Messaggio del vescovo di Noto per la XXV giornata bambini vittime METER

 In tanto dolore, dov’è l’amore? 

Quando scorgiamo un bambino che soffre, che grida aiuto, che è lacerato nella intimità, abbandonato, scartato, sfruttato, prostituito, e dominato dalle forze oscure del male, ci sentiamo smarriti totalmente. Sono situazioni di sofferenza, queste, che ci mettono in un grande disagio, devastante. Immane è il dolore: il sentimento di umanità è perduto del tutto, quasi risucchiato da un buco nero, per sempre. 

Il loro grido di dolore e di sofferenza sale a Dio e «accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito» (Papa Francesco, 9 aprile 2015) un sistema abnorme e disumano con reti di complicità e di silenzi, di coperture e abuso di potere. Impressiona, e tanto, come i bambini vivono il dolore, la sofferenza, spesso senza lamenti come “agnellini condotti al macello”. È uno scandalo assurdo e disumano. Il papa lo ha chiarito senza equivoci: questi orrori sono solo «colpa nostra, non di Dio, tanto male perpetrato sui bambini». 

Le domande restano sempre aperte, e le risposte non sono mai esaustive dato che il dolore nel bambino non può che rimandare alla famosa domanda di Agostino: “Se Dio esiste, da dove vien il male?”. Come può Dio permettere tanto dolore sulla terra? E soprattutto, tanto dolore sui bambini? 

Come ragionare sul fatto che mamme e papà possano abusare dei propri figli? Come accettare, quasi con rassegnazione e impotenza, che i bambini vengano sottratti, rapiti, trafficati e reclutati con sistemi manipolatori su Internet e poi ceduti, venduti a perversi e sadici ‘persone perbene’? Come giustificare la violenza e l’abuso imperdonabile nei confronti di chi non ha ragione e consapevolezza di ciò che subisce come i neonati? I disabili? Come amare questi “nemici” dell’amore? 

La XXV Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza contro la pedofilia e la pedopornografia, ideata dall’Associazione Meter ogni anno, ci richiama e ci spinge a non restare a guardare, ma a mettere le mani nelle piaghe del dolore e delle ferite della umanità “piccola” dei bambini da custodire, da prendere a cuore con tutte le premure e le cure necessarie per crescere in umanità, per restare umani, per diventare umani. 

Suggerisco a Meter di avanzare nella grande opera di difesa e di salvaguardia dei bambini, proponendo – sotto questa angolatura- un dibattito culturale allargato su cosa sia una umanità degna (humanitas hominis digna) degli uomini e delle donne del nostro tempo e dei bambini. L’immaginazione si allarga come a cerchi concentrici e urge di “pensare” all’abuso 2 

quotidiano perpetrato contro i piccoli da flussi culturali potenti, che usano anche mezzi potenti come i social: accade che i più fragili vengano eterodiretti e portati anche al suicidio. Nelle società dell’ipermercato, dove “si è perché si consuma” (Z. Bauman) e il denaro è il generatore simbolico di tutti i valori, tutto si compra e tutto è esposto alla compravendita, anche l’intimità e le cose più sacre possedute dagli umani che sono gli affetti, i sentimenti, le emozioni. La pedofilia e la pedopornografia sono epifenomeni di una umanità malata, degradata. L’indagine culturale deve scavare però a fondo e cercare il sottosuolo nascosto di questa perversione, identificarlo e nominarlo senza equivoci. È l’egoismo come idolatria del sé del proprio io, che diventa narcisismo dell’anima, trasformando la realtà (e i suoi elementi, anche i bambini) in una grande specchiera dove si guarda sempre e solo la brutta faccia del narcisista. Dove c’è idolatria – di qualsiasi genere-, tuttavia, non c’è Dio e dove non c’è Dio non c’è amore tra gli uomini, perché Dio è amore. 

Perciò la domanda ultima è: dov’è Dio in così tanto dolore? 

Dio è dov’è l’amore delle persone che rischiano anche l’ostracismo dei poteri forti e occulti per essere come il buon pastore, capace di donare la vita e non arretrare fuggendo quando arrivano i lupi. 

Dio è dov’è l’amore delle persone che si prendono cura dei bambini abusati e organizzano per loro percorsi di risanamento e di rivitalizzazione, nell’obbedienza al comandamento di Gesù di amarsi “come Lui ha amato a noi”, dunque radicalmente e non a metà o a mezzo tempo. 

Dio è dov’è l’amore delle persone che sanno denunciare senza condannare, ma empaticamente mettendosi accanto anche degli abusatori, persone fragili, comunque nostri fratelli e figli di Dio, per recuperare quell’umanità residua e permettere il loro riscatto, come risuscitandoli dai morti, attraverso il perdono. 

La Diocesi di Noto ha aderito e promosso, fin dalla sua istituzione, a questa Giornata dedicata ai bambini vittime di violenza, invitando le comunità parrocchiali, a pregare e agire con azioni tangibili e non occasionali per lenire il dolore e realizzare una promessa: solo l’Amore salva e vince la morte, sconfigge la violenza, perdona e sana le ferite. Come non pregare e agire per i bambini vittime di abuso. Dobbiamo impegnarci per tutelarli e difenderli, un impegno che non è solo un “fare” ma è “vocazione”: una chiamata del Vangelo che nessuno può delegare e derogare. L’amore è la via concreta che ridona dignità all’uomo. L’amore di Dio rivelato nella ‘passione’ del Figlio Gesù è la risposta a tanto dolore. D’altronde, lo ripetiamo, solo questo amore è credibile e umanizza la vita di tutti, anche la nostra.