«FARSI STRADA»

Omelia in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore Basilica Cattedrale – Noto
06-01-2025

Carissimi fratelli e sorelle

Oggi è un giorno speciale! Per coloro che amano mettersi in cammino e sognano di raggiungere la meta, il traguardo di una vita. Ci si mette per strada, luogo di incontri, forse anche scontri, luogo di relazioni, per disegnare sul quadrante della propria esistenza le ore più importanti e decisive.

La strada, nella Scrittura, è il luogo dove si incrociano i passi di Dio e dell’uomo. La Bibbia racconta storie di grazia e di peccati, di misericordia e di santità. Gli antichi latini ci hanno insegnato che «in medio stat virtus». Ma per Dio non è così. «Perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io ti vomiterò dalla mia bocca» (Ap 3,16).  Dio lo si incontra o lo si rifiuta, lo si riconosce o lo si tradisce per sempre.

Tutto in un incontro: di gioia o di dolore. «Segno di contraddizione!» (Lc 2,34). La Scrittura ci dice che Dio abita la strada, sceglie i sentieri degli uomini e vi prende dimora. «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). La storia degli uomini si costruisce lungo i sentieri della vita quotidiana.

La strada ci porta verso la conoscenza del mondo e degli altri ma è anche vero che la via a volte è segnata da «ferite visibili» o da pagine dolorose che rendono l’anima cupa e tenebrosa. Sulla strada, la nostra e quella degli altri, trova cittadinanza l’infinita «via crucis di fallimenti» e sconfitte che ogni giorno l’uomo vive sulla propria pelle: «la carne ferita di Cristo».

Così fu per i santi Magi. Epifania significa manifestazione, apparizione, rivelazione. Epifania si riferisce alla manifestazione di Gesù Cristo in questa terra, al mondo, alla umanità.
Il termine Epifania indica il piano rivelatore di Dio. La famosa lettera agli Ebrei lo indica molto bene. «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. (Eb 1, 1-2)

Gesù manifesta ai magi venuti dall’Oriente la sua vera identità di Figlio di Dio, Salvatore, Messia; identità che sarà veramente visibile solo con la sua morte e risurrezione. Per questo oggi si è annunciata la data della Pasqua, come a dire che tutto il tempo è centrato sul mistero di Gesù morto e risorto. Il Golgota è il cuore della storia umana. Lui è venuto per salvarci, è venuto per quella «ora» (Gv 2,4).

Una stella luminosa porta alla casa dove si trova il Bambino in braccio a sua madre, una stella vista dai magi, annunciata dall’oracolo di Balaam: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino:
Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele,
spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set» (Num 24,17). «Luce delle genti» (Lc 2,32), come dirà Simeone riferendosi a Gesù; «luce che vince le tenebre» (Gv 1,5), come canta il Prologo di Giovanni. Anzi, «la sua luce era la vita degli uomini» (Gv 1,4). E Gesù dirà: «Io sono la luce» (Gv 8,12).

La Chiesa, nella sua professione di fede, lo proclama: «Luce da luce». Ecco il grande annuncio dell’Epifania: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 60,1).

I magi vengono da lontano. Fanno un cammino reale. Hanno messo in movimento piedi e gambe, mente e cuore. Ultimi ad arrivare al nostro presepio, preceduti da tanti altri che camminano verso Gesù: Giovanni ed Elisabetta, che danzano di gioia davanti alla madre del Signore che porta in grembo il Figlio dell’Altissimo, l’Emmanuele; Simeone e Anna, che prendono tra le braccia Gesù e lo proclamano «Luce delle genti, gloria d’Israele» (Lc 2,32»; i pastori, che vanno a Betlemme per vedere il Salvatore, Cristo Signore. E ora i magi che lo adorano come Re Messia.

La scena di Betlemme è affollata da persone disprezzate, è la scena degli ultimi della storia. Elisabetta è una donna sterile, Giovanni un profeta inascoltato, i pastori rozzi custodi di animali, i magi astrologi pagani… Ma hanno in comune il Cielo. La vera Patria, la Casa di Dio. Sognano l’immensità della vita, l’immensità di DIo. Elisabetta e Giovanni, Simeone e Anna, riconoscono il Messia non perché colti, ma perché mossi dallo Spirito Santo. I pastori giungono a Betlemme non perché sono buoni e pii, ma perché obbediscono alla voce degli angeli. I magi non sono partiti dalla loro terra per spirito d’avventura – permettetemi di dire …una sorta di indiana jones della prima ora – ma perché videro la stella e le sono stati fedeli. Al loro desiderio di mettersi in cammino corrisponde il farsi trovare del Signore. Il Signore si manifesta a quelli che lo cercano.

Il teologo gesuita francese Yves Raguin così pregava: «Tu Signore, ti doni al povero che ti cerca, a chi si fa povero per trovarti». La ricerca di Dio esige un esodo personale, faticoso, a tratti anche doloroso, perché bisogna mettere in questione se stessi, le proprie convinzioni, i propri pregiudizi, le proprie abitudini. Ma bisogna fare delle scelte, bisogna mettersi in cammino.

Il Giubileo appena iniziato metta la nostra Chiesa, le nostre anime, in atteggiamento di cammino, di continua rinascita. Mettiamo in movimento i nostri pensieri, condividiamo i nostri sogni, lottiamo per le cose giuste, lavoriamo senza lamentarci e non ci sia permesso di giudicare l’operato degli altri.

Chi è che non trova il Bambino? Erode. Forse perché non lo cerca? No, lo cerca eccome! Consulta esperti, si documenta, incarica i magi di una missione ricognitiva: «Dove deve nascere il Messia?» (Mt 2,4). «A Betlem di Giuda» (Mt 2,5), gli dicono. Ma è troppo attaccato al suo potere, al suo trono. Lo cerca, ma è sconvolto dalla paura di dover cambiare, di perdere tutto. Si sente minacciato nel suo potere che lo fa ricco e rispettato.

Nella Prima Lettura sentiamo di una carovana che sale fino a Gerusalemme: «Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro, incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,6).

Come i Magi oggi anche noi siamo invitati ad alzarci dalle nostre terrene sicurezze, a coltivare la sete di incontrare Cristo, a non scoraggiarci nelle difficoltà quotidiane, a non arrenderci perché la stella non abbandona mai chi vuole mettersi a contemplarla lungo la strada della vita. Importante è non lasciarsi distrarre da troppi affanni quotidiani: dobbiamo mantenere lo sguardo alto verso il Cielo in trepida attesa di un segno.

Il Vangelo narra che i Magi quando videro la stella furono colmi di gioia. Ecco il risultato della fatica del credere e il dono per chi persevera nella speranza. Accanto a Gesù i Magi incontrano Maria, silenziosa testimone del mistero della salvezza. È lei che ci accoglie e ci introduce nel cuore di suo Figlio, testimone del silenzio orante e maestra di vera adorazione.

L’esempio dei Magi è imitato nel corso dei secoli da tanti uomini e donne che cercano sinceramente la stella di Dio: sono i santi – noti o sconosciuti – mediante i quali Dio parla all’umanità sfogliando nelle loro vite il suo Vangelo. Tracciano nel tempo la scia del Cielo perché non cercano ostinatamente la propria felicità sulla terra, ma semplicemente intendono donarsi ai fratelli affascinati dalla luce di Cristo: ci indicano così la strada per essere felici.

«Entrati i Magi nella casa, videro il bambino e Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11). Sembra un racconto di storia lontana, evento di duemila anni or sono, invece è storia di oggi: anzi è presenza di Gesù oggi. Nell’eucaristia che stiamo celebrando, tra poco Egli si fa realmente presente davanti a noi, per ognuno di noi. Su questo altare adoreremo, come i Santi Magi, Cristo vivo e vero.

Come allora con i Magi, anche ora si vela misteriosamente in un santo silenzio e, come allora, proprio così svela il vero volto di Dio. Lui per noi ha voluto farsi pane non solo perché lo ricevessimo ma perché potessimo lasciarci nutrire da lui. Egli è presente come allora in Betlemme e c’invita a seguirlo nel pellegrinaggio di una fede semplice. Tocca a noi decidere di metterci in cammino e lui sarà sempre pronto a guidarci con la sua stella che brilla nel cuore d’ogni credente e di ogni persona di buona volontà.

Lasciamo che il fascino di un Dio che si fa pane per essere toccato e persino mangiato contagi il nostro spirito e tutto cambierà nel nostro pellegrinaggio sulla terra.
Carissimi Magi siamo qui per dirvi grazie! Siete arrivati a Betlemme perché docilmente avete accolto la guida e la luce della Stella. Il vostro esempio ci insegna a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida.
Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarLo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente.

Siete diventati l’esperienza visibile della sete della Verità, l’icona di coloro che illuminati dall’Alto giungono alla fonte della Vera Sapienza. La vostra vicenda, così articolata e faticosa, ci dice che non è importante capire da dove si parte, ma scoprire il senso e la meta verso dove si è diretti. E oggi tanti camminano a zonzo, senza una meta fissa!

Oro, incenso e mirra: questi furono i doni offerti al piccolo Gesù. Vero Dio, vero Uomo e Signore della storia.
Come voi, anche noi, oggi vogliamo offrire a Gesù l’oro della nostra esistenza, l’incenso della nostra preghiera ardente e la mirra della sincera gratitudine.
Con grande abilità siete riusciti a farvi beffa del male e ritornare «per un’altra via al vostro paese». Convertiti avete scelto la via del bene!
C’è bisogno di riscoprire il senso della strada, di affrontare le insidie di ogni cammino, di saper condividere la via con gli altri, di saper accettare le soste altrui e di inginocchiarsi dinanzi al Signore della vita.
Siete maestri dell’umiltà, veri cercatori di Dio, perché ancora oggi, insegnate che l’essenziale lo si scopre mettendosi in cammino verso Colui che si è fatto Strada perchè noi raggiungessimo Lui, il Cielo fattosi Terra.

Buona strada a tutti voi!

Sia lodato Gesù Cristo!