Il Congo saccheggiato

Il mese di febbraio ha fatto registrare in Congo altri due episodi che turbano ancor più gravemente il clima politico in vista delle elezioni di novembre.
Primo episodio. All’aeroporto internazionale di Goma atterra un jet supersonico privato proveniente dagli Stati Uniti, con sette passeggeri a bordo. Portano con sé la somma di 6.800.000 dollari destinata all’acquisto di oro e diamanti. L’affare è concordato da tempo. La consegna delle pietre preziose viene fatta direttamente sull’aereo dal generale Bosco Ntanganda, già comandante dei militari del CNDP (Congres National Des Peuples) ai tempi della guerra. Su di lui pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale de L’Aja per crimini di guerra. Dopo che il generale porta il denaro al sicuro, intervengono i servizi di sicurezza congolesi che sventano l’affare.
Ma traffici di questo tipo sono all’ordine del giorno in Congo e avvengono quasi alla luce del sole, senza che nessuno frapponga ostacoli di sorta. Come mai, stavolta, i servizi di sicurezza sono intervenuti? Tutto fa pensare che sia stata l’opposizione politica a premere per mandare a monte il traffico, con lo scopo di gettare cattiva luce sul presidente Kabila, in vista delle elezioni.
Fatto sta comunque che l’episodio, considerato come la punta di un iceberg, ha suscitato scalpore ed ha avviato un dibattito serrato che certamente non giova al presidente, il quale è chiamato a dare spiegazioni sulla impunità e sulla mancanza di controlli di cui, notoriamente e non legalmente, godono i jet privati provenienti dall’estero. Inoltre, non si spiega come mai i servizi di sicurezza siano intervenuti dopo – e non prima – che il generale aveva messo al sicuro l’ingente somma, che ora non si riesce a trovare. E non si spiega neanche come mai i trafficanti siano in stato di fermo in un lussuoso albergo di Goma, e chiedono con insistenza di essere rilasciati e di avere restituito il denaro, rivendicando il fatto che l’affare è stato trattato legalmente attraverso le vie istituzionali. Infine, rimane un mistero come lo stesso generale Bosco si ritrovi ancora a piede libero.
 Secondo episodio. La rivista settimanale francese Jeune Afrique, nel primo numero di febbraio ha dedicato un dossier di dodici pagine al presidente Kabila, paragonandolo per la sua sete di ricchezze al precedente dittatore Mobutu. Ma tutte le copie della rivista, appena arrivate in Congo dalla Francia, sono state “comprate” in un colpo solo e tolte dalla circolazione, sembra da funzionari governativi. In giro non se ne trova neanche una, nemmeno negli alberghi internazionali. L’opposizione politica lavora ininterrottamente per fotocopiare le pochissime copie superstiti.
Una fotocopia è arrivata anche a Butembo. Il dossier parla della stretta amicizia instaurata tra il presidente Joseph Kabila (39 anni) e il plurimilionario israeliano Dan Gertler (37 anni), nipote del fondatore della Borsa Israeliana del Diamante, Moshe Schnitzer. In base agli accordi tra i due, i diamanti estratti in Congo vengono esportati all’80% da Dan Gertler che così subissa, in tale attività, il belga George Forrest (70 anni). Inoltre, Dan Gertler sembra essere dietro una enigmatica società che ha sottratto ai belgi l’autorizzazione del governo congolese a sfruttare le miniere della zona di Kolwezi. Tanto per avere un’idea sommaria si tratta di un giacimento di 1.000.000 di tonnellate di rame e 400.000 tonnellate di cobalto, per un affare di 450.000.000 di dollari. E ancora, lo stesso Dan Gertler sembra non essere estraneo ad altre due società che sono subentrate a vecchie società inglesi nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Lago Alberto.
Affari di questo tipo, che il presidente tratta in prima persona, potrebbero portare qualche introito anche alle sue tasche (qualcuno parla di depositi bancari all’estero per 6 miliardi di dollari!). Tale sospetto si conferma sempre di più e – insieme al malcontento per la modifica della costituzione sulla legge elettorale, per la quale l’elezione del presidente avverrà al primo turno – sta creando un fortissimo stato di tensione che mina alle fondamenta il dibattito democratico già iniziato in preparazione alle elezioni di novembre, e che proietta molte ombre sulla fattibilità delle elezioni stesse.
Riuscirà il Congo a conservare lo stato democratico formato appena cinque anni fa o si incammina nuovamente verso la guerra civile

Butembo, 23 febbraio 2011                                                                                                                                                                     Don Salvatore Cerruto

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