Noto. Meditazione orante del Vescovo in tempi di Coronavirus

Pubblichiamo la prima di tre “meditazioni oranti” che il nostro Vescovo, mons. Antonio Staglianò consegna alla comunità diocesana, per riflettere su quanto si chiede a Dio nella preghiera predisposta per questi tempi difficili del Coronavirus. Attraverso questa meditazione il vescovo intende raggiungere i fedeli e rinnovare loro la vicinanza e la sollecitudine della Chiesa, con un pensiero particolare rivolto a quanti sono malati, perché non si sentano soli, ma sperimentino il calore della carità cristiana. 
 
(Di seguito la meditazione orante nella II domenica di Quaresima, consultabile pure nell’allegato in fondo alla pagina)
 
 
 
«Rivelaci del tempo il senso ed il segno»
 
Meditazione orante per questo tempo penitenziale
di +Antonio Staglianò, vescovo di Noto
 
Mentre la nostra terra teme e soffre nell’incertezza, in questo tempo di emergenza epidemiologica, inaspettatamente sopraggiunto, la Chiesa di Cristo è chiamata a innalzare fiduciosa una preghiera autentica. E, affinché le nostre parole non escano confuse mentre eleviamo le nostre voci e le nostre mani al cielo, ricordiamoci degli splendidi lineamenti del volto di Dio, che ci custodisce quali figli preziosi. Nel nostro dolore, Dio non è solo Dio, ma è Padre: ci è compagno di cammino lungo questa via crucis; ci accarezza il cuore nella paura e nel turbamento. Al Signore che ordina e non confonde, misura e mai eccede, e che «fa bella ogni cosa a suo tempo» (Qo 3,11), chiediamo che apra le nostre menti alla visione del segno di questo tempo e alla comprensione del suo senso.
Questo nostro tempo è un segno da interpretare affinché la nostra conversione resti sempre attuale e non occasionale. Cosa intendo? In verità una cosa molto semplice: è nella nostra natura, in quanto uomini e donne, porre domande davanti agli eventi (perché? cosa significa? cosa accadrà dopo?), e a partire dalle risposte a queste domande avanzare nella conoscenza. Lo stesso principio è applicabile alla nostra umanità: davanti ai “segni del tempo” è necessario interrogarsi, per crescere. È necessario riflettere, meditare, eventualmente contemplare il mistero che passa e bussa e chiede attenzione. Questo aiuterebbe a innescare un cammino di conversione dell’umano dell’uomo, verso una misura sempre più alta, fino alla piena maturità in Cristo (cfr. Ef 4,13), per resistere al degrado in atto della machera barbara di una umanità dominata dal delirio di onnipotenza e paga di sé.
Ora – nell’evidente riscoperta della nostra vulnerabilità- diventa indispensabile porre la domanda: “Qual è il senso del segno di questo nostro tempo”? La condotta irriverente e consumistica degli ultimi decenni ha contribuito a dar vita alle attuali condizioni di emergenza e ansia. Infatti, l’uso della scienza emancipata dall’etica ci ha condotti a scoperte tanto innovative quanto pericolose, aprendo scenari mondiali sempre più confusi e incerti. La genesiaca suggestione di potersi immaginare come creature slegate dal Creatore, ci ha riservato ogni sorta di crisi, dapprima solo religiosa ma poi anche culturale, educativa, economica, migratoria, climatica e oggi perfino epidemiologica. I nostri rifugi social-virtuali hanno atrofizzato la nostra empatia e la nostra compassione, infettandoci di odio, rancore e rabbia verso chiunque sia altro da noi (per opinione, religione, razza, status sociale, etc.) nella sempre più cieca difesa del proprio egoismo. L’isolamento, a cui molti nostri fratelli sono costretti dalla quarantena, fino a poco tempo fa sembrava la condizione ideale per chiunque volesse vivere in pace, distante da ogni problema e preoccupazione (cito l’estremo caso degli Hikikomori, ma penso anche ad altre situazioni ugualmente anestetizzanti).
Il senso del nostro tempo che ferisce si rivela a noi proprio in questi eventi: avviare una seria conversione delle nostre abitudini, un cambiamento radicale del nostro stile di vita, tornando a ripensarci come figli di Dio e non Suoi eredi (cioè orfani di padre), di riscommetterci in relazioni più solidali, fraterne, attente, rispettose e degne della nostra umanità.
Preghiamo il Signore affinché la Sua luce ci faccia vedere questo senso nel nostro tempo:
 
«Signore d’infinita misericordia /custode degli uomini /compagno dei sofferenti/ e conforto degli infermi/ nell’incertezza di questo tempo, pieno di oscurità/ noi ti preghiamo: rivelaci del tempo il senso ed il segno/ perché alla tua luce vediamo la luce.
Tu, che ogni cosa hai creato con ordine, misura e bellezza/ ispiraci il sapiente timore per l’opera delle tue mani /e quando le nostre opere violentano la Tua /ferisci con il rimorso la nostra coscienza/ e suscita in noi il ritorno a Te con la penitenza»

Amen