Le nostre malattie e fragilità nelle braccia di un Dio che ci ama per primo

Il tema della misericordia di Dio, scelto dal nostro Vescovo per la sua prima lettera pastorale, ha subito fatto pensare alle nostre fragilità e alla possibilità di guardarle senza paura, di lasciarle incontrare con la cura di Dio. Con l’esigenza, avvertita in tempi di smarrimento e di crisi, di recuperare il valore del quotidiano, di rallentare i ritmi frenetici, per ritrovare la verità della vita nella relazione con se stessi, con gli altri, con Dio. La relazione, e non semplici contatti religiosi e sforzi morali! Si tratta anzitutto della relazione che Dio inizia con noi: da qui la ricerca di una sintonia con l’anno liturgico, che ha spinto a spostare in avanti il Convegno, all’inizio dell’anno liturgico. Dalla relazione di Dio con noi e di noi con Dio si generano autentiche relazioni ecclesiali, che si arricchiscono grazie ad un confronto come quello sperimentato al Sinodo – franco e leale – che solo permette di superare pericolose rotture e distanze e ritrovare, come esortò alla fine dell’evento sinodale Mons. Nicolosi e come ci ha spinto Mons. Staglianò con la comunità di parrocchie, nel camminare insieme l’essenza stessa della Chiesa. La relazione nella Chiesa locale avrà quindi una luce particolare dagli incontri unitari – il primo dei quali si tiene mercoledì 28 settembre – , con i quali ritrovare il filo che lega e non separa le dimensione essenziali della fede cristiana e ci colloca al cuore del Vangelo e della vita. E quanto alla sostenza dela relazione, come scrive padre Giovanni Salonia, relatore dell’incontro – relatore degli incontri unitari – «esa si invera e rigenera quando ogni partner lascia progressivamente i calzari del potere e della seduzione, della dipendenza e dell’accusa, per entrare in una terra a lui sconosciuta: la ‘terra di nessuno’ dove ci si riscopre – finalmente e unicamente – compagni di viaggio. Il cuore misterioso ed inesauribile del vivere insieme si colloca là, dove si geme per generare l’unicità che alla relazione si consegna per dare vita ad una relazione che l’unicità accoglie e custodisce».