«Io sono Mediterraneo»

PATTO EDUCATIVO DI COMUNITÀ Costruiamo relazioni

Io sono Mediterraneo – Costruiamo relazioni si colloca in una fase della storia dell’umanità segnata da drammatiche sfide. In un periodo in cui i rapporti tra le persone vanno verso l’anonimato provocato dalla frammentazione sociale e dal relativismo etico e culturale, l’impegno per la promozione integrale della persona ricorda che la società rimane viva se si modella sulla personalizzazione dei rapporti, a cominciare dal binomio io-tu. Lo scetticismo e la sfiducia, l’insicurezza, l’indecisione e la paura del futuro sostituiscono l’incontro sereno col tu: l’altro appare come nemico, qualcuno da studiare e analizzare, da sfruttare o possedere o infine un volto anonimo e indifferente tra i tanti. Quando vengono a mancare rapporti di reciprocità, la relazione è disarmonica. Si acuiscono il disagio sociale, l’ostilità, la diffidenza e la società si trasforma in massa.

Rimettere al centro la persona, significa, ricondurre l’uomo a se stesso per ridare speranza, raccogliendo l’invito a cogliere nella società il bisogno di ritrovarsi, di comunicare, di costruire e trovare vie percorribili di una prassi che si presenti nella sua forza profetica.

Un sogno ed un percorso

L’appuntamento del 15 Aprile 2024 a Noto apre una fase del percorso di “Io sono Mediterraneo” con una domanda: se esista uno «spazio», un «progetto» o delle «indicazioni», nel rispetto delle autonomie dei singoli comuni, che possano sostenere il nostro operato nei confronti dei giovani o delle persone fragili.

Per rispondere: il primo passo è stato quello di mettere a fuoco i bisogni che più toccano il nostro territorio. Abbiamo cercato di coglierle come realtà concrete ed incarnate in contesti, ricche della complessità della vita e della convivenza umana.

  1. Avvertiamo la necessità di metterci in ascolto dei giovani e delle persone che vivono situazioni di grave disagio. Vogliamo accogliere la voce di tutti grazie all’apporto di competenze specifiche e all’impegno di stare dentro la vita del nostro territorio. L’ascolto autentico chiede di far cadere i pregiudizi, di rinunciare alla pretesa di sapere sempre che cosa dire, di imparare a riconoscere e accogliere la complessità e la pluralità. Si coglie l’esigenza di un ripensamento complessivo: numerose sottolineature fanno emergere carenze sul piano della capacità di inclusione. In particolare, si riconosce il bisogno di toccare ferite e dare voce a questioni che spesso si evitano. Le persone vengono prima delle cose da fare e dei ruoli. Ognuno ha bisogno di imparare a vivere relazioni più attente all’altro, soprattutto quando si svolge un ministero e un servizio. Le relazioni hanno bisogno di tempo e di cura costante: sono un bene fragile che necessita di energie individuali, di sinergie comunitarie e di accettazione delle fatiche e delle sconfitte.  L’incontro con le persone va vissuto come il centro del nostro operato. Avere a cuore le relazioni significa riconoscere e prendersi cura delle diverse forme di solitudine e di coloro che vivono situazioni di fragilità e marginalità.

 

  1. Dalla cultura attuale, ogni sforzo educativo, può imparare maggiore capacità di dialogo e confronto nel rispetto delle diverse competenze e dei differenti ambiti. Una particolare risorsa per il dialogo è costituita dalla ricchezza di arte e di storia custodita in tante comunità, che può diventare terreno d’incontro con tutti.

Lo abbiamo fatto per coltivare un sogno: città che siano spazi di vita da abitare assieme, città sostenibili, giuste ed accoglienti, città di pace. Abbiamo sognato di costruire un patto educativo che favorisca l’ascolto, l’integrazione e l’accompagnamento delle nuove generazioni presenti nel nostro territorio.

 Un patto comune e condiviso

Dal 15 aprile 2024 ad oggi il sogno si fa impegno condiviso, nella proposta di un patto di responsabilità e di progetti comuni che tengano conto della visione politica e antropologica del Venerabile Giorgio La Pira. Siglare un patto vuol dire riconoscersi parte di un destino comune, di uno stesso cammino di bene, sapendo che nessuna teoria può rispondere agli interrogativi di questi nostri tempi se non si fa scelta e visione comune. Un patto richiede pertanto adesione e intima partecipazione di tutti e tutte; è una modalità di incontro esigente e sfidante. Ancora, esso nasce da un dialogo di idee e azioni di donne e uomini che – diversi tra loro per età, convinzioni e culture – condividono la volontà di costruire un diverso volto del mondo, ispirato al bene e attento alla vita di ciascuno e ciascuna.

Proponiamo quindi un patto di comunità per sognare città e per dar corpo a tale sogno in realtà accoglienti e ospitali.

Sogniamo:

  • un sistema aperto di reti e azioni di prevenzione e fronteggiamento dei fenomeni di disagio giovanile diffuso nel territorio che metta al centro la persona, che ricerchi un dialogo continuo e proficuo con le istituzioni, un’attenzione meditata al portato emotivo di ciascuno e alla giustizia di genere e sociale nella disponibilità a costruire mediazioni;
  • Tempi e spazi accoglienti e stimolanti, in cui i giovani si sentano liberi di esprimersi, sperimentarsi, aiutarsi ed apprendere gli uni dagli altri, ma anche trovare attenzione dedicata e competenze, specialmente in situazioni di difficoltà e sofferenza psicologica; che si dia tempo per conoscere e riflettere, interrogarsi, analizzarsi ed attivare dinamiche di trasformazione comunitarie; che sia capace di farsi cogliere dalle sorprese, ma anche di rispondere con resilienza, rigenerandosi con il contributo dei giovani e dando fiducia al futuro; che promuova una sempre maggiore interazione tra i generi e le generazioni, che sia attenta ai bambini, e dia fiducia a giovani e adulti;
  • un orizzonte mediterraneo, che trovi strumenti culturali, educativi e giuridici per dar corpo all’idea di cittadinanza mediterranea, anche in termini di diritti – compreso quello a migrare;

Per far questo ci impegniamo a operare per:

  • per migliorare la vita, ad assumerci una responsabilità o un compito verso qualcuno con fedeltà e dedizione. «Ogni giorno ci è chiesto di mettere impegno nelle cose che facciamo: nella preghiera, nel lavoro, nello studio, ma anche nello sport, nelle attività libere. Impegnarsi, insomma, vuol dire mettere la nostra buona volontà e le nostre forze per migliorare la vita» (Francesco, 20 febbraio 2026).
  • Essere credibili perché fedeli ad un impegno di vita. Compiere il bene, significa, agire con la consapevolezza che sul territorio ci sono varie risorse che vanno interpellate, stimolate e coinvolte continuamente. Significa, agire, per reinserire nella comunità chi ne è stato escluso, significa educare a vedere con gli occhi del cuore, ad ampliare sempre più gli interventi, a ristabilire le opportune e quotidiane relazioni e risposte, senza delegare ad altri.
  • Per vedere, sentire, intervenire e coinvolgere perché il bene non è un intervento episodico, ma comporta una continua verifica e riprogrammazione delle azioni di prossimità e delle forme di partecipazione alla costruzione del bene comune. Si tratta di riprendere quotidianamente il cammino di verifica e di animazione alla prossimità, nella comunità e nel territorio.
  • Per costruire un’educazione alla cittadinanza attiva, in una concreta collaborazione tra scuola, famiglia e territorio, integrando lo sviluppo di competenze, con la formazione di un sapere e di una coscienza civica di respiro europeo. Occorrerà pure rileggere la storia dalla prospettiva degli altri popoli, favorendo le occasioni di conoscenza reciproca ed elaborazione culturale comune fra i giovani che abitano il Mediterraneo.
  • Per promuovere “la pedagogia dello sguardo” nella speranza di recuperare e farsi illuminare dal volto dell’altro. La pedagogia dello sguardo si attua su un agire fondato sulla differenza, sulla reciprocità, sul prendersi cura gli uni degli altri, sul dialogo e sull’ascolto, per comprendere con saggezza altri punti di vista e altri sguardi sul mondo.

La diversità dei volti è l’espressione visibile dell’unicità interiore di ogni essere umano. È per questo che ogni persona rivendica, giustamente, il diritto ad essere identificata e chiamata con il suo nome. Ridurla ad un codice numerico, ad una password o ad un oggetto tra gli altri, sarebbe misconoscere la sua irripetibilità sovrana. Il pensiero dell’alterità vuole aprire all’incontro con l’altro nella sua specifica singolarità: l’altro, infatti, non esiste perché io lo penso, ma lo penso perché esiste ed esiste come un tu che mi si impone a prescindere dal mio stesso riconoscimento.

A questo documento seguirà la sottoscrizione per aderire al Patto Educativo che consentirà l’impegno tra la Diocesi di Noto, i nove comuni del territorio e ogni altra istituzione che vorrà condividere una comune responsabilità, contenuti e impegni.

A tal fine le istituzioni che sottoscriveranno il patto si impegneranno a:

1) partecipare alle riunioni del progetto Io sono Mediterraneo collaborando alla realizzazione delle azioni previste dal percorso disegnato.

2) realizzare, in collaborazione tra gli uffici comunali e la Diocesi di Noto, una mappatura degli interventi/servizi/progetti più rilevanti in essere o in partenza che insistono sulle tematiche di ISM.

3) realizzare una mappatura degli attori di I e II livello attivi territorialmente da coinvolgere nel percorso ISM.

4) facilitare relazioni e contatti tra i vari soggetti del territorio, funzionali alla migliore realizzazione del percorso ISM e all’organizzazione delle attività.

02-06-2024