Per restare umani e fratelli tutti

Breve messaggio del vescovo di Noto, Antonio Staglianò, all’evento UIL sul fenomeno migratorio

In occasione della Tavola Rotonda organizzata dalla UIL a Pozzallo, nella mattinata di oggi, martedì 16 novembre 2021, sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, diffondiamo il messaggio fatto pervenire dal vescovo di Noto e delegato per i migranti della Conferenza Episcopale Siciliana, monsignor Antonio Staglianò.
“Accogliere, integrare non sono opere pie e buone da poter fare per risultare obbedienti ad una dottrina spirituale – scrive il Presule netino -, accogliere, integrare dicono lo stile della giustizia di una società veramente umana, che vuole ridefinire la sua fisionomia informandola, cioè assumendo la forma dell’amore corposo, dell’amore che genera legami e consente l’unità e la coesione spirituale, sociale, economica, politica, fraterna. Uomini tutti, vita per tutti, fratelli tutti!”.
Pubblichiamo di seguito il testo del messaggio:

 

Il fenomeno migratorio è uno tra i più espliciti segni dei tempi che offre alla Chiesa, e ad ogni uomo rispettoso della propria umanità, l’opportunità di mostrare con concretezza che non fa solo a parole. La Chiesa non intende abitare la scena di questo mondo senza un agire responsabile e coerente: in nome del Vangelo della vita, pertanto, si chiede di accogliere e integrare i migranti, ma soprattutto ci si mette a disposizione per fare la propria parte nel trattare questa gente come persone umane, o meglio dire, come fratelli tutti. Per una società che conosce i valori del cristianesimo non è solo un problema di carità, ma soprattutto è una questione di giustizia: se giusto è ‘dare a ciascuno il suo’, bisogna, con responsabilità di coscienza umana, capire che ‘molto di quello che ho ed è mio’, appartiene all’altro, anche al migrante che giunge sulle nostre coste. È il rispetto verso la “comune umanità” la chiave di volta che suscita accoglienza generosa, in nome della giustizia. E questo, per un cattolico cristiano, ha a che fare con l’eccedenza di un amore capace di attuare una giustizia ‘superiore’, profeticamente sempre più grande di quella che la Civitas e la politica possano e vogliano progettare e attuare. Accogliere, integrare non sono opere pie e buone da poter fare per risultare obbedienti ad una dottrina spirituale. Accogliere, integrare dicono lo stile della giustizia di una società veramente umana, che vuole ridefinire la sua fisionomia informandola, cioè assumendo la forma dell’amore corposo, dell’amore che genera legami e consente l’unità e la coesione spirituale, sociale, economica, politica, fraterna. Uomini tutti, vita per tutti, fratelli tutti!
E questo richiede sicuramente la “conversione religiosa” alla pratica dell’amore per tutti i cattolici. Tuttavia questo sarà impossibile a chiunque (credente o non credente) se non avviene una “conversione intellettuale” per cui io possa guardare all’altro -a chiunque altro- come una persona umana cogliendo l’evidenza della sua dignità umana a prescindere dalle sue condizioni sociali o etniche. Perciò è importante quella terza “conversione morale” per la quale “sento l’altro come appartenente a me” e io stesso “mi sento interpellato in coscienza dalla giustizia verso l’altro”. Con queste tre “conversioni’ (religiosa, morale, intellettuale) si potrà davvero “insieme” avanzare e realizzare la Civiltà dell’amore, l’amicizia sociale, la fratellanza universale, utopicamente immaginata da papa Francesco.
Auguri di buon lavoro in questa direzione

+Antonio, vescovo