«LA LUCE DEI PASTORI»

Omelia in occasione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio Basilica Cattedrale
01-01-2025

Ci siamo ritrovati in queste ore, sicuramente, tra amici e parenti a discutere sulle sorti del nuovo anno perché animati dalla speranza di un futuro migliore. Così come è consuetudine alla conclusione di un anno abbiamo detto: «il prossimo sarà diverso». E cosa desideriamo, carissimi fratelli e sorelle, da questo nuovo anno che è appena iniziato. Siamo alle prime ore, siamo all’alba del 2025 e che per grazia di Dio sarà un anno giubilare, un evento in cui ciascuno di noi dovrà compiere un percorso volgendo lo sguardo al Signore: «Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore» (Sl 89,12). Chiediamo al Signore ancor prima della pace, la “sapientia cordis” che ci sostiene e che ci fa avvicinare allo sguardo di Dio.  «Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26). Chiediamo ogni bene per la vita e per la vita spirituale di tutti. Chiediamo la luce del Suo Volto sul nostro». Chiediamo il dono della pace per intercessione della Vergine Maria mentre la onoriamo con il titolo di «Madre di Dio» (Efeso, 431). Donaci Signore la pace, quella vera. Siamo in un mondo dove ci si dispera per poco e i conflitti tra gli animi o le tensioni tra le nazioni portano solo alla morte. La speranza dovrà animare il tempo presente e quello futuro ma tu Signore dove sei, dove ti nascondi? È il grido di molti fratelli stretti dalla morsa del dolore e vittime di tante ingiustizie. Dove sei Signore?

Il Signore è presente nella storia e «nella pienezza del tempo» si fa carne e sangue nel grembo di una fanciulla, di Maria, nostra sorella e madre.

La buona notizia della venuta misericordiosa di Dio è per tutti, per chi si crede lontano, per chi si crede vicino: i più lontani dal tempio o da Dio stesso, i pastori, nel Vangelo sono i più vicini. Loro, gli ultimi danno il volto alla prossimità. Luca annota: «andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2, 16-17).

Che cosa era stato detto loro? Quale la buona notizia? L’Angelo aveva annunziato una grande gioia, immensa: era nato per loro il Salvatore.

Dio capovolge i criteri umani di valutazione, come sempre. Come siamo distanti cari amici dal volto e dal cuore di Dio. Non nascondiamoci dietro un dito: la logica dell’amore e del perdono è distante dal nostro modo di pensare e agire. I tempi di Dio non sono i nostri tempi.

Dio sa vedere oltre, sa tendere lo sguardo all’orizzonte, dove l’uomo non arriva: i pastori nel cuore della notte, infatti, «vengono avvolti dalla luce del Signore» (Lc 2,9) e vengono salvati. E diventano annunciatori della bella notizia. L’evangelista Luca aggiunge anche che «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (Lc 2,18).

Siamo davanti allo «scandalo e all’eresia della Misericordia» che è il motivo conduttore di tutto il Vangelo di Luca. Gesù sarà «segno di contraddizione» (Lc 2,34) e di rottura specialmente per le persone pie, quelle che pensano che l’amore di Dio va meritato e non hanno fatto esperienza, come i pastori, dell’amore di Dio inteso come un «dono» e non un premio. La presenza dei pastori dice che colui che annuncia deve essere libero di cuore, semplice, umile, colui che annuncia deve saper vegliare e attendere la vera luce, deve, come i pastori, custodire e guidare.

Maria, la Madre del Dio con noi, partecipa allo stupore suscitato dall’annuncio dei pastori: ella «da parte sua custodiva tutte queste cose» (Lc 2,19).

Maria non è ripiegata su se stessa, non chiude il suo cuore: dal momento in cui ha pronunciato il suo “eccomi” vive in un continuo esodo, non si chiude alla novità dell’evento ma, aprendosi, cerca di entrarvi dentro e di comprenderlo a tal punto che da “madre” diventa “discepola di suo figlio” che ascolta la Parola del Figlio e la vive.

Maria è un punto fermo nella storia dell’umanità redenta ed è metodo e stile di vita: come lei siamo chiamati a vivere, abitando il mondo, in ascolto dell’essenziale che coincide con la Verità.

La “Vergine in ascolto” è la via per coloro che, come Lei, fidandosi della Parola fatta carne, vogliono “vivere in pienezza”. «I pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio» (Lc 2,20): l’amore, una volta sperimentato, rende intime al Signore anche le persone giudicate socialmente più negative.

È proprio vero che da quel primo Natale nessuna persona al mondo può sentirsi esclusa dall’amore di Dio. In Dio non esiste periferia, tutto è centro, tutto è cuore, tutto è vita, tutto è speranza e ciò che sta in periferia diventa il cuore del mondo.

La narrazione di Luca continua: «Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo il nome Gesù» (Lc 2,21). Fedeli alle prescrizioni ebraiche, Giuseppe e Maria vogliono che il bambino appartenga alla stirpe di Abramo (era questo il senso della circoncisione), ma gli pongono il nome di Gesù che significa “Dio salva”.

Con il messaggio per la 58ma giornata per la Pace, Papa Francesco afferma: «Il cambiamento culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori, ma anche tutti necessari l’uno all’altro, secondo una logica di responsabilità condivisa e diversificata. Potremo scoprire “una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri” […] Se ci lasciamo toccare il cuore da questi cambiamenti necessari, l’Anno di Grazia del Giubileo potrà riaprire la via della speranza per ciascuno di noi. La speranza nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata.

Dio, che non deve nulla a nessuno, continua a elargire senza sosta grazia e misericordia a tutti gli uomini. Isacco di Ninive, un Padre della Chiesa orientale del VII secolo, scriveva: “Il tuo amore è più grande dei miei debiti. Poca cosa sono le onde del mare rispetto al numero dei miei peccati, ma se pesiamo i miei peccati, in confronto al tuo amore, svaniscono come un nulla”. Dio non calcola il male commesso dall’uomo, ma è immensamente “ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato” (Ef 2,4). Al tempo stesso, ascolta il grido dei poveri e della terra. Basterebbe fermarsi un attimo, all’inizio di quest’anno, e pensare alla grazia con cui ogni volta perdona i nostri peccati e condona ogni nostro debito, perché il nostro cuore sia inondato dalla speranza e dalla pace».

Quale augurio, come Pastore della Diocesi di Noto, posso rivolgere ad ognuno e a tutto il Popolo di Dio?

Maria, nostra compagna di strada, Scala del Paradiso ci guidi ad aprirci all’incontro con suo Figlio. La pace, sempre desiderata ma non sempre realizzata, diventi la priorità di tutti, la “non violenza” lo stile del nostro vivere quotidiano.

Che sia un anno di bellezza e di speranza per tutti.

Auguri a tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!