«COME IL BUON SAMARITANO»

Omelia in occasione delle esequie di Don Vincenzo Rametta. Piazza Oratorio Carlo Acutis - Avola
05-05-2025

Carissimi fratelli e sorelle,

carissimi sacerdoti e diaconi, mons. Ignazio Petriglieri, Vicario Generale, don Rosario Sultana, vicario foraneo, don Marco Rabito, parroco del Sacro Cuore, religiosi e religiose, cari seminaristi, gent.mi Signori Giuseppe Gambuzza e Rossana Cannata, Sindaci di Pachino e Avola, autorità civili e militari, ci ritroviamo in questa piazza per dare l’ultimo saluto, il nostro arrivederci, a Don Vincenzo Rametta che il Signore ha chiamato a Se, nella gloria e nella luce della Liturgia celeste.

Carissimi familiari, vi siamo vicini con la nostra preghiera e il nostro affetto. Un abbraccio particolare ai nipoti Ivana e Samir, Lorenza e Salvatore, Elisa e Francesco e ai pronipoti Emanuele, Michele, Giuseppe, Liliana, Ludovica e Nicolò.

Carissima Paola, l’improvvisa scomparsa di papà Corrado e mamma Lina, che oggi ricordiamo al Signore, ha segnato la vostra vita. Un duro colpo che ha provato l’animo di tuo fratello Vincenzo che, con la fede e la vostra vicinanza e quella di tanti amici e parrocchiani, ha accettato e superato.

Con la preghiera vogliamo affidare la sua anima al Signore che lui ha servito e amato nella sua vita di uomo, di cristiano e di sacerdote. Eleviamo un ringraziamento corale al Signore per il dono che è stato per la chiesa di Noto e per la sua profonda passione per il Vangelo dei piccoli e degli ultimi che con premura ha protetto e amato, direi quasi venerato.

Queste sono state le strade di don ‘Nzino Rametta, le strade di Avola e di Pachino, di Noto e dell’intera Diocesi dove ha vissuto intensamente il suo essere sacerdote di Cristo, dove ha celebrato i Santi Misteri e incarnato realmente le opere di misericordia corporali e spirituali.

Nato ad Avola il 5 settembre del 1950 è stato ordinato sacerdote il 15 aprile 1976 insieme a don Mario Martorina, don Pippo Amore, Don Aldo Modica e don Gianni Marina. Nel 1968 conseguì il Diploma Magistrale e nel 1974 il Baccellierato in Sacra Teologia. Ha svolto il ministero sacerdotale tra Avola e Pachino, in modo particolare al Sacro Cuore, a San Francesco di Pachino e al Sacro Cuore di Avola. Una brevissima parentesi al Sacro Cuore di Gesù a Pozzo Cassero. È stato delegato episcopale della Caritas, vicario foraneo di Pachino e membro della Commissione Ordini Sacri.

Il Cuore di Cristo lo ha reso mite, premuroso e benevolo con tutti. Grande lavoratore nella vigna del Signore, ha avuto parole di consolazione per ogni persona che incontrava, un caloroso sorriso per gli ammalati e con i confratelli sacerdoti accolse, con moderazione e prudenza, almeno lui, le istanze e le prospettive pastorali del Concilio Vaticano II e del secondo Sinodo della nostra Diocesi.

Don ‘Nzino Rametta è stato un uomo in cammino e, nel farsi pellegrino di vangelo vivo, è riuscito, incarnando il cuore del Vaticano II, a condividere le fatiche e le gioie, le sofferenze e le speranze di tanti fratelli e sorelle che ha incontrato lungo la sua strada. Anche se da giovane, con l’Avola calcio, preferiva giocare in difesa, da sacerdote amava gli spazi in avanti non per offendere ma per trovare vie nuove per donare a tutti la fonte della gioia: Cristo Signore.

È un sentire comune che viene fuori da tante vostre testimonianze: ‘Nzino fino alla fine trasudava dello spirito del Buon Pastore e con le parole del compianto Papa Francesco possiamo affermare che lui «ha offerto riparo al suo gregge, rispetto al quale ha preso posizione davanti, in mezzo e dietro. È stato un passo avanti, perché come il profeta ha scrutato l’orizzonte per vedere la strada. Un passo indietro, come il custode che guarda le spalle del proprio gregge. È stato in mezzo, perché lì ha preso veramente l’odore delle pecore». Benedetto «odore delle pecore»!

La pagina evangelica che abbiamo proclamato ci presenta la fede, l’operato e il volto di Don Vincenzo. «Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui» (Lc 10, 33-34).

In ogni occasione don Vincenzo seppe annunciare la Parola con il fascino e il fuoco di chi ha voluto trasmettere la fede, la speranza, la carità vivendo da discepolo della Parola. Ai suoi parrocchiani ha sempre inculcato la venerazione per le Sacre Scritture e la conoscenza del testo sacro.

Don Vincenzo ci ha parlato di vita con la sua vita, ci ha parlato di fraternità con il suo «amare» concretamente e, facendosi «tutto a tutti» ha scritto una bella pagina di storia della Chiesa di Noto. Con l’intero presbiterio ha vissuto sempre in unità, mai alzando sterili polemiche. Ha costruito l’unità con tutto se stesso.

Sacerdote mite, buono, colto, uomo di grande preghiera e di vera lungimiranza pastorale, umano e costruttore di vere relazioni.  Il suo ministero è stato caratterizzato da un generoso servizio al popolo di Dio coltivando una piena e matura comunione con i Vescovi che ha incontrato sul proprio cammino. Insieme a don Marco, suo successore qui in parrocchia, ha dato testimonianza di vera comunione presbiterale!

«La carità è magnanima, benevola, non invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, cerca la giustizia e la verità».

La sua azione pastorale si è ispirata ad un pezzo di strada. Perchè Cristo è la «via». E per lui la strada divenne luogo di vita, di incontri, di sguardi amichevoli e di vera carità. Senza fare distinzioni.

Sulla strada che da Gerusalemme va a Gerico ha scorto i fratelli bisognosi di amore, di una briciola di attenzione e di un futuro certo. Per questo dal suo cuore grande, insieme ai diaconi Mario Poidomani e Giuseppe Vassalli e tanti altri compagni di viaggio ha dato il via al «Dopo di noi» e all’«Agape» espressione caritativa della comunità parrocchiale.

Dalla sua lezione di vita riusciamo a capire che il vangelo può diventare veramente carne e storia di vita concreta.

«Passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione». Il senso vero del sacerdozio non solo accorcia ma annulla le distanze: sia nei confronti di Dio perché siamo nel Suo Cuore sia nei confronti degli altri perché lo stare accanto muove da dentro il cuore e le viscere. Con spirito di paternità e maternità si è accostato a tutti.

«Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino»: difficilmente la carità si vive “da remoto”. La carità è presenza, è silenzio, è condivisione e quando la si esercita non si ha paura che si sporchino le mani. E lui c’era sempre. Anche per le cose più umili.

«Poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò ad una locanda e si prese cura di lui».

La sua esperienza pastorale in parrocchia è stata declinata sempre al plurale non solo perché, obbediente allo spirito conciliare, ma perché ‘Nzino ha preferito la Parola del Signore a navigazioni solitarie.

A motivo della sua profonda paternità il sogno di una casa-famiglia per i prediletti del Signore divenne realtà. Credo che per una comunità parrocchiale la presenza di una «locanda della carità» costituisca il raggiungimento di un traguardo che non abilita a ricevere trofei o riconoscimenti ma a mantenere la fede viva e operosa.

Don Vincenzo, infine, ha vissuto quella forma di povertà estrema che è la malattia: ha lottato, ha conservato la fede, anzi questa le ha dato sempre coraggio e speranza. In lui abbiamo visto realizzarsi la parola delle beatitudini: «beati quelli che sono nel pianto, che sono nella sofferenza, nella malattia, perché saranno consolati».

Unito alla Passione di Cristo, mediante la prova della malattia, affrontata nella forza della speranza cristiana, ha dato alla Chiesa di Noto una luminosa testimonianza abbandonandosi fiduciosamente nelle mani di Dio e alla materna protezione della Vergine Maria, Scala al Paradiso. Ringrazio i familiari e tutti i confratelli sacerdoti che lo hanno sostenuto e incoraggiato.

Custodiamo cara la testimonianza di vita di don Vincenzo: è stato e continua ad essere sale e luce per noi… Arrivederci Nzino! Dal cielo prega per noi! Con te la comunità diocesana perde un sacerdote secondo il Cuore di Cristo!