Noto. Festa di San Corrado. Il Vescovo Rumeo: Con San Corrado, Noto sia “Giardino di Pietre Vive”

“A tutti i fedeli, San Corrado è presentato come un credente, che ha testimoniato una fede limpida e incrollabile nel Signore Gesù e, al tempo stesso, si è fatto compagno di viaggio dell’umanità immersa in mille fragilità”.

Con queste parole, il Vescovo di Noto, mons. Salvatore Rumeo, ha tracciato i tratti essenziali della vita di San Corrado Confalonieri, eremita, uomo contemplativo, ma nello stesso tempo capace di profondere l’amore ricevuto da Dio, verso i suoi fratelli, verso la città di Noto, incarnando così il Vangelo della misericordia, offrendo con generosità il “pane caldo” della condivisione e della fraternità a quanti lo incontravano.

Nel giorno della festa estiva di San Corrado, quando si ricorda l’anniversario della sua Beatificazione (28 agosto 1515), mons. Rumeo ha presieduto il solenne Pontificale nella Basilica Cattedrale di San Nicolò, con la presenza del Clero di Noto, delle Autorità Civili e Militari e di un gran numero di fedeli e devoti del Santo.

Il Presule netino ha vissuto per la prima volta la solennità di San Corrado, dopo il suo insediamento in Diocesi, lo scorso 18 marzo.

Nella sua omelia, ha illustrato la vicenda umana e cristiana del Santo, partendo dall’iniziativa divina che sempre intercetta l’uomo nel suo cammino, come fu per Abramo, così anche per Corrado: “Tutto avviene in un incontro – ha osservato il Vescovo – è avvenuto per Abramo e avviene oggi per noi. Come è avvenuto nella vita del nostro amatissimo patrono San Corrado. Dio raggiunge l’uomo nella sua vita e questi, ascoltando, obbedisce: ecco l’inizio della nostra storia di salvezza, l’inizio della nostra fede. La storia di un cammino. Dio e Abramo. Dio e l’umanità. Dio e ciascuno di noi”.

Dopo il grave fatto che segnò la svolta nella vita di San Corrado (l’incendio che aveva appiccato e per il quale rischiava di essere messo a morte un innocente), per lui si aprì un cammino di conversione e di santità, preparato da Dio, ma rispettoso della libertà del Santo che lo avrebbe percorso, non senza il consenso della fede che è “un dono di Dio – ha proseguito mons. Rumeo – ma esige la risposta dell’uomo. È il punto di incontro tra la grazia di Dio e la libertà dell’uomo; è frutto del dialogo tra Dio e l’uomo e, quindi, si fonda sulla preghiera”.

La santità di Corrado è il cammino che ogni cristiano, in forza della fede, può fare in questa vita, anche quando questa scelta risulta “impopolare” e “ingenua”: “Così, in un mondo in cui tutti amano giocare in attacco per accaparrarsi quanto più possibile con le unghie e con i denti – ha aggiunto il Vescovo – il Signore fa una promessa piuttosto chiara: seguirlo, anche a costo di passare per ingenui. Questo non è un investimento a perdere, perché se semini amore, prima o poi te lo farà raccogliere… e con gli interessi! Da qui il centuplo: se sei persona di comunione, non avrai problemi ad essere circondato da veri amici; se sei uomo o donna capace di condividere quello che hai con chi è nella difficoltà, avrai modo di trovare chi con te farà altrettanto; se sei sufficientemente umano, anche se il percorrere la tua strada ti dovesse portare lontano o a scontrarti con i tuoi affetti, Dio troverà il modo per mettertene sulla tua strada altri”.

Questa santità è a portata di tutti: “Anche oggi è importante scoprire la santità nel popolo santo di Dio: nei genitori che crescono con amore i figli, negli uomini e nelle donne che svolgono con impegno il lavoro quotidiano, nelle persone che sopportano una condizione di infermità, negli anziani che continuano a sorridere e offrire saggezza. La testimonianza di una condotta cristiana virtuosa, vissuta nell’oggi da tanti discepoli del Signore, è per tutti noi un invito a rispondere personalmente alla chiamata ad essere santi”.

Infine, mons. Rumeo ha evidenziato le grandi potenzialità della città di Noto, così legata alla figura di San Corrado, al punto da considerarlo un suo figlio illustre, pur essendo egli di origine piacentina. Da quando Corrado giunse in questo lembo meraviglioso della Sicilia, si è creata una simbiosi tutta speciale tra il Santo e ogni netino.

Per questo legame così forte e profondo, il Vescovo ha esortato Noto e i suoi abitanti a mostrare il volto più bello di città ricca di storia, di arte, di cultura, di fede: “«Netum, ingegnosa urbs numquam vi capta». Questo magnifico e splendido titolo che trionfa sulla porta di Noto antica fu conferito alla città da Federico II di Aragona per i tanti personaggi che si distinsero nel campo dell’arte, delle lettere e della scienza. Questo motto latino ci ricorda le glorie di una città che, adagiata sul monte Alveria, scrutava l’orizzonte con superba forza e intelligente sapienza. Carissimi amici oggi il cuore di Noto è qui, ai piedi di quest’arca che contiene le spoglie mortali del nostro Santo Patrono. Il cuore della città batte all’unisono per il Suo Santo che continua, dopo tanti secoli, a indicare la via della santità, della rettitudine e della ricerca del Vero, del Buono e del Bello. Siamo pienamente orgogliosi di abitare e vivere a Noto, di camminare per le sue terre, di vivere in questo giardino ammirato e cantato da poeti, letterati e meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Siamo invidiati per le meraviglie che in ogni angolo della città e degli altri comuni della Diocesi dicono del nostro passato e raccontano opere e giorni di una storia che purtroppo non è più. Dobbiamo essere tutti, piccoli e grandi, rispettosi e religiosamente devoti di questi immensi tesori che ci sono stati lasciati per crescere come uomini e come cristiani nella ricerca della bellezza. Quella vera!”.

Mons. Rumeo ha poi osservato: “La città che «mai fu conquistata» ha bisogno, oggi, di sentire l’affetto dei suoi figli, dei suoi ragazzi, dei suoi anziani e delle famiglie. «In» e «per» questa città, purtroppo conquistata da logiche utilitaristiche non solo locali ma anche internazionali, dobbiamo scrivere con la nostra testimonianza evangelica pagine di vita che orientino a coltivare valori universali e valori rispettosi della cultura cristiana: perché tutto, qui riporta alla dottrina di Cristo. Dobbiamo vivere Noto nell’ordinarietà della vita, nella normalità delle nostre mansioni e ministeri. I proclami, che vengono da più parti, sulla collaborazione tra le diverse agenzie educative non rimangano parole al vento, ma occasioni che trasformino questa città in spazio di vita vera e non luogo dell’effimero; non una città attraversata da bolle di sapone, ma spazio di incontro per chi vi risiede e per chi un giorno vi dovrà invecchiare: i nostri ragazzi!”

Ha poi caldeggiato l’impegno di dedizione e di servizio da parte della Chiesa: “Le nostre comunità parrocchiali devono tornare a vivere un sano protagonismo, tornino ad essere la fontana del villaggio dove attingere forze che portino al rispetto dell’altro, al dialogo fraterno e ad una cultura della vita che sia piena, bella, aperta, popolare e solidale. Noto appartiene ai netini, è bellissima e, in quanto città solare, deve risplendere della sua vera luce e della sua vera vocazione: per intercessione di San Corrado torni ad essere «città ingegnosa» per viva carità, «città ingegnosa» per concreta solidarietà, «città ingegnosa» per la promozione di alta cultura, «città ingegnosa» per fantasia creatrice che riesca a ridare vita e calore a questo meraviglioso popolo, al nostro «giardino di pietre vive»”.

Alessandro Paolino

Omelia