dedicata a Giusy, una giovane signora di Scicli morta nello scorso mese di dicembre per un male incurabile.

Una canzone sul tema della morte, morte che è resurrezione. E poi il messaggio: “Il vostro vescovo non è un cantante che si esibisce ma un predicatore che vuole annunciare il Vangelo”. E lo fa, lo fa veramente per come, da spettatori, abbiamo visto volti illuminati, sentito scrosci di mani ed odore di un nuovo modo di evangelizzare.