Noto. Il Vescovo: quattro D per una ripartenza umana e cristiana

“L’umanità dopo la pandemia non deve ripartire, deve risorgere!”
Queste parole le ha pronunciate ieri il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, nell’omelia della terza domenica di Pasqua, celebrata ancora a porte chiuse, senza il popolo di Dio e trasmessa tramite i mezzi di comunicazione, dalla Basilica Cattedrale di Noto.
Risurrezione dunque – afferma il vescovo – più che ripartenza, perché rinasca – dopo questo tempo di prova che stiamo vivendo – un’umanità diversa, migliore, “divinizzata”, cioè più conforme a quell’amore che Gesù insegna e che può rendere il mondo più umano, più giusto, più “empatico” e solidale.
Riflettendo sulla tanto attesa “ripartenza” che nelle prossime settimane vedrà l’Italia impegnata – come in un nuovo inizio – a ridare rinnovato slancio alla vita di ogni giorno, dopo i giorni difficili in cui si è stati costretti a “restare a casa”, monsignor Staglianò ha evidenziato quanto il Governo stia mettendo in programma per rilanciare la nostra nazione, per evitare che oltre alla crisi sanitaria si debba subire anche uno sfacelo economico.
In particolare il vescovo ha rimarcato le 4 “D” con le quali si può sintetizzare questa agognata ripresa: Distanziamento sociale; Dispositivi (ovvero obbligo di mascherina per tutti); Digitalizzazione delle attività produttive, ma anche della comunicazione umana, per “ridurre le distanze”; Diagnosi, con i test sierologici per individuare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus.
Il Vescovo, senza voler sminuire l’importanza di queste misure preventive, ha tuttavia notato come in questa direzione l’uomo sia considerato solamente in una prospettiva che lo “cosifica” facendolo diventare “oggetto” di analisi, di statistiche, di calcolo, “un uomo-macchina – ha affermato – un robot, un mero meccanismo”.
Monsignor Staglianò inoltre non ha nascosto la sua amarezza nel constatare che prima ancora che le attività produttive, a ripartire sarà il gioco d’azzardo, che andrà a colpire i già poveri. “Non si tratta solo di ripartire economicamente – ha rimarcato – ma di risorgere umanamente!”.
Perché questo avvenga, il vescovo, attingendo al Vangelo della liturgia domenicale, quello dei discepoli di Emmaus, ha immaginato la proposta di 4 “D” offerte direttamente dal Risorto all’umanità desiderosa di riprendere in mano la propria vita.
Mons. Staglianò le ha così elencate: “Discernimento, capacità cioè di fare una ‘cernita’, di scegliere con sapienza, con giudizio. Questo ha a che fare con il ragionamento, con la fatica di pensare, di entrare nel profondo di se stessi, per dare un senso e una direzione a quanto in questo tempo sta accadendo”.
La seconda “D” è stata: Disciplina, “quell’ordine interiore – ha proseguito il vescovo – che dà bellezza e armonia alla vita e che è capacità di controllare quanto in noi è mosso dall’istinto, dall’impulso, per guardare con più attenzione l’altro che mi sta di fronte, non come un nemico, ma un fratello da amare. Vigilare dunque sul proprio cuore, sulla propria intelligenza, sulle proprie emozioni”.
La terza “D” è Dialettica, “la capacità di dialogare – ha chiarito monsignor Staglianò – di confrontarsi, discutere, anche nelle divergenze, mettendo insieme opinioni, idee, competenze, per immaginare creativamente la nostra ripartenza”.
Infine la quarta e ultima “D” spiegata dal vescovo, Divinizzazione, indispensabile per poter concepire una ripartenza autenticamente cristiana che sia davvero inizio di resurrezione: “Divinizzazione vuol dire immersione nella vita di Cristo, dentro il ‘gusto’ dell’Eucaristia per diventare ‘eucaristici’, impegnati nel dono di sé, alla maniera di Gesù. Così l’uomo diventa ‘divino’, quando nella sua carne dà vita al corpo dell’amore, all’amore corporeo, ripetendo con Gesù: ‘Questo è il mio corpo, lo dono a te; questo è il mio sangue, lo offro per te!’. Penso a quanti, in questo periodo di pandemia, hanno donato la loro vita, prodigandosi in prima linea per i malati: medici, infermieri, volontari. Qui lo vedi il ‘divino’ nell’uomo!”.
Il Vescovo si è rivolto inoltre a chi ci governa, chiedendo che si ascolti di più quanto la Chiesa ha da dire all’Italia e alla politica stessa: “I politici ascoltino i vescovi, i sacerdoti, i teologi, li coinvolgano in questa ripartenza, perché la Chiesa è una ‘sapienza’ umana, ‘competente’ in umanità. Essa non può limitarsi a ‘obbedire’ a regole che potrebbero mortificare il suo percorso, ma chiede di essere ascoltata – non solo sulla questione della sospensione delle Messe – per l’aiuto che può offrire nel confronto e nel dialogo, per ripartire umanamente”.