Coronavirus. Il vescovo: invito al sapore del silenzio

A quanto pare dovremmo ringraziare il Coronavirus per queste condizioni costringenti che “serrano” popoli interi nel bunker delle proprie case, senza contatto dall’esterno e dall’interno. 
Niente male – qualcuno dice – riscopriamo la meditazione, la lettura e il silenzio, fuori dallo stress della routine affliggente delle abitudinaria quotidianità. È sicuramente un tratto della “bellezza collaterale” di questa immane tragedia che sta portando non solo tanta insicurezza, angoscia, paura, ma anche una più profonda tristezza per la morte di tanti fratelli. 
Scopriamo la nostra vulnerabilità e fragilità. Non abbiamo il controllo di tutto. Ma “di la di questa” sofferenza, raggiungiamo con la nostra immaginazione “profondissima quiete e sovrumani silenzi” (Leopardi) e proviamo a riscoprire l’altezza, la lunghezza e la profondità e la larghezza della nostra interiorità. 
“Non uscire fuori di te, ritorna in te stesso, là nell’interiore dell’uomo abita la verità”, diceva Sant’Agostino. Certo abbiamo bisogno di riscoprire “il sapore del silenzio”, per conoscere “dove mi trovo” se mi conosco e riconosco o vivo da alienato, sempre “fuori”, dentro maschere che alla fine mi rendono infelice. Nel silenzio ogni essere umano scopre la verità di sé, concentrato nel potere di amare che lo fa risorgere da ogni morte, se decidi di viverlo “ora”, di parlarne con te stesso “ora”. 
“Ora” è l’attimo, l’istante misterioso che ti cambia dentro, il tocco dello Spirito (di qualche daimon per chi non crede) che ti convince ad agire amando, dimentichi del passato, con lo sguardo aperto al futuro, dentro una visione nuova di te, degli altri, della società, della fede e dell’amore stesso. A ciò che verrà “ora” puoi guardare. Quando vinceremo questa guerra contro la pandemia bisognerà ricordarselo. Adesso la speranza si fa invocazione e anche canto… umile canzone pop.
 
+don Tonino, vescovo di Noto