Noto. Commemorazione dei defunti. Il Vescovo: “Non aspettiamo di morire per amare. Il nostro destino è il Paradiso”.

 “La commemorazione dei fedeli defunti è per noi un momento di gioia, perché in loro vediamo la speranza della risurrezione e quindi il nostro destino con Dio”. Con queste parole, il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò ha introdotto la sua omelia al Cimitero di Noto, in occasione della Messa per i defunti, concelebrata dal clero netino, con la partecipazione delle Autorità cittadine.   
“A cosa siamo destinati? Non certo alla morte, ma per la fede che professiamo, il nostro destino è la vita eterna con Dio – ha proseguito il vescovo – questa è la nostra certa speranza”.
Mons. Staglianò ha tuttavia osservato come oggi tanta “morte” abiti il nostro mondo, “ma noi siamo credenti, i ‘viventi’ in Gesù, in questa storia; così, quando la morte ci coglierà, noi non smetteremo di vivere e la stessa morte diventerà per noi lo strumento per essere in Dio e nella comunione eterna con il Figlio suo. Non ci sarà più nemica, ma alleata per giungere dove aspiriamo e speriamo di trovarci: in Paradiso”.
Il Presule ha quindi rimarcato come spesso il Paradiso e il pensiero della vita eterna, siano fuori dall’orizzonte cristiano, perché “siamo cattolici convenzionali, pratichiamo pure la fede, ma l’idea del Paradiso non entra nella nostra prospettiva, la rifuggiamo con una certa riluttanza; così diventiamo dei ‘morti vivi’, ‘tiepidi’ per dirla con l’Apocalisse, senza amore, senza quella carità che ci fa assomigliare a Gesù”.
Ecco dove regna la morte: dove non c’è amore, perdono, dove si vive solo per se stessi: “Ecco la corruzione della morte, di cui è pieno il mondo: mafia, delinquenza organizzata, violenza, abusi sui minori, discriminazione. Ecco il dominio della morte”. 
Mons. Staglianò ha dunque esortato ad aprirsi all’invito di Gesù sull’amore fraterno e a ricordare che la vita dell’uomo sulla terra è fugace e non c’è tempo da perdere: “Non aspettare di morire per amare, per fare il bene. Con il salmista, impariamo a contare i nostri giorni, per essere sapienti, vigilanti, per convertirci, anche con l’aiuto del pensiero della morte, pensando a ciò che vale davvero nella vita: il Paradiso. Così impariamo a relativizzare tutto, per concentrarci sull’essenziale”.
Infine, il vescovo, richiamando il Vangelo proclamato nella liturgia, ha ribadito l’impegno di ogni cristiano a porre nella propria esistenza gesti autentici e concreti di carità, soprattutto verso i più “piccoli”, nei quali riconoscere il volto di Cristo.
“I nostri fratelli defunti preghino il Padre per noi, perché diventiamo finalmente cristiani che ascoltano e mettono in pratica la Parola di Dio. Proprio il Padre, quando ci presenteremo davanti a Lui, riconoscerà in noi il volto del suo Figlio, perché saremo simili a lui, perché come Cristo abbiamo amato e con Lui risorgerà questo nostro corpo, diventato strumento della sua carità”.