A Modica il 25 novembre 2017 il primo appuntamento di Bioetica organizzato dalla Diocesi di Noto

 Nuova veste, nuovo stile e nuova location per gli Appuntamenti di Bioetica, che trovano un crescente consenso “popolare”, attirando l’interesse di un uditorio sempre più variegato, in attesa, poi, del consueto Convegno Internazionale. “Corpo nudo, violentato e violato”; questo il tema scelto per il corrente anno, tema di grande attualità che intende porre l’accento proprio sulla dimensione corporea, spesso soggetta ad “usi” ed abusi di ogni genere. Il primo di questi tre incontri, dal tema “Il nudo tra mass media, pornografia e vendita del sé, ha avuto luogo il 25 novembre, a Modica presso l’Auditorium Pietro Floridia (Piazza Matteotti). Quattro i relatori che si sono susseguiti in questa kermesse, che ha visto una vasta partecipazione non solo di professionisti nel campo della sanità o in ambito giuridico, ma anche dei “non addetti ai lavori”, sempre più sensibili e attenti a tematiche così attuali.
 
L’intervento del vescovo
Si è detto particolarmente contento per questi appuntamenti, il Vescovo Antonio Staglianò, il quale, salutando gli illustri relatori e tutti i convenuti, ha voluto ringraziare il Sindaco Ignazio Abbate (intervenuto insieme al presidente del Consiglio comunale, Roberto Garaffa) e tutta l’Amministrazione comunale per l’accoglienza dell’iniziativa. Il Vescovo ha altresì ringraziato l’organizzatore don Stefano Modica e tutti i suoi collaboratori per il grande lavoro svolto con passione e profondo senso ecclesiale. Citando Antonio Rosmini, mons. Staglianò ha voluto sottolineare come questi percorsi formativi di Bioetica siano stati concepiti, assieme a don Stefano, come un’opera di «carità intellettuale», in una società “liquida”, dove come direbbe Nietzsche “è stato oscurato il sole”, dove sembra, cioè, non esserci più spazio per Dio. Non poteva mancare un riferimento al cantautorato italiano degli ultimi anni; citando il testo della canzone vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, il Vescovo ha sottolineato come a causa delle scelte fatte dall’uomo, la “scimmia si è rialzata” e gli uomini sono caduti, la nostra animalità ha preso il sopravvento. Ecco perché oggi più che mai, la fede cattolica cerca l’intelligenza, ecco perché diventa importante parlare del corpo, chiarendo che non esiste solo il Körpe, il corpo fisico, biologico; la lingua tedesca, infatti, utilizza un altro termine: Leib, il corpo psichicizzato, spiritualizzato, animato. «Una persona è sempre Leib; Il corpo studiato dalla scienza “non esiste”; è un’astrazione scientifica. Ma quando tocchi il corpo, tocchi l’anima, tocchi la persona, che è sempre un unicum».
 
PROF. TOMMASO AURIEMMA
Il primo intervento è stato quello del prof. Tommaso Auriemma, docente di filosofia, il quale, attraverso le immagini e ha spiegato il “nudo” nella cultura occidentale, descritto nei suoi due aspetti: il nudo artistico, quello delle statue e la nuda vita, spogliata di ogni diritto. In apparenza lontanissimi, questi due aspetti sono due facce della medesima domanda; solo la cultura di massa riesce a metterli assieme, mostrando contemporaneamente “perfezione” e “assenza di perfezione”. É il caso delle icone della cultura pop, come Marilyn Monroe, una bomba sexy, eppure una vita ridotta a puro corpo di seduzione, esposto alla morte. L’occidente, sottolinea il relatore, citando il filosofo italiano Agamben, se da una parte mostra una nudità che è immagine della perfezione, dall’altra “sfrutta” una nudità per imporre un potere, per sottomettere l’altro. Quale il senso della nudità allora? Essa è sempre in rapporto all’altro e questo rapporto sta in una sorta di “sfasatura” (come i due orologi dell’opera concettuale di Torres). Questo perché la nudità non è mai un termine; essa è sempre scopribile, mostra un accesso all’inesauribile, aprendoci così all’infinito.
 
PROF. BRUNO DI MARINO
A seguire, il prof. Bruno Di Marino, storico delle immagini in movimento e docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Frosinone, ha voluto sottolineare l’interdipendenza tra corpo e immagine, citando Belting, il quale sosteneva che «il corpo è un’immagine, prima ancora di essere riprodotto in un’immagine». E se in passato far riprodurre il proprio corpo in un’immagine era un lusso ad appannaggio di pochi, oggi, con l’avvento della fotografia, cambia la coscienza collettiva che abbiamo del nostro corpo e di quello dell’altro; basti pensare alla pubblicità, che utilizza immagini di corpi umani “gloriosi”, non destinati alla morte. Ecco che la fotografia, la pubblicità introducono nel rapporto con il nostro corpo e con quello altrui un narcisismo e, dunque, un erotismo. Dove, però, finisce l’erotismo e inizia la pornografia? La differenza tra questi due termini è andata sempre più assottigliandosi: la pornografia, prima interdetta, ha avuto un processo di moralizzazione e l’erotismo, invece, si è sempre più pornograficizzato. Il relatore, infine, ha chiarito che la nudità, oggi, non è mero oggetto della pornografia: c’è anche una nudità artistica priva di una dimensione sessuale.
 
PROF.SSA ANNAMARIA FANTAUZZI
La prof.ssa Annamaria Fantauzzi, antropologa e docente presso l’Università di Torino, nella sua relazione, ha offerto un’interessante panoramica sulla nudità dal punto di vista antropologico. Citando il collega antropologo Le Breton, la relatrice ha sottolineato come il corpo sia un segno di demarcazione tra l’io e l’altro e tra il livello biologico e culturale. Ma come percepiamo il nudo oggi? Se nella cultura classica il nudo era sinonimo di bontà, di virtù, di bellezza, oggi, è qualcosa di “primitivo”; l’uomo, infatti, copre le membra perché si è evoluto dall’animale. Eppure in alcune culture (come quella senegalese o del Kenya) il nudo è normale. In queste culture, infatti, il nudo dice appartenenza, identità. «Qual è il nudo che non vogliamo vedere?» Questa la domanda provocatoria della prof.ssa Fantauzzi, che ha altresì chiesto cosa fosse o non fosse realmente etico oggi. «É normale vedere un corpo nudo, perché siamo fatti così. Il problema è l’uso che si fa del nudo». Ecco, allora, il problema della mercificazione, della pornografia e della prostituzione, dei corpi che vengono “pubblicizzati” come modelli di bellezza per le ragazze, che non rispondendo a questi canoni di perfezione entrano in depressione; per non parlare del problema della donna, ridotta a oggetto sessuale, privata di ogni identità etica per cui è stata creata. Da qui, la questione della pornografia, dove il nudo diventa merce, prodotto edonistico. E come non fare riferimento al senso del nudo quando un estraneo a pagamento tocca quel corpo, che diventa oggetto di commercio, pura res (cosa). La relatrice termine il suo intervento con una domanda: «Cos’è un corpo che non dice più naturalezza, pudore e appartenenza?».
 
DOTT.SSA SARAH GINO
L’ultima ad intervenire è stata la Dott.sa Sarah Gino, medico legale e docente presso l’Università di Torino. Forti, toccanti, le storie raccontate dalla stessa, storie vere di donne che ha incontrato nei vari momenti della sua vita professionale e che hanno lasciato un segno di profonda riflessione circa la condizione della donna nella nostra società. Sono quattro donne diverse, ma accomunate dall’aver incontrato la violenza, donne che a causa delle precarie condizioni economiche vendevano i loro corpi. Qualcuno ha perso la vita, le altre fanno fatica ad essere ancora donne per tutti gli abusi e le violenze subite. Eppure i loro corpi nudi e violati parlano, anche dopo la morte, così da permettere a medici e investigatori di fare luce sull’accaduto e trovare così l’aggressore.
Una mattinata intensa, quella del primo appuntamento di Bioetica, svolto proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza di genere. Attendiamo il secondo appuntamento, sempre a Modica, il 24 febbraio 2018.