«SERVO COME FRANCESCO»

Omelia in occasione dell’Ordinazione diaconale di Fra Rosario Giunta Chiesa Madre - Pozzallo
07-10-2024

Carissimi confratelli sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, gentili autorità civili e militari, carissimi Don Salvo Bella arciprete-parroco della Chiesa Madre di Pozzallo oggi doppiamente in festa, fra Danilo Tremolada, vicario provinciale, fra Enrico Voltolini, maestro dei postulanti, carissimi fratelli provenienti dalla comunità di Farneto, carissimi Michele e Lina, Noemi e Luigi, familiari di Rosario: oggi, festa della Madonna del Santo Rosario, eleviamo un vivo rendimento di grazie per quello che l’amore di Dio opera per la Chiesa e per il mondo intero attraverso il «sì» di chi a Lui si consegna.

Carissimo Fra Rosario, vorrei che a parlarti oggi fosse il piccolo frate di Assisi, che con la sua follia, sconvolse la vita di tutta la Chiesa. Il saio che porti, in verità, dice già di un amore e di una dedizione per colui che ti condusse liberamente da Madonna povertà. E di lui conosci ogni opera e ogni parola.

Tra poco sarai ordinato diacono, servo, proprio come lui. Il servizio, come ci insegna il Vangelo di Cristo e la testimonianza del serafico Padre San Francesco, indica offerta di sé, benevolenza e affabilità, mitezza, pace e disponibilità, prossimità e accompagnamento.

Il Sacramento dell’Ordine nel grado del Diaconato non è una sorta di tappa intermedia da adempiere per arrivare al sacerdozio. Essere diacono, infatti, è costitutivo della stessa identità sacerdotale. Il sacerdote e il vescovo non cessano di essere diaconi, non cessano di essere al servizio della carità: alla mensa dei poveri, anzitutto, ma anche alla mensa eucaristica, dove si esprime la più alta forma della carità, perché ci viene donato l’indispensabile, la vita stessa di Cristo.

Cosa sei chiamato ad esprimere diventando diacono? Servire nel ministero non è un girovagare senza meta, ma un andare con una destinazione ben precisa: Dio e il prossimo.

Ecco il mandato che oggi è ti viene consegnato. Senza il cammino interiore fatto di ascolto della Parola di Dio, della preghiera personale dinanzi al tabernacolo, della Liturgia delle Ore, il Vangelo che porti agli altri sarà poco incisivo. Sull’esempio del Poverello di Assisi porta, invece, nel mondo il Vangelo che si fa carne nella tua e nella vita degli altri.

Ci ricorda Papa Francesco che «se un discepolo non cammina per servire non serve per camminare». Riempi le tue giornate di vera carità e spenditi sempre per gli altri, per gli invisibili delle nostre città.

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Che cosa hai ricevuto, caro Rosario? Che cosa devi dare? Il dono gratuito della misericordia di Dio, della sua accoglienza, della sua compagnia, della sua amicizia. Tu sei solo un canale di grazia attraverso il quale passa con abbondanza il desiderio di Dio di raggiungere ogni uomo. Più ti spoglierai di te stesso, più Dio rivestirà di vita nuova te e i tuoi fratelli.

All’istinto egoista di accaparrare, di aggiungere e di moltiplicare, Gesù contrappone la generosità; al concentrarsi sui propri bisogni, Gesù mette l’attenzione all’altro; alla cultura dello scarto e del possesso quella dell’incontro e della condivisione.

Stare con Gesù non può mai essere una posizione acquisita, ma costante e rinnovata disponibilità a camminare con Lui e come Lui.

Caro Rosario, il tuo “si” è stato preparato da un lungo cammino, spinto da ciò che il Signore ti ha fatto conoscere, il tuo “si” è stato purificato da ostacoli, difficoltà e fatiche che sono il segno del bisogno che la passione bruciante dell’amore deve essere vagliata dalla sapienza della croce.

In un misterioso intreccio tra la divina volontà e l’impeto del tuo cuore, il Signore oggi accoglie il tuo slancio e ti consacra come ministro del vangelo e della carità. Per fare questo ti chiede di spogliarti di tutto. Questa diventa la Chiesa della tua spogliazione!

Nelle promesse consegnerai a Dio la tua libertà, nell’obbedienza ti affiderai alla Chiesa e ai suoi pastori, nel celibato offrirai il tuo cuore spalancato a tutti e indiviso per Dio; prostrandoti sul pavimento di questa Chiesa e implorando con tutta la comunità cristiana la misericordia di Dio e l’intercessione dei santi, sarai segno dell’umile presenza di Dio sulla terra e nei cuori di tutti.

Rialzandoti, riceverai l’imposizione delle mie mani e con la preghiera consacratoria sarai come espropriato, possesso esclusivo del Signore; verrai dunque rivestito dei paramenti del servizio ricevendo il libro del Vangelo come tua missione. Lascerai l’assemblea del popolo santo per accostarti a servire all’altare e, da ora in poi, tornerai al popolo come diacono, cioè ministro, dispensatore dei doni di Dio.

Tra poco, consegnandoti il libro dei Santi Vangeli di cui diventi annunciatore, ripeterò a te queste parole:

«Credi sempre a ciò che proclami».

Ciò che tu annunci non viene dagli uomini, ma è Parola di Dio. Per questo ti esorto a meditarla con perseveranza, a rispettarne il messaggio, a non togliere e aggiungere nulla, ad annunciarla non in modo formale, ma con un cuore che crede e aderisce a ciò che annuncia.

«Insegna ciò che hai appreso nella fede».

Si tratta di un mandato preciso che alla Chiesa deriva da Gesù stesso; è Lui che ha scelto fin dall’inizio alcuni uomini perché «stessero con Lui e per mandarli». L’annuncio che affida scaturisce dalla fede: per questo l’evangelizzatore deve contemporaneamente «stare» con Gesù e «andare» ad annunciare il Suo vangelo. Tu non porti te stesso, la tua parola, le tue convinzioni ma Colui che è in te e con il quale vivi in piena comunione.

«Vivi ciò che insegni».

La credibilità dell’annuncio si fonda primariamente sull’opera dello Spirito Santo, ma anche sulla coerenza tra ciò che si annuncia e ciò che si vive, pur nella consapevolezza del proprio limite e della propria debolezza. L’annuncio, dunque, si compie insieme con la parola e la testimonianza di vita.

Caro Rosario, sii servo della comunione in un mondo che cerca solo divisioni e discordie. Vivi in comunione con il tuo Vescovo, con i tuoi superiori, i tuoi confratelli, i fratelli e le sorelle nella fede e quanti incontrerai sul tuo cammino, ama i piccoli e i poveri e «riceverai cento volte tanto». Te lo assicuro!

Alla Verna, luogo in cui Francesco d’Assisi ricevette le stimmate, la Cappella dedicata a Santa Maria Maddalena fu fatta costruire dove nel 1214 sorgeva la prima capanna di San Francesco. Nell’altare di questa Cappella è stata inserita la pietra sulla quale apparve Gesù Cristo a San Francesco. Finita l’amichevole conversazione con Cristo, San Francesco chiamò Frate Leone e gli disse: “Lava questa pietra prima con acqua, quindi con vino, olio e latte e in ultimo con balsamo perché Gesù Cristo si è seduto su di essa”. (De Conformitate, AF IV, 190).

Il tuo stare in mezzo agli altri in atteggiamento di servizio sia trasparente, puro e semplice come l’acqua di fresca sorgente, gioioso e allegro come il buon frutto della vite, fraterno, amorevole, pacifico, mite e santo come l’olio, sia di sostanza e nutriente come il latte e, infine, tu Rosario trasformati in balsamo per profumare di Cristo la tua e la vita del prossimo.

Questo è il mio augurio per te: porta Cristo e i poveri nel cuore, sii sempre il segno vero dell’umiltà di Dio. Porta la santità di Assisi nel cuore e, ti diciamo grazie, perchè come Egidio e Silvestro ti sei umilmente scalzato per seguire Cristo Sposo.

 

Oh! Signore, fa di Rosario uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa che porti amore,
dove è offesa, che porti il perdono,
dov’è discordia che porti l’Unione,

dov’è dubbio fa’ che porti la Fede,
dove è l’errore, che porti la Verità,
dove è la disperazione, che porti la speranza.

Dove è tristezza, che porti la gioia,
dove sono le tenebre, che porti la luce.

Oh! Maestro, fa che Rosario non cerchi tanto
ad essere compreso, quanto a comprendere,
ad essere amato, quanto ad amare

Poiché:
Se è dando, che si riceve.
Perdonando che si è perdonati.
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen!

Auguri don Rosario!