La laicità, il presepe e le energie spirituali di cui abbiamo estremo bisogno

Con il Natale, ritorna la polemica su laicità e presepe nelle scuole. Sulla laicità ci sono due concezioni. La prima, prevalente in Francia, che ritiene che i luoghi pubblici debbano essere spogli e spogliati da ogni segno religioso. È una concezione radicale, un pò giacobina.
La seconda concezione riconosce a tutte le religioni il diritto ad uno spazio se non arrecano danno ad alcuno. A me piace questa seconda concezione di laicità.
Il presepe non mi pare possa arrecare danno di alcun tipo. È simbolo di amore universale. È la rappresentazione intensa e commovente di Dio che si umilia, che nasce tra lo sterco di una stalla per venirci ad insegnare che nessuno dovrebbe nascere tra lo sterco.
Un insegnamento, una tradizione da custodire e rinnovare. Non amo chiaramente coloro che brandiscono i Rosari e i Crocifissi come oggetti contundenti per odiare e per discriminare, ma voglio ” laicamente” sottolineare come ci impoverisca occultare il nostro patrimonio religioso che è anche patrimonio storico, artistico, culturale, sapienziale, spirituale.
Se spezziamo questi legami restiamo senza radici e senza i pozzi a cui attingere le energie spirituali di cui invece abbiamo un estremo bisogno considerato che il nostro Occidente, in preda a convulsioni di odio, vive una condizione esistenziale che sempre più è da codice rosso.
Buon presepe a tutti, allora. Buon presepe ai laici e ai credenti, purché non resti un segno esteriore che non tocca il cuore e purché nessuno lo strumentalizzi per dividere, per escludere, per ribadire inesistenti superiorità o fantomatici danni alla sensibilità altrui.