Il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, ha rivolto una lettera ai presbiteri della diocesi, per animare la vita pastorale e spirituale, in questo tempo di emergenza per la pandemia di Coronavirus.
“Etica della responsabilità e profezia della fede cristiana in tempi di pandemia”; così titola il messaggio del vescovo attraverso il quale egli esorta a valorizzare “in questo preciso frangente difficoltoso che ci tocca attraversare – si legge nella lettera – la vita di fede ed il nostro rapporto personale con il Signore Gesù”, al fine di “testimoniare, con profezia, la fede cristiana, attraverso le opere di misericordia spirituale e corporale che la Chiesa cattolica ci consegna”.
Ai presbiteri il Presule netino raccomanda anzitutto la celebrazione dell’Eucaristia nella forma individuale, mentre riferendosi ai fedeli sull’impossibilità di accedere alla Comunione Eucaristica, mons. Staglianò scrive che “questo periodo potrebbe essere l’occasione per riscoprire il significato ed il valore della stessa Comunione, diminuiti e offuscati dalle pratiche spesso insulse di un certo cattolicesimo convenzionale”.
Il vescovo di Noto stimola inoltre i sacerdoti a poter “dedicare maggior tempo a prendersi cura dei propri confratelli, semplicemente cercandoli, per proporre momenti di condivisione fraterna” – certamente nel rispetto delle disposizioni emanate dal Governo – ma attuando nel motto di questi giorni “io resto a casa” il valore “dell’intimità e delle relazioni familiari più care, che sempre più vengono minate dal desiderio di evasione consumistica ed edonistica”. Citando poi Papa Francesco, ha ricordato come l’altro ieri il Santo Padre abbia pregato “anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo”.
“Se i fedeli non possono in questi giorni frequentare le celebrazioni in chiesa – scrive ancora mons. Staglianò – possono riscoprire tuttavia che esiste una ‘Chiesa domestica’, la loro famiglia, che è luogo privilegiato per la loro santificazione nello sperimentare insieme il reciproco dono dell’amore in Cristo. E forse anche la visita alle famiglie – salvaguardando certamente tutte le prescrizioni di prudenza che ci vengono date in questo periodo – potrebbe diventare per i presbiteri un’azione pastorale molto efficace e significativa, nel momento in cui diminuisce l’impegno dentro il tempio”.
Il vescovo raccomanda poi l’apertura delle chiese per la preghiera personale e la disponibilità dei sacerdoti all’ascolto e alla Confessione e in ambito più strettamente caritativo le iniziative della Caritas, soprattutto in questo tempo di emergenza.
Inoltre elogia tutti quei preti che già stanno operando dentro gli scenari digitali, con spiegazioni del Vangelo e della Parola di Dio della domenica, con la Messa in streaming e quant’altro.
Infine auspica che in diocesi ognuno possa prodigarsi a “comunicare e condividere” una preghiera per comporre “una sorta di Salterio cristiano che corrisponda più direttamente alla novità del volto di Dio annunciato da Gesù, che lo Spirito del risorto testimonia nei veri credenti”.