«LA FORZA DELLA PREGHIERA PER LA PACE»

Omelia in occasione della Fiaccolata e Veglia di Preghiera per la Pace in Congo - Chiesa S. Caterina – SS. Crocifisso - Rosolini
22-02-2025

Carissimi fratelli e sorelle,

carissimi ragazzi, sacerdoti e diaconi, gentili autorità civili e militari siamo qui per innalzare al Signore la nostra preghiera! Siamo qui perché custodiamo nel cuore – almeno lo spero – un desiderio forte, intenso, profondo: quello della pace in ogni latitudine del nostro pianeta. Ovunque! Ma in modo particolare in Congo. Si fermi il predominio, la violenza sui piccoli e sugli inermi, taccia il rumore delle armi! E ci uniamo alla preghiera di e per Papa Francesco: la sua preghiera per la pace, la nostra preghiera per la sua salute. Si ristabilisca presto e torni a sostenerci con la sua parola e testimonianza di vita.

Nel nostro vivere quotidiano le azioni sono abitate da un desiderio: essere felici. Stare bene, quindi, essere soddisfatti. Dalle nostre parti, da queste parti…siamo gente semplice, gente dal cuore nobile che non pretende molto, ma vuole vivere in pace con la propria famiglia, nel proprio ambiente, guadagnare il proprio pane con il proprio lavoro onesto, non frutto di angherie e mangiarlo nella pace!

La Parola che abbiamo ascoltato ci presenta in modo chiaro e deciso le Beatitudini proclamate da Gesù. Manifesto della vita cristiana. Il Signore le proclama con uno sguardo fisso, diretto su ciascuno di noi: vedendo le folle, Egli parla. Vedendo me, ciascuno di noi, con le fatiche feriali della vita, pronuncia le parole: tu sei Beato! Beato te! E beato perché? Beato come? La declinazione delle beatitudini mette a soqquadro i nostri criteri.

Noi diciamo beati coloro che stanno bene economicamente, vivono agiatamente… Lui dice beati i poveri in spirito, quasi a dire: mi dispiace per voi ricchi, avete sbagliato vita.

Noi diciamo beati i potenti e i luminari del mondo, Egli dice beati i deboli; noi diciamo beate le persone con il sorriso stampato a 360 gradi, Egli dice beati gli afflitti; il Signore dice beato te, me perché la tua, la mia tristezza e afflizione vede la Sua Consolazione. Noi diciamo beati i forti, i potenti, beati coloro che credono nella legge “chi arriva per primo mangia”… Egli dice beati i miti, cioè coloro che non sanno alzare la voce ad ogni costo.

Ecco, le Beatitudini sono una litania di dichiarazioni che capovolgono il nostro modo di pensare; Lui è l’uomo delle Beatitudini, in Lui si sono compiute e vissute fino in fondo. E poi le Beatitudini si compiono volta per volta nel suo Corpo Mistico, che è la Chiesa.

Quanto dolore vivono oggi centinaia di migliaia di persone nel mondo, nella amata e martoriata terra africana del Congo e dintorni. E voi conoscete questi luoghi, i loro volti, la loro voglia di vivere. Come si fa a vivere lo spirito delle Beatitudini quando si è in balia dei prepotenti e sotto il fuoco delle armi dei cecchini?

«La pace non potrà regnare nel mondo se prima non troverà domicilio nel cuore degli uomini» affermava Giovanni XXIII. Si va alla ricerca delle cose che dividono anziché delle cose che rendono uniti e forti. La pace è un aspetto peculiare dei rapporti tipicamente cristiani che ogni discepolo di Gesù cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono legami di autentico amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di egocentrismo. «Sarai chiamato figlio di Dio!» perché Dio è pace.

Possedere la pace, cercarla, avere la pace nel cuore non è una scelta opzionale per il credente, bensì la vocazione fondamentale. Perché scegliere la pace è scegliere Cristo, cercare la pace è annunciare Cristo.

Lavorare e stabilire simili rapporti nella propria casa o nel proprio ambiente di lavoro è un fatto unico e rivoluzionario. Gesù non è venuto a portare la pace ma il fuoco della pace. Tutto il suo messaggio e il suo comportamento sono orientati in questo senso. Ma proprio questo rapporto nuovo, stabilito con le persone, smaschera spesso la falsità, e indirizza i cuori alla pace. Questo è il sogno di Gesù! Il suo Vangelo!

 Il Signore renderà giustizia a tutti gli oppressi, non rimarrà in debito con gli ultimi di questa terra; persone che non contano nulla; sono e saranno oggetto di predilezione del Padre e di promesse di pienezza che Lui manterrà.

«Egli sarà giudice fra molti popoli e arbitro fra genti potenti, fino alle più lontane. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, perché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!» (Mi 4, 3-4).

Oggi il Popolo delle Beatitudini è numeroso, è vero, e chi desidera il trionfo del bene vorrebbe minori sofferenze, persecuzioni e angherie.

Sappiamo bene che oggi la strada più semplice da percorrere sembra non sia quella della pace bensì la strada della guerra. Ma la strada più difficile, cioè quella della pace, è l’unica che può costruire un futuro radioso.

La situazione in Congo è sempre più drammatica. I morti si contano a centinaia, migliaia i feriti che hanno sovraffollato le strutture sanitarie della zona, che soffrono di carenza di medicinali. Continua ad aumentare il numero degli sfollati che necessitano di assistenza in varie aree. Si tratta di centinaia di migliaia di persone, tra cui molti che lo erano già a causa di precedenti conflitti e che sono ora di nuovo in fuga, creando in alcuni casi accampamenti informali, ritornando nei loro villaggi di origine, chiedendo ospitalità presso altre famiglie già estremamente povere, presso parrocchie, scuole e centri collettivi. I ribelli hanno deliberatamente distrutto diversi campi di sfollati preesistenti, mettendo in fuga le persone.

Tutto questo rende la situazione umanitaria gravissima, da un punto di vista alimentare e igienico-sanitario. La carenza di acqua costringe le persone a rifornirsi dal lago Kivu e vi è una grande carenza di servizi igienici nei siti di sfollati, il che comporta un altissimo rischio di colera ed altre epidemie. La gran parte delle agenzie umanitarie hanno interrotto l’operatività a causa dell’insicurezza aggravando la situazione umanitaria.

Pierre Kabeza, cittadino congolese, in questi giorni in una manifestazione svoltasi a Milano ha detto: «Sulla guerra in Congo vogliamo interrogare la coscienza dell’Europa e del mondo e quella della stampa italiana e occidentale. In Congo non c’è una ribellione, non c’è una guerra civile; c’è una guerra di aggressione. Per capire bene la situazione si pensi ad un albero: le sue radici non si vedono, sono nascoste. E le radici nascoste della guerra sono in Occidente, negli Stati uniti, nell’Unione europea. Il tronco è il piccolo Ruanda. E le foglie e i rami sono i delinquenti armati che fanno la guerra sul campo». La linfa che nutre il conflitto, su fino alle foglie, sono dunque gli interessi dei potenti.

Che fare? Come hanno sottolineato numerosi interventi, la condanna verbale dell’avanzata dell’M23 e dell’intervento armato ruandese, pur espressa da tanti paesi a livello internazionale, non basta. Occorrono fatti: «L’Ue deve cancellare il protocollo d’intesa sulle materie prime critiche firmato nel 2024 con il Ruanda», un paese che nel sottosuolo non ha queste risorse e le estrae in Congo illecitamente. Con Kigali, capitale del Ruanda, i paesi occidentali hanno anche accordi militari. «L’Italia non compri materie prime che vengono dalla ricettazione» ha chiesto Denis, avvocato congolese, ricordando anche che il caso dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso a Kibumba vicino a Goma nel 2021, non è ancora risolto.

Forte l’appello della Cei del 3 febbraio scorso per la tragica situazione in Congo. Con uno scritto a firma della Presidenza della Cei, dal titolo abbastanza chiaro “Basta violenze!”, la Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, ha ricordato che «attraverso il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli e grazie ai fondi 8xmille, sono stati finanziati 1.236 interventi» nell’area del Congo. E dichiara che «è stato deciso lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica».

Scrive la Presidenza della Cei: «Lanciamo il nostro accorato appello affinché si fermi il massacro a Goma e nelle altre aree della Repubblica Democratica del Congo in preda alla violenza: basta! In stretto contatto con le Chiese locali e i missionari presenti sul territorio, riceviamo quotidianamente notizie e immagini di uccisioni, mutilazioni, distruzioni e sfollamento di grandi masse di popolazione, che si svolgono nel silenzio quasi totale dei media. Una strage che miete vittime soprattutto tra i civili, senza risparmiare bambini, anche neonati, donne e persone inermi. Non possiamo tacere di fronte a questo scempio, all’annientamento dell’umanità».

Come Diocesi gemella facciamo sentire la nostra vicinanza. Le parrocchie della Chiesa netina gemellate con le comunità parrocchiali di Butembo cerchino in tutti i modi di rendersi presenti. La prossimità spirituale e materiale nel momento delle lacrime e delle restrizioni dicono di un Vangelo che incarnandosi diventa testimonianza pura di fede accolta e trasmessa con le opere di misericordia. Facciamo sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza.

Oggi, come dice Papa Francesco, dobbiamo togliere la guerra dalla storia umana, altrimenti sarà la guerra a togliere l’umanità dalla storia. Che il Signore rinnovi in noi tutti l’impegno di essere operatori di pace, nei piccoli gesti del quotidiano, per essere uomini e donne delle Beatitudini.