Carissimi
La Peregrinatio Mariae è un tempo di grazia inatteso, è un tempo in cui ciascuno di noi è chiamato a fermarsi, a tacere e ad aprire il cuore al Signore che passa. Nella Peregrinatio Mariae, infatti, non c’è soltanto il passaggio della Vergine Santissima tra le nostre case ma c’è anche il passaggio di Dio che bussa alla porta del nostro cuore.
«Dio volle darci tutto per mezzo di Maria» così diceva San Bernardo. È così, perché Dio ci ha dato tutto in Gesù, il Figlio fatto uomo, per mezzo di Maria. Ed ecco perché Maria è quel canale attraverso il quale giunge a noi l’acqua della Vita, della vera Vita, Gesù, il Figlio di Dio fatto Bambino, il Salvatore.
È bello, questa sera, ricordare che Maria è, come affermava San Bernardo «l’acquedotto della Vita vera, perché è il canale beato e benedetto, attraverso il quale Dio ci dà tutto, perché ci dà Gesù, il Salvatore».
E noi, oggi, guardando a Maria, ci rivolgiamo a Lei perché interceda presso il Signore e, ancora una volta, ci aiuti a ricevere Tutto, a ricevere la Vita, a ricevere la Salvezza, a ricevere Gesù. Siamo qui per questo: pregare Maria perché, ancora una volta, ci aiuti ad accogliere il Tutto che è Gesù.
Oggi, alla Madonna diciamo che ci doni la grazia di una vita nuova, una vita diversa, una vita straordinariamente bella e piena che si esprime in una capacità nuova di amore, verso il Signore e verso il nostro prossimo.
Che cos’è la vita nuova in noi: dimenticarsi di sé stessi e non poter fare a meno di donarsi al Signore e agli altri, senza condizioni! Questa è la vita nuova! E questo accade quando accogliamo Gesù in noi per le mani di Maria. A Maria questa sera glielo chiediamo: dacci Gesù, e con Gesù dacci la capacità di amore per il quale dimentichi di noi stessi ci doniamo incondizionatamente al Signore e ai fratelli.
Qui a Pachino e a Portopalo di Capo Passero la Vergine ci dona la parola «pace». Parlare di pace potrebbe essere superficiale, banale, illusorio e infruttuoso, se non ci ricordassimo che la pace sgorga dalla vittoria sul peccato; perché la guerra, in ogni sua forma e la violenza, in ogni sua forma, trovano le proprie radici nel peccato e nel male, che è presente nel cuore di ciascuno di noi. Allora noi, oggi, alla Madonna chiediamo la pace vera che è Gesù in noi, Lui vittorioso sul peccato e sul male. Perché questa è la pace di cui abbiamo bisogno, noi e poi il mondo!
Oggi alla Madonna chiediamo che la pace venga nella nostra vita con Gesù, perché Lui è la pace autentica; che la pace venga nella nostra vita, perché con Lui vinciamo il peccato; che la pace venga nella nostra vita e nel mondo, perché con Lui viviamo in armonia con Dio; e, se siamo in armonia con Dio, allora sì, mettiamo le fondamenta di una pace autentica in noi, nel nostro cuore, tra di noi e nel mondo intero.
Gesù ci ha liberato dal moralismo, dalle norme di comportamento che ci siamo fatti noi, da quelle tradizioni umane che imbrigliano la vita e le impediscono di essere, davvero, piena nella gioia della figliolanza, in ragione di un Dio che è padre.
Quante volte rischiamo di ritornare a quella schiavitù antica, propria della legge e dell’ipocrisia che guarda all’esteriorità, dalla quale Gesù Cristo ci ha liberato! Con quelle norme di comportamento e di consuetudini culturali che sono solo precetti umani, senza vita e senza amore. Gesù Cristo ci ha liberato da questa schiavitù, perché con Lui approdiamo nella patria dell’amore, della libertà vera, dell’essere figli di un Dio che ci ama con amore di padre.
«Che cosa devo fare per avere la vita eterna?» (Mc 10, 17) dice il giovane ricco a Gesù. Notiamo i verbi che utilizza: dover fare – per avere. Ecco la sua religiosità: un dovere, un fare per avere. Ma questo è un rapporto commerciale con Dio, un do ut des. La fede, invece, non è un rito freddo e meccanico, un “devo-faccio-ottengo”. È questione di libertà e di amore. La fede è questione di libertà, è questione di amore.
Che cos’è per me la fede? Se è principalmente un dovere o una moneta di scambio, siamo fuori strada, perché la salvezza è un dono e non un dovere, è gratuita e non si può comprare. La prima cosa da fare è liberarci di una fede commerciale e meccanica, che insinua l’immagine falsa di un Dio contabile, un Dio controllore, non padre.
E tante volte nella vita possiamo vivere questo rapporto di fede “commerciale”: io faccio questo perché Dio mi dia questo.
Gesù aiuta quel «tale» offrendogli il volto vero di Dio. Infatti – dice il testo – «fissò lo sguardo su di lui» e «lo amò» (v. 21): questo è Dio! Ecco da dove nasce e rinasce la fede: non da un dovere, non da qualcosa da fare o pagare, ma da uno sguardo di amore da accogliere. Così la vita cristiana diventa bella, se non si basa sulle nostre capacità e sui nostri progetti, ma si basa sullo sguardo di Dio.
La tua fede, la mia fede è stanca? Vuoi rinvigorirla? Cerca lo sguardo di Dio: mettiti in adorazione, lasciati perdonare nella Confessione, stai davanti al Crocifisso. Insomma, lasciati amare da Lui. Questo è l’inizio della fede: lasciarsi amare da Lui, che è padre.
Dopo la domanda e lo sguardo c’è un invito di Gesù, che dice: «Una cosa sola ti manca». Che cosa mancava a quell’uomo ricco? Il dono, la gratuità: «Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri» (Mc 10, 21). È quello che forse manca anche a noi. Spesso facciamo il minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Quante volte ci accontentiamo dei doveri – i precetti, qualche preghiera e tante cose così – mentre Dio, che ci dà la vita, ci domanda slanci di vita! «Va’, vendi, dona, seguimi!» (Mc 10, 21). La fede non può limitarsi ai no, perché la vita cristiana è un sì, un sì d’amore.
Cari fratelli e sorelle, una fede senza dono, una fede senza gratuità è una fede incompleta, è una fede debole, una fede ammalata. Potremmo paragonarla a un cibo ricco e nutriente a cui però manca sapore: no, non va, manca il “sale”. Una fede senza dono, senza gratuità, senza opere di carità alla fine rende tristi: come quel tale che, pur guardato con amore da Gesù in persona, tornò a casa «rattristato» e «scuro in volto». Oggi possiamo domandarci: «A che punto sta la mia fede? La vivo come una cosa meccanica, come un rapporto di dovere o di interesse con Dio? Mi ricordo di alimentarla lasciandomi guardare e amare da Gesù?». Lasciarsi guardare e amare da Gesù; lasciare che Gesù ci guardi, ci ami.
Chiediamo la grazia alla Madonna di non esserlo mai noi, sazi e disperati, e di sentire nel cuore il desiderio, la passione di uscire e andare, e bussare alla porta di ogni cuore e dire: «Ma che cosa fai? Accogli Gesù, che è il Tutto della vita. Accoglilo con la sua grazia, con la sua pace, con la sua libertà, con il suo amore, con la sua gioia e con la sua pienezza di vita!».
Tu sei la pace, o Maria,
Tu sei la fonte della pace,
Tu sei Maestra e Regina di pace!
Insegnaci, o dolce Maria,
Madre del Principe della Pace
a riempire il cuore di bontà,
ad essere vangelo di pace,
a scrivere, in un mondo grigio e freddo,
– non quello degli altri ma il nostro –
pagine di mitezza e di misericordia,
amorevolezza e accoglienza
e ad essere strumenti di armonia!
A chi ha indurito il cuore
e vive senza pace
concedi la gioia della speranza
e la fatica di credere che tutto può cambiare!
Proprio tutto!
Amen!