Catanzaro. Staglianò al Convegno di “Vivarium”: Il novum dell’umano che può splendere è il sì dell’amore

Nell’ambito del Convegno della Rivista di scienze teologiche Vivarium dell’ Istituto Teologico calabro “S. Pio X” di Catanzaro, svoltosi nei giorni 2 e 3 marzo 2015 e che quest’anno ha affrontato il tema proprio legato del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (“In Cristo l’uomo nuovo: cristianesimo e processi di umanizzazione in Calabria”), è stata molto seguita ed apprezzata la relazione svolta da Mons. Antonio Staglianò, già Direttore dello stesso Istituto Teologico calabro fino al 2009. Dopo i saluti istituzionali da parte dei Vescovi e del Direttore Don Giovanni Mazzillo e dell’ Istituto Superiore di Scienze religiose “Maria S.S. Mediatrice” di Catanzaro, Don Antonio Bomenuto, l’intervento di Mons. Staglianò ha aperto la riflessione del Convegno, a cui erano invitati non solo i Docenti e gli studenti degli Istituti teologici calabresi, ma anche i delegati diocesani per il Convegno di Firenze. Egli è partito citando un poeta a lui molto caro, il rosminiano Clemente Rebora, uomo, sacerdote, educatore assetato d’infinito e testimone autentico di umanità: “Lo sposo ancor non viene; e il viver mio scende infermando, ma il Calvario ascende se grazia aiuta e la preghiera assiste. Mentre lo Sposo indugia, il corso mio torna al ricordo (invece il resto è oblìo) là dove più mi s’annunziava Dio, che dà perdono per dar Se stesso in dono” (Curriculum vitae, estate 1955). In Cristo : il nuovo umanesimo, cioè noi tutti veniamo da lì … Lui è il centro, è il cuore dello stesso “fenoneno umano”, è “l’ alfa e l’omega” della storia e del cosmo, direbbe Theillard de Chardin o le stesso Manfredo Baronchelli, un filosofo di cui si è occupato nei suoi intensi studi Staglianò.
 
Attraverso un breve, ma chiaro ed incisivo excursus storico-filosofico, il nostro “don Tonino”, come sempre con affetto e simpatia lo abbiamo chiamato, ci ha mostrato ed invitato riflettere sul fatto che il novum dell’umano dell’uomo, questa “canna pensante” secondo Pascal, questo “essere perfettibile e non perfetto”, come pensava Rousseau, questo “di più di Dio”, perché creato a sua immagine e somiglianza manifesta sempre la sua “eccedenza”, “il di più della sua stessa umanità”, perché in lui è presente Dio, vi è “una scintilla divina”, per cui si trascende nell’Amore. Ricordando un antico maestro della nostra Scuola teologica della Calabria, Mons. Luigi Magnelli, studioso della “Teologia della speranza” ed autore di un interessante pubblicazione su E. Bloch, “Filosofia della speranza”, il relatore ha sottolineato come l’uomo sia sempre in una condizione di “autotrascendimento” e come in lui vi sia “questo di più di Dio”, che non è solo il Logos, la sua razionalità, ma che è l’Amore stesso di Dio, la sua divinità, la sua trascendenza. In Cristo, l’uomo perfetto, ma anche il Figlio di Dio, Egli stesso Dio, trova spiegazione e compimento il mistero dell’uomo. E’ Lui che” svela l’uomo all’’uomo”, come ci ha insegnato, in modo autorevole, il Concilio (GS 22). Il mistero di Dio e il mistero dell’uomo hanno il Lui il loro punto di convergenza e di compimento, per cui dall’umanità di Gesù possiamo penetrare nel novum dell’umano dell’uomo, per interpretarlo e per viverlo. E’ in Lui il vivente, il Risorto, abbiamo “l’esegesi” del mistero dell’uomo nuovo in Cristo. In Gesù Cristo e nella “sua prassi di pace” (G. Mazzillo) notiamo un’effettiva “eccedenza” di umanità, l’umanità nuova, l’umanità vera.
 
La vera sfida è, dunque, secondo il vescovo teologo-pastore , da cogliere dallo stesso Evangelo : sulle orme di Cristo quale tipo di umanità vivere? Come uomini e donne di questo tempo e di questa storia, come vivere la nostra umanità, come “umanizzarci”, per essere “icona” di Cristo e del suo Vangelo? La questione è: “il di più di Dio”, apparso in modo pieno e definitivo nell’uomo-Dio Gesù di Nazareth. L’uomo è già “essere religioso”, nella sua più profonda identità, il divino è nell’uomo, egli è stato definito “animale divino”, “homo religiosus” e nella visione ebraico-cristiana “imago Dei”. Si tratta di un essere in cui si riscontra la “potentia oboedentialis”, come risposta a questa origine primariamente divina, questa dimensione “trascendentale”, secondo l’espressione di K. Rahner. Ma anche la filosofia rosminiana, di cui Don Tonino è stato un acuto scrutatore e cultore fin dagli anni giovanili, presentata in preziose monografie ed articoli, come il mai dimenticato frutto della sua tesi dottorale (La« Teologia » secondo Antonio Rosmini), può venirci in aiuto nella nostra indagine sull’humanum, sull’umanesimo, sul nuovo umanesimo da leggere e vivere in Cristo (en Christò : direbbe, in modo martellante, S. Paolo). L’uomo “essere intelligente” ha instillata la presenza divina nel suo essere più profondo, nella sua mente c’è “stampato” indelebilmente il divino (astrazione teosofica), per cui la “misura” della sua stessa capacità di conoscere è Dio. Anche altri autori come Heidegger, Nietzche, Sartre hanno trovato luogo nella sua brillante e seguita relazione, i quali secondo diverse prospettive – e non sempre condivisibili concezioni – hanno fatto emergere questa realtà trascendentale dell’uomo. “Essere umano, come Dio, in Cristo” è, in fondo, il percorso che Firenze ci propone. Il novum dell’umano dell’uomo è così il Novum per eccellenza, che è il Risorto, la risposta che diamo, nella fede, alla morte dell’uomo, “questo essere votato alla morte”, direbbe Heidegger.
 
La risposta che diamo alla morte, come credenti e cristiani, è la speranza della vita, che ha un Nome e un Volto: è il Risorto! Si tratta di guardare a Lui per avviare e continuare qualsiasi percorso di umanizzazione, contrastando con la testimonianza e la coerenza del discepolo di Cristo la “brutezza” dell’”ipermercato”, tipico luogo-polo della società odierna, che risulta essere in tutte le sue forme e risvolti la proposta più “disumanistica e disumanizzante” che ci sia. E’ proprio vero, come ci ha insegnato Benedetto XVI, nella sua significativa enciclica Charitas in veritate: “Un umanesimo senza Dio è (semplicemente) un disumanesimo”. Perché da uomo, purtroppo, si può divenire “bestie”, “bruti” e “brutezza” è l’opposto di “bellezza”, come ci ricorda il Sommo poeta dell’italico suolo, nella Cantica dell’ Inferno: “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza”. Vivere da veri uomini, seguendo l’Uomo che è Cristo Gesù vuol dire, inoltre, rifiutare tutte quelle forme di “adulterazione della fede e della vita, attraverso la corruzione nelle sue diverse forme, non ultima ad esempio “il fare soldi più della droga con l’affare degli immigrati”, con il “terrore” in nome della religione, con il favorire concezioni anticristiane e quindi antiumane dei “nuovi colonizzatori” o dei “nuovi dominatori”, come dice Papa Francesco, quali la “teoria del gender”.
 
Questo novum dell’uomo e nell’uomo si risolve nel “ritorno dalla morte”, attraverso l’azione e la forza dello Spirito Santo, è la stessa vittoria sulla ancestrale “paura” della morte, perché se la vita l’ho già donata in Cristo, la morte non mi porta via niente, nemmeno il corpo, il quale nel dogma cristiano è destinato a risorgere, cioè alla sua più autentica “trasfigurazione”. In tale percorso di “umanizzazione” della nostra vita cristiana, in dialogo con tutti gli uomini e tutte le espressioni religiose, siamo chiamati al “cambiamento del cuore”, alla “metanoia” nella verità dell’amore agapico, che si traduce in fede, giustizia, potere come servizio, perdono dei nemici, amore ai poveri, ai sofferenti e agli esclusi. E’ questo il novum dell’umano che può splendere, ad esempio, nell’uomo in quel “per sempre”, che è il sì dell’amore e all’amore nel sacramento del matrimonio, vocazione all’amore ed epifania dell’ Amore, che è Dio stesso, secondo l’espressione giovannea. Un’umanizzazione, che porta in noi a compimento “la misura alta della fede”, la santità cristiano-umana e che è l’uomo perfetto in Cristo, “l’uomo eucaristico”.
 
Questi, solo a grandi linee, mi sembrano i tratti del disegno filosofico-teologico-pastorale, proposto da Mons. Staglianò, e che hanno trovato seguito e puntualizzazione dottrinale e pastorale nelle successive relazioni di taglio teologico, sociologico, economico e pastorale (Mons. L. Renzo, Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea : “La crisi dell’umano nelle crisi dell’oggi”; Crisi economica in una dinamica storica : Prof. Vincenzo Falcone; Crisi sociale e politica : Prof. Vito Barresi; Crisi religiosa : Prof. Don Francesco Spadola). La relazione biblica del giorno seguente è stata affidata al biblista P. Ernesto Della Corte (“Quale speranza di umanizzazione attraverso un nuovo annuncio del Vangelo”) e quella ecclesiologico-pastorale al nuovo Arcivescovo di Rossano-Cariati, Mons. Giuseppe Satriano (“La missione delle comunità cristiane per un nuovo umanesimo”). Ha tratto le conclusioni, peraltro suggestive ed originali, con taglio biblico basandosi sul testo di Apocalisse 21 (La Gerusalemme futura), il Prof. Don Serafino Parisi, Direttore di Vivarium. Questo, per il momento, uno dei contributi, stimolati da Firenze 2015 e pervenuti dal profondo Sud, la Calabria …