LA “TEOLOGIA POP” DI DON TONINO

Dio c’è, anche nelle canzoni. All’inizio le sue potevano essere delle uscite apparentemente all’insegna del folklore, ma monsignor Antonio Staglianò, 59 anni, da Isola Capo Rizzuto e vescovo di Noto (SR), “Don Tonino” per i suoi fedeli e “Tony” per i suoi supporter, ha le idee molto chiare. Monsignor Staglianò, infatti, si serve dei cantautori contemporanei per fare teologia: eccolo allora intento a rappare contro una Chiesa burocratica e più basata su amore e condivisione; eccolo mentre canta Marco Mengoniin un’omelia in chiesa o cita Noemie la sua “Vuoto a perdere”. E tutto questo con uno scopo bene preciso.
Staglianò, infatti, spiega sul suo blog: “Questa teologia potrebbe essere scadente per via del ‘pop’, se ‘pop’ vuol dire la dimensione appunto scadente e superficiale di popolare, del tipo ‘trasmissione nazional popolare’. Cosa vuoi chiedere, in prima serata, ai programmi di intrattenimento sui canali televisivi, dopo un giorno di duro lavoro o di ozio (=il dolce far niente) ancora più pesante? Qualcosa di ‘leggero’, come d’altronde si dice di certa musica che è ‘leggera’, cioè non impegnata (si pensi alle cosiddette canzonette di Sanremo, già distinguibili da quella musica ‘impegnata’ di alcuni cantautori degli anni ’70, pensiamo a De Andrée alla sua ‘Buona Novella’, straordinario esempio di una rilettura seppure non ortodossa della storia di Gesù che negli anni ’70 fece scalpore, soprattutto perché realizzata da un cantautore di sinistra, anarchico)”. E quindi: “Come poi non sarebbe impegnata e a cosa? A far riflettere? Perché riflettere è fatica. Se la pop theology è teologia scadente a causa del ‘pop’ è perché il ‘pop’ sarebbe leggero.Tuttavia, conItalo Calvinosi potrebbe però dire che la leggerezza non è necessariamente superficialità, ma il non essere ‘gravati da pesi’ (e perciò egli invita a vivere la vita con leggerezza). E, così, le cose si complicano e, anche, si chiariscono”.
 
Aprirsi ai ragazzi con il loro linguaggio
Ma i ragazzi non saranno scandalizzati da tutto questo? Macché. Per Staglianò: “Capiscono molto bene, i nostri giovani non sono stupidi, ma intelligenti davvero. Se conoscono le parole dei testi delle canzoni a cui mi riferisco, i giovani sono aiutati da questo ‘referente semantico’ a mantenere fisso nella memoria quel concetto, o quel sentimento”. 
E ancora: “Quando utilizzo le canzoni per annunciare il Vangelo, non trasformo il testo delle canzoni in testo evangelico, ma m’impegno a mostrare come quel significato umano corrisponda a quanto Gesù ci ha detto e ha fatto per amore nostro. 
È possibile questo per vie di assonanze o semplicemente perché le parole usate sono proprio del Vangelo”. Tanto che sempre il suo blog riporta un’intervista nella quale il vescovo di Noto commenta la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro a Sanremo 2018 con “Non mi avete fatto niente”: “Dal mio particolare approccio, la predicazione del Vangelo se ne può avvantaggiare. 
Solo alcuni esempi: anzitutto, di fronte ai drammi del terrore e della guerra occorre non aver paura e non soccombere alla disperazione immobilizzante (che ti chiude nelle case e non ti fa più vivere liberamente), perciò ‘non mi avete fatto niente’; anzi, è necessario trasformare in forza l’angoscia prodotta dal terrorismo, perché la vita continua ‘contro ogni terrore che ostacola il cammino’. Poi, grande attenzione è data alla questione ecologica di un pianeta che muore, perché colpito vitalmente: ‘questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra, ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra’. Infine, il bisogno di riconciliazione tra le religioni, per essere uniti contro l’integralismo e il fondamentalismo o il radicalismo che uccide in nome di Dio”.
Ancora convinti che la pop theology non abbia niente da dire?
 
Articolo Pubblicato su “Maria – Fede Preghiere Miracoli” a firma di Antonino D’Anna