Carissimi fratelli e sorelle
ringraziamo la Vergine Maria, perchè anche qui, a Rosolini, vuole indicare ai suoi figli e alle sue figlie la via per raggiungere il Paradiso; la fanciulla di Nazareth a ciascuno di noi regala un pezzo del Suo Cuore Immacolato per renderci partecipi della bellezza della Grazia.
A Lei affidiamo le famiglie di Rosolini, i ragazzi, gli ammalati, la comunità cristiana, gli uomini e le donne di buona volontà e quelli che attraversano la stagione della sofferenza, del malessere spirituale e del non-senso. Lavorare per il bene della collettività rosolinese non è vocazione di pochi: ma di tutti. Perché Rosolini non appartiene a pochi. Rosolini è di tutti. E deve tornare ad essere di tutti.
Accogliamo il dono della Parola che nutre sempre la nostra vita interiore. È luce che illumina il sentiero e riscalda il cuore. Il cuore dei poveri.
La prima lettura ci ricorda che il profeta fa quello che Dio gli aveva ordinato e si reca a Sarepta, in Libano, dove incontra una donna intenta a raccogliere un po’ di legna e alla quale fa due richieste: prima le chiede dell’acqua, poi un pezzo di pane. La donna, pur non essendo israelita, risponde chiamando a testimone YHWH. La donna fenicia dichiara a nome dello stesso Dio di Elia, che ella ha solo un pugno di farina e un po’ d’olio con cui fare una focaccia, con la convinzione che, dopo averla mangiata, non resterà a lei e a suo figlio altra prospettiva che la morte.
Elia parla a nome di YHWH. Prima rassicura la vedova invitandola a fare una focaccia per lui (v. 13). Elia dà alla donna la certezza che né la farina né l’olio verranno meno fino al momento in cui Dio deciderà di porre termine alla siccità (v. 14). La donna esegue quanto Elia l’ha invitata a fare, dimostrando così la sua fede nella parola del Signore (v. 15). Il racconto mette in luce la fede e la generosità di una povera donna straniera, la quale, nonostante si trovasse in una povertà estrema, ha messo a disposizione di Elia tutto quello che aveva per sopravvivere.
Nella pagina del Vangelo di Marco, Gesù osserva la gente che getta le monete nel tesoro del Tempio. Questo è l’insegnamento del Maestro: stare attenti a non fondare la vita sul culto dell’apparenza, dell’esteriorità e sulla cura esagerata della propria immagine. E, soprattutto, stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi. Quegli scribi coprivano, con il nome di Dio, la propria vanagloria e, ancora peggio, usavano la religione per curare i loro affari, abusando della loro autorità e sfruttando i poveri.
Questo è un monito per ogni tempo e per tutti, Comunità cristiana e società civile: mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri, mai guadagnare sulla pelle dei più deboli! E vigilare, per non cadere nella vanità, perché non ci succeda di fissarci sulle apparenze, perdendo la sostanza e vivendo nella superficialità.
«Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”».
Perché laddove l’uomo vede il molto, Dio invece vede il poco, e viceversa. Gesù ci invita a guardare alla povera vedova. Gesù loda il fatto che questa vedova getta nel tesoro tutto ciò che ha. Non le rimane niente, ma trova in Dio il suo tutto. Non teme di perdere il poco che ha, perché ha fiducia nel tanto di Dio, e questo tanto di Dio moltiplica la gioia di chi dona.
Il Signore, davanti alla generosità della gente, va oltre, è più generoso. Ecco allora che Gesù propone questa vedova come maestra di fede: lei non frequenta il Tempio per mettersi la coscienza a posto, non prega per farsi vedere, non ostenta la fede, ma dona con il cuore, con generosità e gratuità. La sua offerta esprime una vita dedita a Dio con sincerità, una fede che non vive di apparenze ma di fiducia incondizionata. Impariamo da lei: una fede senza orpelli esteriori, ma interiormente sincera; una fede fatta di amore umile per Dio e per i fratelli.
E ora ci rivolgiamo alla Vergine Maria, che con cuore umile e trasparente ha fatto di tutta la sua vita un dono per Dio e per il suo popolo.
O Santa Maria dei Poveri,
portaci da Gesù,
unica fonte di grazia,
e aprici all’azione dello Spirito Santo,
perché possa illuminare e riscaldare
i cuori di tutti.
O Santa Maria dei Poveri,
accogli la preghiera di coloro che soffrono,
sostieni coloro che li servono con amore e pazienza.
Conforta i malati con la tua presenza;
insegnaci a portare la nostra croce quotidiana con Gesù
e a impegnarci lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti.
O Santa Maria dei Poveri,
rendici capaci di scelte evangeliche,
riempici di grazie, dacci la tua benedizione
e trasforma le nostre vite.
Insegnaci a benedire il Padre
in ogni circostanza della nostra esistenza
e a vivere fruttuosamente l’Eucaristia,
cibo della vita eterna.
Che nessuno perisca sotto la schiavitù del peccato,
ma sia consacrato a Cristo, unico Signore
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen