Pellegrinaggio diocesano in Turchia sulle orme di S. Paolo

A conclusione dell’Anno giubilare Paolino e dell’anno pastorale diocesano dal tema: “Discepoli di Gesù sulle orme di Paolo”, dal 4 al 12 agosto 2009 avrà luogo il Pellegrinaggio diocesano in Turchia con la presenza del nostro Vescovo Mons. Staglianò, aperto a tutti. Per l’organizzazione l’Ufficio Diocesano Pellegrinaggi ha scelto insieme al Vescovo il Tour operator Opera Romana Pellegrinaggi. Le prenotazioni vanno fatte entro il 2 giugno. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere a don Mario Martorina chiamando lo 0932-905844. All’atto della prenotazione bisogna corrispondere l’anticipo di € 350,00, mentre il saldo verrà corrisposto entro il 03-07-2009.
Ripercorrere i passi di S. Paolo nelle terre di Turchia rappresenta un pellegrinaggio verso le origini della diffusione del cristianesimo, per capire le caratteristiche del primo sviluppo della parola di Gesù in Asia Minore ed i modi poi attraverso i quali è giunta in Europa. Può diventare allora molto suggestivo ripercorrere le tappe della vita di S. Paolo e del suo apostolato.
In Turchia si incontrano anche i luoghi in cui Giovanni Evangelista si è recato con Maria ed i luoghi in cui ha scritto le pagine del suoVangelo.
Sempre in questa zona troviamo le vestigia di quelle città in cui si sono svolti i primi concili ecumenici; tracce di una vita monastica millenaria ed i luoghi che hanno ispirato le meditazioni e la preghiera dei primi Padri della Chiesa.
E’ esperienza molto affascinante trovare le tracce del cristianesimo nascente in mezzo ad una stratigrafia culturale che ha assorbito i popoli più diversi.
La Turchia ha conosciuto Hittiti, Frigi, Lidi, Persiani, poi successivamente Greci, Romani, Bizantini, Arabi…ed ognuno di questi ha lasciato nei paesaggi di questa terra segni del proprio cammino di conoscenza.

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 TARSO
Paolo stesso dice di sé “io sono ebreo, nato a Tarso, una città abbastanza importante della Cilicia” Al tempo della sua giovinezza, Tarso era una città dalla fiorente vita culturale. E’ questo il luogo in cui è nato Paolo ed in cui ha passato la sua giovinezza, anche se poi approfondì i suoi studi a Gerusalemme. Nel territorio attorno ancora si vedono le caratteristiche capre nere, conosciute nell’antichità per i tessuti di cilicio: Paolo stesso nella sua giovinezza era fabbricante di tende. Esite una tradizione iconografica che rappresenta S. Paolo come tessitore – in questo caso, in senso metaforico -: curava le relazioni e diffondeva la Parola attraverso i suoi dialoghi e le sue lettere, proprio come quando un tessitore cura l’ordito e la trama…così  Paolo si avvicinava all’incontro con le altre culture e con ogni uomo che incontrava nel suo cammino.
A Tarso ritroviamo le vestigia della casa natale dell’apostolo, ma anche i luoghi in cui si è ritirato in solitudine nel momento in cui la sua vita a Gerusalemme era in pericolo: ed ecco i giardini e le cascate del fiume Cidno, dove probabilmente si è raccolto in preghiera. Poi il silenzio nella vita a Tarso fu rotto dall’arrivo di Barnaba che invitava Paolo a recarsi presso la giovane comunità d’Antiochia.

SMIRNE
Izmir, l’antica Smirne, città natale di Omero, antica colonia eolica, presenta ancora le vestigia del suo passato ellenistico e romano. Ma quali sono in essa le tracce del passato cristiano?
La comunità cristiana di Smirne era una delle prime chiese in Asia Minore ed una delle sette chiese cui sono indirizzate le lettere dell’Apocalisse di S. Giovanni.
A Smirne fu vescovo Policarpo, figura dalla personalità particolarmente affascinante; con questa chiesa giunse a contatto Ireneo, considerato studioso di particolare rilevanza, a contatto con l’Oriente e l’Occidente, con la sua fede corroborata dall’esperienza delle chiese arcaiche dell’Asia.

EFESO
Ai tempi di Paolo, Efeso si trovava sul mare, città centrale dell’Asia proconsolare romana e porto fiorente dell’Asia Minore. L’ambiente culturale e religioso era il frutto dell’innestarsi delle culture ionica, persiana, ellenistica e romana sulla base sociale indigena dell’Anatolia. Efeso era fondamentale  meta di pellegrinaggio per il culto della Dea Madre, Cibele, Artemide tra i greci e Diana tra i romani. Da tutti i territori dell’Asia Minore provenivano i pellegrini che si recavano al suo santuario.
Ed oggi su un’altura suggestiva, il monte Bubul Dagi, si trova la ‘casa della Vergine’, divenuta poi chiesa della ‘dormizione’ di Maria (questo è un tema iconografico  molto diffuso in Oriente: Maria non è morta, ma si è solo addormentata profondamente, per poi essere successivamente assunta in cielo – sulla base di una certa tradizione la dormizione sarebbe avvenuta sul monte Sion, secondo un’altra invece, sarebbe avvenuta ad Efeso, dove Maria sarebbe stata portata da Giovanni, cui era stata affidata da Gesù): le tracce archeologiche sono difficili da rintracciare, ma si respira tutto il mistero della donna che fu Madre di Dio. E’ qui che Maria probabilmente seguì il discepolo Giovanni; è qui che nel 431 il III concilio ecumenico proclamò Maria Theotokos, cioè Madre di Dio; e quassù che Giovanni Paolo II è venuto come pellegrino.
In questo luogo, già meta di antichi pellegrinaggi, S. Paolo proclamò il Vangelo, generando grande scalpore: arrivò qui per la prima volta dal mare, da Corinto, insieme ad Aquila e Priscilla, e vi tornò poi nel suo terzo viaggio, rimanendovi per poco meno di tre anni. Inizialmente predicò nella sinagoga, poi nella scuola di Tiranno ed intrecciò un dialogo, profondo e paziente con gli uomini del luogo. Da Efeso Paolo, fortificato nella sua predicazione dall’esperienza, si recò ad evangelizzare altre parti del mondo.
‘In principio era il Logos’, così scrive Giovanni all’inizio del suo Vangelo, alla cui stesura sembra si dedicò proprio qui ad Efeso: Eraclito, cinque secoli prima aveva parlato del Logos come ragione eterna presente nello spirito dell’uomo, di cui però l’uomo è inconsapevole. Giovanni ad Efeso proclamerà Gesù il Verbo di Dio. Sull’Acropoli si venerano oggi le spoglie di S. Giovanni Evangelista nella Basilica fatta erigere da Giustiniano nel VI sec.

ISTAMBUL
L’antica Bisanzio, poi Costantinopoli, conserva intatto tutto il suo fascino. Costantino la inaugurò come novella Roma nel 330 d.C. e tentò di unificare le diverse culture attraverso il Cristianesimo, nel 381 fu indetto il secondo concilio ecumenico. Con Giustiniano l’impero romano si identifica con l’ecumene cristiana: fu proprio quest’imperatore a far erigere la splendida Basilica di S. Sofia, che segnò l’inizio di quell’arte nuova che diventerà poi peculiare di questa area. “Chi ha visto la chiesa di S. Sofia a Costantinopoli e si è lasciato stupire da ciò che lì si rivela, sarà per sempre arricchito da una nuova comprensione del mondo in Dio, della Sapienza divina stessa”. Così scriveva Bulgakov e davvero la Basilica colpisce per il suo splendore e per la bellezza della Vergine , la Theotokos, rappresentata nell’abside. La stessa bellezza che emana dal Pantocrator, il Signore, re dell’universo, presente nella chiesa di S. Salvatore in Chora (questa denominazione si riveste di diversi significati: “in chora”, perché la chiesa è situata in campagna, ma chora anche nel senso di terra e grembo, per l’iscrizione sotto il mosaico che indica in Gesù la terra dei viventi e  per il mosaico che presenta Maria, grembo dell’Incontenibile). A Costantinopoli vissero grandi uomini della chiesa: Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo (“bocca d’oro”) ne furono vescovi; Gregorio Magno visse insieme ai suoi monaci nel VI sec nella Domus Placidiae.