Il Papa: “Comunicare la speranza”; Il Vescovo: “La Pop-theology potrebbe essere una via”

Nell’occasione della Festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Vescovo ha incontrato i componenti dell’Ufficio Comunicazioni Sociali per meditare sul messaggio del Santo Padre Francesco per la 51° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Nella stessa occasione ha condiviso con loro una sua riflessione teologica sulle varie vie di comunicazione e lanciare un nuovo progetto educativo utilizzando i mass media – sito web, giornale diocesano ed altri- di cui dispone la diocesi.
 
Prima di avviare i lavori, Mons. Staglianò ha voluto condividere con i presenti il Messaggio del Papa , appena divulgato, per la 51aGiornata mondiale delle comunicazioni sociali sul tema: “Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”. Attraverso il messaggio, il Papa invita a “spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione” sulle cattive notizie: guerre, terrorismo, scandali e fallimenti nelle vicende umane. Francesco non chiede di ignorare i drammi del nostro tempo, come le moltitudini di migranti che cercano a fatica una terra che li accolga, o le disuguaglianze sociali che spingono i poveri sempre più in basso. Piuttosto, lo sforzo deve essere orientato a “oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite”. A questa accettazione passiva di un mondo che sembra impossibile cambiare, Francesco oppone la ricetta di “uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia”. “La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco”, precisa il Papa: “Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli ‘occhiali’ con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”. Per i cristiani, afferma il Papa, l’unico occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello del Vangelo: la “buona notizia che è Gesù stesso non è buona perché priva di sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più ampio, parte integrante del suo amore per il Padre e per l’umanità”. Partendo dal Messaggio di Francesco e tornando al suo progetto, il Vescovo ha detto che “quello di cui oggi c’è bisogno è riscoprire registri educativi per parlare ai giovani del messaggio di Gesù”. Come abbiamo già avuto modo di vedere, ha proseguito, “ci troviamo nel tempo del cattolicesimo convenzionale, dove gli stessi cattolici frequentano poco le chiese e non ascoltano la Parola di Dio. Ma, nel contempo, vivono in questo mondo e percepiscono i tanti messaggi- più o meno validi- che vengono dai media”. I messaggi che il mondo lancia agli uomini sono quelli che veicolano le regole dell’ipermercato e del consumismo, mentre ciò che riservano allo “spirituale”, richiama spesso alle cosiddette “filosofie new age” che non hanno al centro Dio ma, ancora una volta, l’individualità dell’uomo. Parlare di una “pop-theology” (teologia popolare) potrebbe suscitare subito ilarità, specialmente nei teologi più o meno attrezzati, specialmente se non si comprende che il messaggio della Teologia popolare è rivolto principalmente al popolo. L’espressione “pop” qui indica qualcosa di preciso: “un segmento della teologia che si indirizza a tutti”. Il libro “Credo negli esseri umani”, a firma di Staglianò, edito da Rubettino nella primavera 2016, rappresenta già un esempio di “Pop-theology”, indirizzata ai giovani, ai ragazzi. Lì, invece di usare le poesie di Leopardi o i romanzi di Manzoni, sono utilizzati quei testi che già fanno parte della vita e della “cultura” dei giovani. La Pop-theology si esercita su un testo popolare per parlare di contenuti alti, e affrontare il tema della fede. Il testo di una canzone o la trama di un film sono un linguaggio popolare perché ascoltato e visto da milioni di persone . Partire da questi testi popolari, caricandoli di significati di gran lunga più impegnativi per tornare nuovamente al popolo, può costituire una nuova, efficace forma di evangelizzazione.