Amen come un Decalogo

Pubblichiamo qui di seguito dieci brevi riflessioni del nostro vescovo sulla fede oggi a partire dalla canzone “Amen” di Noemi

Amen1: “io sto fermo qui”

Della vita si ha paura a volte. Scorre inesorabile, non da tregua, ci risucchia, ci paralizza a tal punto che le lacrime non scendono più, i sentimenti smettono di far rumore e l’anima muore di fronte alla mancanza insopportabile di Amore. Come sperimentare la semplicità del vivere in questo mondo complicato? Come restare giusti in questo mondo ingiusto? Come restare onesti, pur vivendo in un mondo di disonesti? Soprattutto come riuscire ad amare, in questo mondo senza amore? La risposta a queste domande c’è, solo nella libertà di ogni persona che vuole pronunciare il suo Amen: “io sto fermo qui”, credo alla semplicità, all’essenzialità, alla sobrietà, alla giustizia, all’onestà, all’amore. Ci credo, dico Amen, e mi assumo le mie responsabilità, e “sto fermo qui”, dovessi soffrire, forse anche morire.

Amen2: “io credo che la vita ha senso”

Senza accorgercene accade che le sofferenze e il dolore superino il limite di sopportazione del quale siamo capaci, proiettandoci in un oltre privo di emotività, costringendoci a trascinare l’anima come un bagaglio, come qualcosa d’inutile e pesante, d’intralcio, perché il male che dilaga intorno a noi è tale da lacerare le nostre esistenze e toglierci il gusto della vita. “Chiunque abbia avuto un dolore così grande da piangerci fino a non avere più lacrime, sa bene che a un certo momento si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla” (C.S. Lewis, Le cronache di Narnia). Allora, pronunciare il nostro Amen vorrà dire “io credo in un nuovo gusto dell’esistenza e che la vita degli uomini ha senso”. Amen, cioè io credo, come preghiera e promessa d’impegno concreto a essere volto di Cristo nello scorrere del tempo, a essere suoi testimoni nonostante tutto, amando con ardore la vita dei fratelli nella nostra.

Amen3: “io voglio restare umano”

Quando tutto è troppo, quando la vita ci piove addosso e noi pensiamo con rassegnazione che niente cambi, anzi, che tutto si ripeta fedele a se stesso; quando è facile scappare dalla nostra naturale vocazione a “essere umani”, a rimanere “umani”, cadendo nella tentazione di lasciare che il non senso dilagante spenga la luce che è dentro di noi, dissolva nel nulla la musica incantevole del nostro essere figli di Dio, facendoci dimenticare che solo l’Amore sfida e vince la morte, allora solo l’Amore può accarezzare ogni nostra ferita e donare il conforto della consapevolezza che non è mai troppo tardi per guardare il sole ancora una volta. Perciò grideremo il nostro Amen, per dire che vogliamo restare umani, credendo nella bellezza della nostra umanità, “creata ad immagine e somiglianza di Dio”, incommensurabilmente degna di ogni grandezza nell’amore.

Amen4: “capisco che sono divino”

Quando tutto è troppo, è allora che dobbiamo avere il coraggio di ricominciare a sperare senza accettare passivamente quanto accade intorno a noi. È allora che nel respiro di Dio dobbiamo recuperare il soffio divino che è dentro di noi, la magia di essere imperfetti, ma al contempo unici, originali, meravigliosi nel nostro essere umani dal cuore pulsante, generoso, aperto, capace di comunione e integrazione, capace di perdono e misericordia, capace di ottimismo e di speranza, capace di battere ancora, anche dopo il black out totale dei sentimenti che ci aveva piegati su noi stessi. Dico, infatti, Amen perché mi conosco come “aperto al tutto”, “aperto a Dio”. In quanto “animale divino” posso ricevere “Dio amore-agape” e trarre da qui la forza e la potenza per amare, oltre ogni misura i fratelli, con gesti concreti di carità, di amicizia, di fraternità, di solidarietà.

Amen5: “Così sia all’Amore, in terra come in cielo”

Se immobili, incapaci di sentire, induriti dagli eventi che ci travolgono, dagli insuccessi delle nostre storie intrise di fallimenti personali, storditi dalla depressione interiore che attanaglia i nostri giorni stringendoci nella morsa oscura del non sperare più che nonostante le brutture di fuori ancora qualcosa di straordinario possa accaderci, è allora che dobbiamo avere il coraggio di pronunciare il nostro “Amen”  a Dio, “Così sia”,  affidando la nostra instabilità alla fedeltà di Dio che ci rende capaci di  Amore intenso, caldo, rigenerante, di Amore non come sostantivo cristallizzato in una serie di pratiche vuote di anima, bensì come “verbo in fieri” nel suo continuo donarsi e generare vita, “in terra come in cielo”, perché quell’amore-agape soltanto resta, quando tutto passa, perché questo amore-agape (corposo, perché ricco di gesti e di opere) costituisce il mio “corpo incorruttibile”, quello che nell’ora della mia morte splenderà davanti a Dio per dimorare in eterno in Paradiso

Amen6: “Credere all’Amore che mi cambia l’esistenza”

Se inscatolati nel nostro narcisismo, trasformiamo il mondo in una specchiera per guardare (innamorati di noi stessi) solo la nostra faccia o, peggio, entriamo nella sindrome di Dorian Gray per vivere la vita solo pensando al proprio piacere, incuranti di quanto dolore diffondiamo tra la gente, allora è ancor più necessario (benché faticosissimo) pronunciare il nostro Amen, cioè credere che l’Amore ti può entrare dentro e cambiare la vita: solo l’Amore libera il nostro tempo dalle macerie dell’egoismo e dell’odio, e ci rende uguali e fratelli nel vivere; solo l’Amore è capace di scoperchiare il cielo delle nostre esistenze a un domani migliore e sostenibile; solo l’Amore resta anche quando tutto perisce; solo l’Amore ci dona occhi capaci di guardare alla sofferenza dell’altro che ci sta accanto come se fosse la nostra, rendendoci compagni di viaggio, condividendo il bastone della fatica e della sofferenza che segna egualmente le nostre storie.

Amen7: “Io non mi arrendo”

Se gelati dai tradimenti degli affetti più cari, che ci feriscono irrimediabilmente, avviliti dalla fredda logica di una politica che arranca, che ci costringe al bisogno, alla povertà morale ed economica, che ci vuole muti e servi, allora potremo anche “indignarci” nel pronunciare il nostro Amen, cioè “io ho non mi arrendo”, non fuggo dalla storia (fuga mundi) rinunciando a dire la mia, nell’evasione alienata di chi si accontenta di un rigagnolo, quando potrebbe nuotare a mare aperto. No! Non mi arrendo e non mi concedo a una vita senza il calore di una carezza sul viso, a una vita a testa bassa, una vita senza l’abbraccio della misericordia.

Amen8: “Io sono vivo”

Quando sbigottiti e disorientati dalla pazzia di una società violenta, razzista, intrisa di fanatismi nella quale è diventato normale che i figli uccidano i genitori o che si possa morire in un giorno qualunque e senza un motivo, magari mentre assistiamo a un concerto o beviamo una tazza di thè con degli amici, soltanto perché qualcuno si è arrogato il diritto di mettere fine ai nostri giorni in nome di vuote parole e subdoli ideali, allora più grande sarà il coraggio di pronunciare il nostro Amen, cioè “Io sono vivo” e non accetterò tempi morti scanditi da parole di rancore e di odio, la calma apparente e mediocre di chi teme la tempesta delle emozioni e dei desideri, non smetterò mai di credere fermamente che anche quando non si possa cominciare da capo, sia comunque possibile cambiare il finale della storia.

Amen9: “mi prenderò cura della mia umanità”

Quando disorientati da un’istruzione che promuove l’idea gender come sano sviluppo dell’identità umana degli esseri viventi, intorpiditi da rapporti interpersonali fasulli e interessati, assuefatti a una realtà nella quale a stento si trovano tracce di amore, di solidarietà, di accoglienza, di misericordia tanto da non riuscire a riconoscerle davanti ai nostri occhi, troveranno i cristiani la forza martirale per pronunciare il proprio Amen? “Amen”, cioè “sono innamorato di Dio”, e mi prenderò cura della mia anima luogo sacro di incontro con la mia umanità.

Amen10: “Signore dammi forza”

Quando delusi, ci perdiamo in noi stessi, sanguinanti  non crediamo più a niente, non ci fidiamo più di nessuno, urliamo nel silenzio del cuore perché abbiamo toccato con mano quanto, a volte, nella liquidità dei rapporti umani, l’amore che per noi rappresenta il tutto, d’un tratto sembri non bastare a dare un senso ai nostri giorni, allora è decisivo dire silenziosamente il nostro “ Amen”: “Signore dammi la forza” di incontrarti nel mio cuore, di trovarti, di stare insieme a te perché ho compreso che sei l’unico riferimento del mio andare e l’unica ragione del mio essere. Amen!