Noto. Gli orientamenti teologico-pastorali del Vescovo Antonio a conclusione del Convegno diocesano

 A conclusione dell’annuale Convegno diocesano di inizio anno pastorale 2019/20 – svoltosi il 12 e il 13 settembre scorsi, nella Basilica Cattedrale di Noto – il nostro Vescovo mons. Antonio Staglianò ha consegnato alla comunità diocesana gli orientamenti teologico-pastorali, per vivere con rinnovato slancio e più profonda consapevolezza l’impegno missionario della nostra Chiesa locale. 
 
Nello Spirito, secondo il modello della Chiesa nascente 
unendo amore e verità
 
Il Vescovo ha anzitutto ricordato i 10 anni del suo servizio pastorale alla diocesi, nel solco del Concilio Vaticano II, del Secondo Sinodo diocesano e del magistero di Papa Francesco. Servendosi dell’immagine della Chiesa nascente descritta negli Atti degli Apostoli, ha quindi ricordato il percorso che si apre con il prossimo triennio pastorale, il cui inizio sarà segnato da “un cammino di confronto franco e leale dei presbiteri, per vivere più intensamente la comunione del presbiterio presieduta dal Vescovo”. 
Il secondo anno del triennio sarà dedicato alla celebrazione di un Sinodo minore che “aiuti a cogliere pochi ma essenziali punti di conversione pastorale – ha dichiarato mons. Staglianò – riportando alle nuove sfide quanto maturato nel nostro secondo Sinodo diocesano e concretizzando, per la nostra diocesi e per il nostro territorio, quanto proposto a tutte le Chiese da Papa Francesco”.
Infine, il terzo anno sarà dedicato a tradurre in cammini missionari quanto maturato nei due anni precedenti: “incontrare donne e uomini nostri compagni di viaggio nei deserti del nostro tempo”. 
 
Vicini ai presbiteri, chiamati a testimoniare e comunicare la paternità di Dio
 
Il Vescovo ha quindi ribadito l’importanza di valorizzare la comunione con i presbiteri, “chiamati ad esprimere insieme, nel presbiterio presieduto dal Vescovo, la paternità di Dio”, auspicando che pure i laici abbiano a cuore che si rafforzi il vincolo di carità tra sacerdoti e vescovo e chiedendo al presbiterio atteggiamenti di apertura e di gratitudine, fonte di vera conversione e quindi di atteggiamenti e scelte costruttivi”. 
 
Insieme da fratelli e accanto ai fratelli, comunicando nella fede
 
“Mentre i presbiteri saranno impegnati in questo particolare momento di dialogo spirituale e pastorale, tutti saremo impegnati a vivere più intensamente l’esperienza della comunicazione nella fede”, ha raccomandato il Vescovo. In questo impegno faranno da guida le sollecitazioni della Scrittura: lo stile missionario e fraterno suggerito dagli Atti degli Apostoli, la lectio divina, le suggestioni del Vangelo di Matteo, meditato a partire dal prossimo anno liturgico, l’itinerario battesimale e di conversione pastorale della Quaresima, con i brani della Samaritana, del cieco nato e di Lazzaro, i quali “offrono suggerimenti importanti per situazioni particolari in cui la fede va comunicata nella complessità della nostra condizione umana, in una cordiale compagnia con tutti”.
Il compito urgente di una rinnovata comunicazione di fede potrà inoltre essere supportato da alcune realtà che animano la vita delle nostre comunità: la ricchezza che viene dalla vita religiosa e dai carismi contemplativi (nella nostra diocesi le Monache Benedettine dell’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, le Carmelitane scalze, le Visitandine); il Seminario, “grembo di chiamata e di risposta a Dio”, la famiglia e la scuola, con il loro impegno educativo.  
 
Nel Paese e nel mondo, una comunicazione generativa di bene comune
 
Ripartire dalla bellezza, quella che comunica amore e con cui l’amore si comunica. È questa per il Vescovo la via di una comunicazione generativa che diventi canale di bene, nei vasti campi della cultura, dell’economia, della politica. Si evidenziano poi le questioni più impellenti a cui come comunità cristiana bisogna offrire risposte adeguate: l’emergenza educativa, la crisi umanitaria dell’immigrazione, il dramma di tanti giovani senza lavoro. 
Le sfide indicate dal Vescovo sono decisive, forse al di sopra delle forze umane, tuttavia – ha concluso – bisogna “riscoprire e custodire tutti il respiro grande della vita e della testimonianza evangelica per avere, infondere, accrescere fiducia, attraversando con coraggio le prove del nostro tempo”.