Carissimi fratelli e sorelle, confratelli sacerdoti, seminaristi e religiose, fedeli laici che ci seguite via social, esprimiamo sentimenti di gratitudine al Signore delle Misericordie per il dono di Santa Lucia, donna di speranza che ha creduto ed ha amato pienamente Cristo Sposo, vergine della fede che è andata incontro al Signore della vita con la lampada accesa.
Ringrazio S.E. Mons. Francesco Lomanto, padre e pastore di questa augusta chiesa apostolica per la fraterna amicizia nella memoria degli anni nisseni vissuti insieme. Amicizia rinsaldata dalla pienezza dell’ordine e di un sempre più sentire pastorale che accomuna filialmente la chiesa netina a quella siracusana.
La testimonianza di Santa Lucia ci è di forte esempio nel vivere il nostro quotidiano cammino di vita spirituale. Impegnati ad essere pellegrini di speranza, vogliamo contemplare il Cielo non dimenticando di essere viatores sulle strade del mondo dove la storia di Dio si è intrecciata con quella di noi povere creature bisognose di pace, serenità e redenzione.
La liturgia di oggi accomuna la strada di Dio con quella dell’uomo. Il brano evangelico, che potrebbe sembrare tanto arido e noioso, è di grandissimo interesse non solo per le intenzioni dell’evangelista Matteo che ha trasmesso il vangelo di Gesù al mondo giudaico, ma anche per noi: un’infinità di nomi e di volti che narrano il passaggio della grazia sulle buone intenzioni o sulle infedeltà degli uomini.
Dietro ogni nome c’è una storia, una vicenda di grazia o di peccato che conduce al centro della storia: Cristo Gesù. In Lui, il Figlio di Dio, confluisce tutta la storia umana, con il cuore di ogni persona e con tutte le vicende che attraversano l’umano vivere. Questo è il senso profondo del vangelo: Dio entra nella storia umana. Non c’è storia che non faccia riferimento al Figlio di Dio.
È il tempo di Dio, il tempo in cui il χαίρος riempie di ogni benedizione, santificandolo, il κρόνος degli uomini. «Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda» fra le nostre fragili dimore. Rafforza la vita di ogni uomo con la sua morte e incarnandosi diventa «segno di contraddizione» (Lc 2, 34) per sempre…! I volti e le storie di ieri li troviamo scolpiti nelle pagine della Bibbia: uomini e donne che hanno incontrato Dio, parlato con Lui, a favore o contro, schierati.
La Bibbia racconta la storia di Dio con l’uomo, dice di una grande invocazione che parte dal basso, il più delle volte dalle miserie umane. Sia l’Antico come il Nuovo Testamento presentano l’accorrere di gente comune, provata nel corpo e nello spirito, segnata da dolori e da tribolazioni, desiderosa di ascoltare una parola diversa dalle altre e che possa cambiare la vita. Come il popolo d’Israele, anche noi in questo tempo di grande sofferenza, malessere e smarrimento vogliamo alzare al Signore il nostro grido e la nostra invocazione: salvaci o Padre Misericordioso.
Ma la Bibbia racconta soprattutto la discesa di Dio, il Suo chinarsi sulle ferite umane e, nella pienezza della Rivelazione in Cristo Gesù, scorgiamo il dono più grande: la redenzione e la salvezza donata sulla Croce in modo totalmente libero e gratuito.
Questa storia comincia con Abramo del quale non si dice di chi sia figlio. Si dice sempre: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda… Le radici sono in Alto, scendono sulla terra e al Cielo, in Cristo Gesù, fanno ritorno.
Matteo è cosciente di scrivere un libro che si inserisce nella tradizione della religione del libro. Matteo è consapevole di narrare il Vangelo che indica la Genesi nuova, l’inizio del mondo nuovo: il vangelo, cioè la vita di Gesù, la nuova creazione del mondo. E Gesù è il Cristo. Gesù è l’atteso da tutta la storia precedente secondo la promessa fatta a Davide. Il punto di arrivo di tutta la storia umana è la comunione tra l’uomo e Dio; e Gesù, generato dallo Spirito Santo, sarà la congiunzione tra l’uomo e Dio.
In questa storia litanica ci sono nomi di prim’ordine e nomi secondari, quella che è considerata la grande storia sacra e pagine di vita ordinaria. E in questa storia di salvezza ci siamo anche noi. In questa storia di fede e santità risplende la vita di Lucia, figlia di questa terra benedetta che ha avuto l’onore di accogliere duemila anni fa la buona notizia nella forza profetica dei primi discepoli del Signore e dell’Apostolo Paolo.
Il nome Lucia ci riporta alla volontà di tenere alta la fiamma viva della «fede» in Cristo. La fede è un dono, ma va conquistata giorno dopo giorno. E ciò si realizza non senza un travaglio, una lotta, un dramma. La fede illumina tutta l’esistenza. Si tratta di una luce diversa da tutte le altre perché scava in profondità nel mistero della vita e lo illumina con la luce pasquale della risurrezione di Cristo.
Occorre che ogni giorno impariamo a scoprire il regno di Dio che viene nel tempo. Dio non è lontano, ma è vicino, in mezzo a noi, dentro di noi. Il corso degli eventi storici manifesta le differenti modalità della presenza di Dio che il credente deve imparare a scorgere. L’uomo di fede scorge il volto di Dio nei poveri, nella comunità cristiana, nella Parola di Dio, nella Liturgia, nella Santa Eucarestia. La luce della fede insegna a comprendere anche gli aspetti negativi, le imperfezioni, le miserie umane, i peccati continuamente perdonati dall’infinita misericordia di Dio.
La lampada accesa indica anche la «carità», fuoco divino che infiamma il cuore umano. Dio è carità che sempre si dona, ma l’amore in noi può anche scemare fino a scomparire. La carità si spegne ogni volta che si cede alle tentazioni. Papa Francesco ne richiama alcune: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, l’isolamento e le continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario (EG 76-109).
Viviamo il tempo dell’aridità ed è inutile negarlo. Siamo invasi da un forte senso di individualismo e dalla «perdita di senso», dalla mancanza del desiderio di aprire il cuore all’altro per camminare insieme con lui. Navighiamo a vista e non sappiamo verso dove. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.
La lampada accesa, infine, è simbolo della «speranza». La virtù teologale della speranza non immette nel buio di un futuro incerto ma indica un orizzonte da raggiungere. Siamo dinanzi alla «speranza che non delude» (cfr. Rm 5,5). La grande speranza si fa visibile in un Dio che abbraccia l’universo e dona ciò che da soli non potremmo trovare e possedere. Dio è il fondamento della speranza, quel Dio che si è fatto uomo e che ci ha amati sino alla fine. Il Regno di Dio è presente là dove vivono i suoi discepoli e solo il Suo amore ci dà la possibilità di perseverare con mansuetudine e pazienza, giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza in un mondo che ha perso il senso del vivere.
Per mantenere salda la speranza occorre avere con sé l’olio della Parola di Dio, l’olio dell’Eucarestia, l’olio della Preghiera che dobbiamo saper custodire nel nostro vaso spirituale per poter al momento opportuno illuminare la nostra fede, far risplendere la nostra carità e sostenere la nostra speranza.
Come santa Lucia, dobbiamo essere luce nel mondo, luce che illumina e riscalda, conservando gli occhi della fede, della carità perfetta e della speranza. Chiediamo, allora, al Signore che, celebrando la vigorosa fede di santa Lucia, attingiamo dal suo alto esempio di vita per dare radioso splendore alla nostra vita, buona e vera testimonianza di Cristo nel mondo.
O Lucia, vergine siracusana
intercedi per noi che vaghiamo nelle tenebre!
O Lucia, testimone di fede agli inizi della storia della Chiesa:
sostieni il nostro credo perchè sia vero, autentico e genuino!
O Lucia, testimone di speranza dinanzi alle sofferenze del martirio:
aumenta in ciascuno di noi il desiderio della Patria Celeste!
O Lucia, testimone di carità per tutti i discepoli del Signore:
incoraggia le nostre comunità ad essere sorgente di vera comunione!
O Lucia, discepola di Cristo voglio pregarti per il ministero apostolico del vescovo Francesco, pastore mite e buono della Chiesa siracusana dove tu hai incontrato il Signore Gesù: le sue fatiche pastorali siano di balsamo e sostegno al popolo santo di Dio.
O Lucia, amica del Signore voglio pregarti per la comunità cristiana di Noto. Benedicila, sostienila, aiutala, perché sempre e dovunque sia disposta ad accogliere e annunciare il Vangelo della Misericordia!
O Lucia, fiamma ardente di passione evangelica ti prego per la comunità cristiana di Delia, attenta al vangelo dei piccoli e dei semplici, viva nella pace e nella concordia.
O Lucia, serva del Signore, ti preghiamo per Papa Francesco nel giorno del Suo ottantottesimo genetliaco: possa godere di ottima salute e così guidarci sempre sulla via della verità che è Cristo Signore.
Santa Lucia, prega per noi
Sia lodato Gesù Cristo!