Giorno di festa e di giubilo ai piedi di Maria Santissima Scala del Paradiso per tutta la Chiesa netina e per il diacono Andrea Bonomo che oggi viene ordinato Sacerdote della Chiesa di Dio.
Un carissimo saluto alla cittadinanza di Ispica e a quanti si trovano in questo tempio provenienti da ogni parte della Diocesi o collegati con i social, alle autorità civili e militari, al Signor Sindaco, alla Comunità del Seminario, animatori e amati seminaristi, alla Comunità parrocchiale Madonna delle Grazie di Ispica, ai familiari e ai parenti di Andrea, al papà Raffaele, alla mamma Giorgia e alla sorella Vania, nel giorno del suo compleanno, ai diaconi e ai religiosi, ai nostri fratelli ammalati, ai carissimi e stimati sacerdoti, in modo particolare, a quelli che hanno coltivato il germe della vocazione nel cuore di Andrea e ne hanno curato la formazione fin dal primo momento.
Un abbraccio caloroso a quanti oggi festeggiano l’anniversario del loro sacerdozio: Don Francesco Cartia raggiunge i primi 25 anni di messa, don Salvo Bella (15) don Paolo Catinello (9), don Giovanni Di Luca (9) e don Michele Iacono (15). Subito dopo la Solennità del Natale Signore celebreremo il 25mo di don Michele Fidone, don Giuseppe Stella e don Rosario Sultana. Un caloroso abbraccio al nostro carissimo Don Gianni Marina che in questi giorni è stato colpito da due gravi lutti: il fratello Salvatore e la sorella Angela. Il Dio della vita li accolga nel Suo Paradiso.
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Grazie carissimi confratelli per il vostro ministero e per la testimonianza che offrite ogni giorno al santo popolo di Dio con profondo spirito di sacrificio. Siamo grati al Signore Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote per il dono del nostro sacerdozio, per i santi sacerdoti della nostra Chiesa che ora partecipano della Liturgia Celeste e che hanno testimoniato sulla terra, con fatica e passione apostolica, la fedeltà a Gesù Cristo, Buon Pastore. È doverono ricordare il compianto Padre Vincenzo Caccamo, il primo parroco della Madonna delle Grazie, colui che ha visto nell’animo di Andrea, con gli occhi della fede, il mistero della chiamata di Dio.
Il sacerdozio è mistero d’amore e come tale viene compreso solamente da chi lo «accoglie», lo «celebra» e lo «vive» con profonda umiltà. Gli uomini scelti da Dio, e presi dalla comunità, sono chiamati, in forza del Sacramento dell’Ordine, ad essere segno della Presenza di Cristo. La radice di ogni autentica vocazione è, quindi, da ricercarsi unicamente in Lui: «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome» (Is 49, 1).
Dunque, all’origine di ogni vocazione religiosa c’è sempre un umile «chinarsi del Signore», una misteriosa e divina predilezione per un’anima che, scelta dal mondo, è chiamata ad occuparsi della «legge» e delle «cose» di Dio. Ma c’è anche la «gioia dell’eccomi»: la gioia della propria libera scelta. Della tua libera scelta, caro fratello Andrea.
Il sacerdote è l’oggi perenne di Cristo Redentore, è l’uomo della Parola, dell’Eucaristia, l’uomo della preghiera che coniuga in sé unitamente santità e missione. Il sacerdote è uomo della prossimità ed è chiamato ad essere educato dallo Spirito Santo alla Carità di Dio e, allo stesso tempo, a indirizzare gli altri al comandamento nuovo.
Carissimo Andrea da oggi sarai fedele dispensatore del mistero più grande: la Presenza di Dio nelle trame più intime della vita dell’uomo, fino a diventarne Parola e Carne. Così, caro Andrea, tu sarai il dono più prezioso di Dio alla Sua Chiesa.
Per questo devi rivestirti dei sentimenti del Figlio di Dio, e divenire offerta, proprio come Gesù Cristo: non ti basterà imitarLo, ma dovrai identificarti con Lui, offrirti e annientarti nella sua stessa oblativa immolazione. Ogni giorno, dovrai «salire l’altare» come Cristo, con l’amore per la croce, con la disposizione a sacrificare te stesso.
La nostra missione è legata fondamentalmente alla predicazione del Vangelo. Con il cuore colmo di gioia, dovrai trovare il coraggio di partire, di lasciare le tue sicurezze e vivere la stagione della missione senza paure o remore. Così come hai fatto nelle esperienze pastorali al Carcere di Noto, in ospedale e al Sacro Cuore di Modica.
La gioia evangelica è la condizione principale di ogni stagione missionaria e viene donata solamente attraverso l’incontro con Gesù Cristo, il Signore annunciato dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo. In Lui potrai sperimentare la presenza liberatrice, gioiosa e salvifica di Dio che dà a ciascun uomo – questo è il mistero che annuncerai – la possibilità di ricominciare nuovamente dopo essere caduto nella morsa del peccato. Egli è pienezza di vita.
La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, nasce dalla Misericordia di Dio che orienta e qualifica in senso evangelico l’annuncio, la vita di grazia, la scelta della povertà e il servizio ai poveri. La Chiesa nei secoli si è sempre fatta strumento di preghiera e di liberazione, di inclusione e promozione dei poveri, degli ultimi e degli indifesi.
Caro Andrea sarai riconosciuto, e ne sono più che convinto, prima che per ogni altro aspetto, come l’uomo della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza amorevole di Dio, accompagna e aiuta ad accogliere la «buona notizia» della grande speranza cristiana.
Se ti lascerai avvolgere dalla Misericordia di Dio, oltre a non sentirti solo e abbandonato a te stesso, scoprirai il senso di un’esistenza piena, illuminata dalla fede e dall’amore del Dio vivente: il Cristo morto, risorto e sempre presente nella sua Chiesa.
Scriveva San Giovanni Paolo II ai rappresentanti del Clero svizzero: «Più il mondo si scristianizza, più ha bisogno di vedere nella persona dei sacerdoti, questa fede radicale, che è come un faro nella notte, o la roccia sulla quale si appoggia. Cristo non abbandonerà coloro che, da lui scelti, gli hanno consacrato tutta la loro vita. Ecco, fondamentalmente, la sorgente della nostra speranza. Ecco ciò che ci permette di portare uno sguardo nuovo sul mondo, come nel mattino di Pentecoste». (15 giugno 1984)
Nel continuo sforzo di rinnovarti contemplando la nostra «genesi d’amore», Ti invito a frequentare e ad abitare il Cenacolo di Gerusalemme, la «stanza al piano superiore». Dovrai, con atteggiamento filiale, aprire il cuore e la mente al vento e al fuoco dello Spirito Santo che è principio di comunione del Padre e del Figlio, principio di comunione all’interno stesso della Chiesa. Incarnare e vivere il sacerdozio ministeriale significherà per te diventare comunione, entrare in Dio e in Lui amare tutti.
Il sacerdote che rende grazie e consacra non lo fa in nome proprio: egli è il Cristo della Cena, rinnova i suoi gesti, ne è l’immagine, il segno visibile e vivente; in questo modo vive il sacrificio di Cristo e si compie in lui una trasformazione profonda, benché invisibile. Nell’Ultima Cena, consegnandosi nell’Eucaristia, Gesù non solo entra in noi ma si «lascia mangiare» da noi, perché la nostra comunione con Lui sia un profondo e intimo nostro lasciarci assimilare da Lui.
Uscendo da quel Cenacolo vivrai la convivialità come segno dinamico di comunione con tutti, in modo particolare con i confratelli sacerdoti.
Sentirai la compassione per il tuo popolo: non devi stancarti di condividere la tua fede con i ragazzi e i giovani. Fai vibrare il loro cuore con la tua testimonianza. Non deluderli…ti lasceranno. Non ingannarli…volteranno le spalle a Cristo e alla Chiesa! Il desiderio della missione non è sognare di lasciare la propria terra per andare altrove. Perché la missione è qui: la nostra terra, l’Occidente e i nostri Comuni sono terra di missione. La fantasia creatrice dello Spirito di Dio ti conduca a rianimare la fede di coloro che, dopo aver ricevuto il Sacramento della Cresima, hanno scelto la via dell’addio. Ma più che missione questa è una vera sfida. La conclusione ormai imminente del Sinodo della Chiesa italiana ci vede anche coinvolti nella progettazione di un percorso diocesano per l’annuncio della fede alle nuove generazioni.
Il pane spezzato e condiviso unisce i cuori e rafforza la vita dell’intera comunità ecclesiale. Il tuo sacerdozio sarà vocazione all’unità: «Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 4-6). «Siete stati chiamati in un solo corpo» (Col 3, 15).
Diventa anche tu Eucaristia. Questo è il senso più alto della chiamata sacerdotale, di chi è stato scelto da Cristo, di chi Lo riconosce come Buon Pastore, Salvatore e Liberatore.
Spezzarsi come il pane che nutre e sostiene. Il sacerdote che vive in Comunione con il Signore riesce a «stare» con i propri confratelli, a condividere progetti di vera pastorale fraterna per il bene e la salute spirituale della comunità che è chiamato a servire. Nell’Eucarestia contempliamo il Cristo Pane di Vita spezzato per la vita del mondo e che si dona a noi completamente, senza esitazione. E nel Pane Eucaristico, caro Andrea, diventerai una sola cosa con Dio e con i fratelli. Non esiste altra «forma» di vita sacerdotale. Questo è il senso del tuo sacerdozio!
Crediamo nei sacerdoti che abbiano il coraggio di dialogare con le tante contraddizioni della vita dell’uomo, che siano in grado di scardinare le logiche di questo mondo, facendo della trasparenza uno stile e della carità una scelta vissuta. Sacerdoti che sappiano uscire dalla solita routine e avvicinino ogni uomo non tanto alle cose da fare o ai comportamenti da assumere, ma al mistero da cui tutto nasce e si sviluppa: la morte e la speranza che viene da un sepolcro vuoto.
Ci accorgiamo che attorno a noi, tanti non sperano più, non perché non possiedono nulla, ma perché mancano di punti di riferimento. Manca la speranza del vivere, la speranza del continuare. Che cosa dobbiamo essere allora? È l’apostolo Pietro che ce lo dice: «siate testimoni della speranza che è in voi» (1 Pt 3, 15).
Carissimo Andrea vivi il tuo sacerdozio in pienezza, non dubitare mai di Dio. A chi incontrerai ogni giorno nel tuo cammino, offri una parola di speranza, parlagli di Gesù e del Suo Amore. Fermati con tutti e a tutti dona il tuo sorriso, stringi le mani per dare consolazione e coraggio e a fine giornata la preghiera di compieta si arricchisca delle preghiere del popolo che Dio ti affiderà. Non fuggire dinanzi al mistero della croce, abbracciala anche nel dolore e Lui, Buon Samaritano e Cireneo della prima ora ti sosterrà.
Ieri mattina ho detto al Santo Padre di te. Lo ha fatto anche don Stefano. Il Papa desidera che il tuo sacerdozio sia profondamente mariano. «Di ad Andrea che preghi sempre la Vergine Maria». Ho riferito della conclusione della Peregrinatio Mariae e lui ha replicato con un «OK». E non sa che a conclusione della Santa Celebrazione farai tu, l’ultimo dono che Dio fa a questa Chiesa in ordine di tempo, farai tu l’atto di affidamento alla Madonna. Questa coroncina dono del Santo Padre ti accompagni sempre. E tu accompagnami con la tua preghiera.
Auguri fratello Andrea!