V anniversario di ordinazione episcopale del nostro Padre Vescovo

 Nella ricorrenza del 5° anniversario di Consacrazione Episcopale del nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, la comunità diocesana si è stretta attorno al suo pastore, elevando al Signore il ringraziamento per questi anni di ministero nella Chiesa netina. Una solenne Eucaristia è stata celebrata nella Chiesa Madre di Rosolini; presente alla Celebrazione anche il Vescovo eletto di Piazza Armerina, figlio della nostra Diocesi, Mons. Rosario Gisana, che il prossimo 5 aprile sarà consacrato Vescovo nella Cattedrale piazzese. Presenti anche numerosi presbiteri e diaconi, il Seminario Vescovile e tanti fedeli giunti dalle diversi parti della Diocesi.
Mons. Vescovo ha rivolto un sentito saluto al Vescovo eletto di Piazza Armerina, manifestando la gioia per la sua elezione, definendola come “il dono più bello di questi 5 anni di Episcopato”. Nella solennità di San Giuseppe, Mons. Staglianò ha ricordato la grande figura di colui che è stato il padre putativo di Gesù, custode del Figlio di Dio; la sua paternità è esemplare ed è modello per quanti nella Chiesa sono chiamati ad essere “padri”. Ma come si diventa “padri”? “Si diventa padri – ha affermato Mons. Staglianò – nell’unica Paternità: quella di Dio”. Questa Paternità nella Chiesa, deve dunque diventare, ha proseguito ancora il Vescovo, “segno, sacramentum della misericordia di Dio”.
Mons. Staglianò, rivolgendosi ancora al Vescovo eletto Gisana, ha osservato che l’esercizio di questa Paternità per un Vescovo impone un cammino arduo, che è quello della Croce, cioè dell’amore donato, gratuito, dell’amore che è sofferenza, come doglie di parto, per la gestazione dei figli di Dio, nel grembo sempre fecondo della Chiesa: “generare figli a Dio, nel figlio Gesù: ecco la Paternità di un Vescovo”.
Mons. Staglianò ha voluto dichiarare con forza la sua Paternità verso la porzione del Popolo di Dio affidatagli, che passa anche attraverso i limiti e le miserie dell’uomo fragile, che per questo è chiamato a continua conversione; inoltre, ha proseguito ancora, perché il Vescovo sia padre è necessario “che il fedele lo percepisca tale e che quindi pure lui si converta ad essere figlio”. Ma come si diventa “figli”? Quando si vive la figliolanza divina del Figlio nel Padre: “convertirsi ad essere figli nel Figlio”. Così c’è autentico riconoscimento della Paternità del Vescovo, nel “Sacramento” che egli è della misericordia di Dio.
“Bisogna guardarsi con gli occhi di Dio – ha sollecitato Mons. Staglianò – guardatemi come mi guarda Dio”. Con queste parole il Vescovo ha parlato ai suoi figli, “guardiamoci nella fede”; proprio questa fede, che ci fa maturare lo sguardo stesso di Dio per vedere gli altri come li vedrebbe Lui, ha animato e sostenuto questi 5 anni di ministero a Noto del nostro pastore, che ha confidato ai presenti la preghiera che lo accompagna dal giorno dell’Ordinazione Episcopale, quella di Charles De Foucauld: “Padre mio, mi abbandono a te”. “Il Vescovo – ha detto ancora Mons. Staglianò – deve affidarsi a Dio nell’obbedienza della fede”. In questa fede il Vescovo diventa padre, “amando e soffrendo”, gestando nuovi figli nella Chiesa. Queste le gioie e le fatiche di un pastore, questo l’appassionato servizio del Vescovo Staglianò alla Chiesa che è in Noto: “mi sono sforzato di servire, di predicare sulla necessità di rimanere umani”. “Restare umani” la tenace esortazione del Vescovo in questi anni di sapiente magistero, capaci cioè di amare, di manifestare il volto bello di figli fatti a immagine e somiglianza di Dio, ma ha avvertito Mons. Staglianò “senza Gesù facciamo fatica a rimanere umani”. Nel bilancio di questo primo lustro di ministero a Noto, Mons. Vescovo ha ricordato pure il suo diuturno impegno per una maggiore comunione presbiterale e con il Vescovo, per una maggiore sinergia pastorale tra le comunità parrocchiali, per attivare azioni concrete di carità e di solidarietà contro le tante povertà che travagliano il nostro territorio. Inoltre ha ribadito il grande bene che vuole ai suoi confratelli presbiteri e a tutto il popolo santo di Dio. Richiamando infine l’attuale impegno della Visita Pastorale, ha dichiarato come questa esperienza gli stia facendo gustare la gioia di stare in mezzo al gregge, con “l’odore delle pecore”, toccando pure con mano il dolore e la speranza di tanta gente. Al nostro Vescovo assicuriamo il sostegno della preghiera e la docilità dei figli. Auguri Padre!
 
Gli auguri del Vicario generale a nome della comunità diocesana
 
Eccellenza Carissima,
il quinto anniversario della sua consacrazione episcopale è una rinnovata opportunità per manifestarle coralmente la nostra gratitudine e il nostro affetto per il suo prezioso ministero tra noi: Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Religiose, Consacrati, Seminario, Laici delle nostre comunità parrocchiali e delle Aggregazioni laicali.
L’opuscolo che abbiamo progettato nella ricorrenza di questo primo tratto di strada condiviso con lei vuole ripercorrere il suo ricco magistero e le prospettive e scelte pastorali che ha voluto indicare alla sua e nostra amata chiesa di Noto. Un segno semplice e uno strumento concreto e agile per aiutarci a fare memoria di tale prezioso patrimonio da non confinare negli archivi degli uffici parrocchiali ma da far diventare stimolo e fermento per le nostre comunità.
In questi cinque anni ha rivolto una particolare attenzione anzitutto al presbiterio, basti pensare alle quattro lettere indirizzate ai presbiteri, nella consapevolezza che tra i primi compiti del vescovo si annovera la cura spirituale e culturale del clero nonché la comunione del presbiterio con la consapevolezza che soltanto l’amore ci rende cristianamente credibili (Cfr Seconda Lettera ai Presbiteri). Stare insieme, vivere insieme, lavorare insieme è stata la sua costante consegna al nostro presbiterio e alle nostre Comunità.
Con la lettera pastorale sulla Misericordia di Dio ha voluto tracciare il cammino pastorale unitario che ci ha permesso di ripensarci come chiesa che, raggiunta dalla magnanimità di Dio attraverso la sua Parola, l’Eucaristia e i Poveri, diventa tra gli uomini e le donne del nostro territorio segno e fermento di relazioni autenticamente evangeliche capaci di incidere nel tessuto sociale.
Momento culminante del suo ministero in questi anni di presenza a Noto è stata ed è la visita pastorale pensata come tempo di conversione e di grazia, di ascolto e di incontro, di rinnovamento spirituale e di slancio missionario per una chiesa capace di rivelare il volto misericordioso di Dio e la bellezza e la verità della fede. Ne abbiamo già colto i frutti nei due Vicariati di Pozzallo e Ispica dove la visita pastorale si è già conclusa.
Stando tra la gente durante la visita pastorale, specialmente nell’incontro nelle famiglie, con gli ammalati e nei colloqui personali, ha avuto la possibilità di percepire la fede semplice ma radicata e vivace della nostra gente. Così incontrando le comunità le ha confermate e spronate a pensarsi fuori dal recinto, inviate tra la gente, nelle strade dove gli uomini vivono, soffrono e gioiscono per esprimere il volto di una chiesa più estroversa, forte solo del vangelo di Cristo.
I segni concreti della carità, quelli che lei ama chiamare “fatti di Vangelo”, prendono sempre più forma e corpo nei diversi progetti di solidarietà come gli ultimi in ordine di tempo che saranno il centro di accoglienza di Valverde a Scicli e il villaggio del “Magnificat” dell’Associazione Papa Giovanni XXIII a Modica.
Certi di interpretare i suoi sentimenti filiali, vogliamo rivolgere un deferente pensiero ai suoi adorati genitori e specialmente a suo papà in questo tempo provato dalla sofferenza, con l’augurio di una pronta guarigione e ripresa .
Il Cristo Signore continui ad essere la sua forza e la sua speranza; lo Spirito santo conforto e luce; il popolo santo di Dio a lei affidato che è a Noto sua corona e gioia.
Mons. Angelo Giurdanella