Noto. Il Vescovo sul nubifragio che ha colpito il nostro territorio: una maggiore responsabilità a difesa dell’uomo e del Creato

 “La tempesta che si è abbattuta in questi giorni, in particolare nella zona sud-est della Sicilia e che ha provocato la morte di Giuseppe Cappello, oltre a incalcolabili danni al territorio e alle strutture, ci induce certamente a riflessione. Ci riporta senz’altro alla caducità della vita umana e alla estrema debolezza dell’uomo dinanzi allo scatenamento delle forze della natura. Così, prendendo coscienza della ineluttabile precarietà della nostra condizione umana, viene spontaneo – nella fede cristiana – rivolgerci a Dio, per trovare in Lui rifugio, aiuto e conforto”.
Inizia con queste parole il comunicato diffuso dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Noto, a firma del vescovo, mons. Antonio Staglianò, in merito al violento nubifragio che venerdì 25 ottobre ha colpito il sud est della Sicilia, interessando alcuni comuni del territorio della diocesi, come Rosolini, Ispica e Pozzallo e causando la morte dell’agente di polizia penitenziaria, Giuseppe Cappello.
Nel comunicato il vescovo evidenzia come 
“questi tragici avvenimenti interpellano la nostra coscienza su eventuali responsabilità umane, imponendo il dovere morale di predisporre e mettere in atto tutto quanto rientra nella possibilità dell’uomo per prevenire, scongiurare o limitare le devastazioni purtroppo già registrate”.
A tal riguardo, il vescovo sottolinea il ritardo della Regione Sicilia nella recezione e attuazione della normativa della Legge De Marchi del 1989 e del successivo decreto legislativo 152 del 2006, “che regolamentavano con chiarezza e precisione il controllo e il convogliamento delle acque meteoriche, al fine appunto di evitare disastri ambientali. E non si può quindi non prendere atto di quanto questa inerzia legislativa abbia influito negativamente sulla operatività dei singoli comuni, sui quali grava prima di tutto la responsabilità di emanare ordinanze finalizzate alla tutela ambientale e alla sicurezza dei cittadini”. 
Raccomandando maggiore responsabilità da parte delle istituzioni, mons. Staglianò conclude richiamando “i Patti sociali stipulati tra la Diocesi di Noto e i nove Comuni, ricadenti sul suo territorio. Nell’ambito dei Patti sociali si auspica dunque una collaborazione civile che permetta di realizzare tutto ciò che è umanamente possibile per la salvaguardia dell’ambiente e dell’uomo, superando tutte le lentezze e le pletore che hanno purtroppo finora molto caratterizzato le varie amministrazioni pubbliche. Il Magistero di Papa Francesco nella Laudato si’ resti in questo lavoro come un paradigma di riferimento costante”.