Caso Diciotti. Staglianò: accoglienza, fermezza politica e umanità

 Il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, in un’intervista rilasciata al giornale Live Sicilia, ha commentato la recente vicenda degli immigrati della nave Diciotti, fatti sbarcare dopo un estenuante braccio di ferro politico, conclusosi con la presa in carico degli stessi da parte della Chiesa, per mezzo della CEI, dell’Albania e dell’Irlanda. Mons. Staglianò nota come l’Italia non può essere lasciata sola e come sulle migrazioni serva cooperazione in Europa, senza smarrire quell’umanità necessaria a riconoscere che prima che un caso politico, si tratta di riconoscere l’uomo e la sua dignità. Per questo annuncia che la diocesi di Noto ha dato disponibilità per l’accoglienza di una ventina degli immigrati sbarcati dalla Diciotti.

Monsignor Staglianò, la vicenda della nave Diciotti sembra ormai si sia conclusa con un lieto fine. Quanti di questi migranti resteranno in Sicilia, ospiti delle strutture della Chiesa?
“Questo dipende da quello che il cardinale Gualtiero Bassetti (presidente della Cei, ndr) deciderà. È pubblica la disponibilità del vescovo di Cefalù ad accogliere, così come anch’io ho fatto sapere al presidente della Cei di poterne accogliere una ventina”. 

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un comizio ha ringraziato la Chiesa per aver aperto “il portafogli”. Cosa ne pensa?
“Il ministro mantiene una posizione chiara e determinata, che corrisponde a quanto aveva proclamato nella sua campagna elettorale: diminuire, fino ad azzerare possibilmente, l’accoglienza dei migranti, anche per non pesare sulle casse dello Stato. Se la Chiesa, come ha sempre fatto, può impegnare risorse economiche per la carità verso questi nostri fratelli, è bene che lo faccia. Così dimostra di saper passare dalle grandi riflessioni etiche all’operatività concrete, dando testimonianza all’amore evangelico. Anche noi vescovi ringraziamo il ministro per la possibilità che ci viene data di mostrare al mondo la carità cristiana, ‘sempre e solo a maggior gloria di Dio'”. 

Lei aveva annunciato uno sciopero della fame dei vescovi siciliani per protestare contro la gestione del caso Diciotti. Cosa non le è piaciuto della linea del governo?
“La linea dura del governo si comprende per la necessità che sia l’Europa ad assumersi le proprie responsabilità. L’Italia non può essere lasciata sola e tutti gli Stati membri devono cooperare in sinergia. Fa bene Salvini a insistere su questo. Tuttavia questa insistenza ‘politica’ non può farsi sulla pelle di persone che si trovano nella povertà estrema o in pericolo di vita. Questo non va bene”.

Il governo Conte ha chiesto più volte all’Europa maggiore collaborazione nella gestione della migrazione…
“Certo e bisogna continuare a ‘pretendere’ la collaborazione. Anche perché, con tutto il rispetto possibile, vorrei notare che questi migranti che approdano in Italia, normalmente, parlano il francese e l’inglese. Ci sarà un motivo, lo sappiamo tutti, anche senza essere storici di professione. Il colonialismo di alcune nazioni europee non va dimenticato, ma riempire tutti di un sentimento più grande di solidarietà, in nome della giustizia”. 

L’accoglienza dei migranti, annunciata dalla Chiesa, ha provocato anche alcune critiche. C’è chi vi accusa di pensare solo agli stranieri…
“Chi ci accusa di questo, non conosce niente della Chiesa cattolica. Noi pensiamo a tutti i poveri italiani ‘giorno dopo giorno’, attraverso le nostre caritas parrocchiali, le mense per i poveri in ogni vicariato, per non dire di tanti preti che nel loro ministero hanno una vocazione particolare per i più miseri. Di più, la Chiesa cattolica, attraverso la Dottrina sociale della Chiesa, ispira anche un pensiero e una iniziativa politica volta a generare processi per superare tutte forme di povertà. Pur dentro tanto limiti, l’impegno della Chiesa per gli italiani indigenti è quotidiano e persistente”. 

Il fenomeno migratorio sembra destinato a non finire. Secondo lei, cosa dovrebbero fare le istituzioni centrali e locali?
“I vescovi non hanno soluzioni tecniche e politiche da offrire. Queste devono essere trovate con intelligenza dai politici che amministrano la cosa pubblica e ci governano. Certo è che, quando i problemi si presentano, allora bisogna trovare e cercare soluzioni umane, cioè rispettose della dignità umana di tutti, che non può essere barattata con soldi”. 

Se dovessero ripetersi casi simili a quello della Diciotti, cosa faranno i vescovi siciliani?
“Si impegneranno, come hanno tutti fatto nel caso della Diciotti, a testimoniare la loro solidarietà fattiva verso gli indigenti e i poveri. Seguendo il magistero di Papa Francesco, siamo pronti ad aprire i nostri ‘conventi’, perché accoglienza nella legalità e prossimità sono vie obbligate del Vangelo”. 

Lei non è stato il solo presule dell’Isola ad aver protestato. I vescovi siciliani sono compatti su questo fronte?
“Assolutamente tutti compatti. Prima che il caso trovasse soluzione, avevamo, qualche ora prima, concordato un documento unitario e ci stavamo interrogando ‘insieme’ sulle modalità per passare dalle grandi riflessioni ai fatti concreti, anche perché pure lo chiedevano i fedeli cristiani delle nostre Diocesi”. 

Il Papa verrà in Sicilia a settembre. Pensa si toccherà anche il tema delle migrazioni?
“Mi pare indispensabile che lo faccia. La Sicilia è la porta principale dell’Europa, perciò è toccata dal fenomeno migratorio in modo massiccio. Il Papa potrà confermarci nella fede e anche nel nostro impegno a tradurre il Vangelo anche nell’accoglienza dei migranti. D’altro proprio lui, su questo tema, è sempre sta chiaro: accogliere i migranti, però interrogatevi anche sulla responsabilità ad integrarli”. 

Pensa che l’integrazione, in una terra come la Sicilia, sia possibile?
“Credo proprio di sì. In particolare la Sicilia e il Meridione sono realtà geopolitiche e culturali di grande apertura. Esiste un pensiero meridiano da riscoprire, come anche quel potenziale umano immenso che è una risorsa per tutta l’Italia è anche per l’Europa. Nel degrado disumano, cui assistiamo giorno per giorno, nelle tante forme della barbarie individualista ed egocentrica, la salvezza può venire dalle relazioni umane ‘calde e affettuose’ che il Sud e la Sicilia potranno testimoniare”.