MIGRANTI. IL VESCOVO STAGLIANÒ: L’ALTRO, QUALUNQUE VOLTO ABBIA, È MIO FRATELLO

 “Mediterraneo e Balcani. Frontiere, accoglienza, inclusione” è il titolo del webinar del 4 febbraio sui processi di accoglienza e inclusione dei migranti al quale interverrà, tra gli altri, il vescovo di Noto monsignor Antonio Staglianò, vescovo delegato Migrantes per l’Episcopato siciliano.
Migrantes Sicilia, Migrantes Agrigento e Migrantes Gorizia, sono i promotori del webinar e spiegano come la “mancanza di una gestione oculata degli arrivi e di prospettive politiche di governo dei flussi, hanno fatto sì che l’accoglienza dei nuovi arrivati presenti aspetti altamente problematici, con l’aggravante delle criticità legate alla pandemia”.
Durante il webinar uno spazio sarà dedicato alla “Fratelli tutti” di Papa Francesco, questo perché, spiega monsignor Antonio Staglianò, vescovo delegato Migrantes Sicilia, “attraverso questa Enciclica così autorevole del Papa, si vuole mettere a tema il cuore del problema”. “Il magistero di Papa Francesco – aggiunge il vescovo – su questo è chiaro e senza equivoci: occorrerebbe che ci muovessimo anche di più nell’operare, nella concretezza di gesti, talvolta anche simbolici, che dicano che le Chiese, il cattolicesimo, le istituzioni ecclesiastiche, e quindi il cristianesimo cattolico è impegnato a salvare vite umane, come fanno tantissime navi nel Mediterraneo”.
Il cristiano vede nel prossimo il volto di Dio, ma ci sono anche chiusure verso l’accoglienza e “questi cattolici che la pensano così – afferma monsignor Staglianò – devono prendere coscienza che vivono una sorta di schizofrenica condizione religiosa, che definiamo il ‘cattolicesimo convenzionale’, dove l’andare in chiesa, il pregare, il cibarsi di Gesù Eucaristia, non toccano minimamente il cuore e l’intelligenza, che invece dovrebbe portare a dire: se mi cibo dell’Eucaristia io obbedisco al comandamento di Gesù, che dice amatevi gli un gli altri come io ho amato voi e quindi spingo il dono della vita fino a morire per l’altro, altro che mi curo di me e respingo l’altro, perché l’altro, qualunque volto abbia, è figlio di Dio, è mio fratello, quindi è me”.
 
“Qui – conclude monsignor Staglianò – è in gioco la fede nella sua capacità di testimoniare la nostra umanità, quell’umanità che spinge al dono della vita, l’umanità che spinge ad amare questi fratelli”. Ecco che la fede oggi si testimonia se si resta umani, e si resta umani più nell’accogliere che nel respingere”