VERSO IL X INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A ROMA NEL GIUGNO 2022

“L’amore familiare: vocazione e via di santità”

Mentre ci avviamo alla celebrazione del X Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà dal 22 al 26 giugno 2022 a Roma, la Segreteria, insieme ai Direttori dell’Ufficio Diocesano per la famiglia, hanno pensato di offrire un piccolo contributo alla Diocesi con delle riflessioni dal basso che cercheranno di entrare nello spirito dell’Esortazione post sinodale Amoris Laetitia. Coppie di sposi, sacerdoti e consacrati, insieme, sfoglieranno l’Esortazione pontificia e la commenteranno.

Per questo “cammino insieme”, ci serviremo del periodico diocesano “La Vita Diocesana”, di Telegram e Facebook. Sarebbe interessante se, le riflessioni che saranno proposte diventassero occasione di ulteriore riflessione e approfondimento. Chi ha già letto il testo magisteriale, sa che Papa Francesco si sofferma su quegli elementi semplici della vita quotidiana di ogni famiglia che attuano ed esprimono l’amore nuziale.

Papa Francesco invita a una “pazienza intelligente” (Al 91ss), alla cura esplicita della “amabilità” reciproca (Al 99ss), allo “sguardo contemplativo” (Al 128 ss), al “dialogo” coniugale (Al 136 ss) e ad una vita sessuale-erotica gioiosa e consapevole (Al 150 ss). Apre alla coppia la responsabilità della relazione amorosa che ognuno ha con se stesso/a attraverso il perdono (Al 107 ss), la cura di sé (Al 141) e del mondo delle proprie emozioni (Al 148 ss). Questi ad altri punti contenuti nell’Esortazione, possono essere motivo per rilanciare la vita di tante coppie spesso demotivate, la pastorale familiare a volte troppo stantia, l’annuncio della bellezza dell’amore responsabile per le coppie di fidanzati che si preparano al matrimonio, la prossimità fraterna nei confronti di coloro che hanno sperimentato il fallimento della loro unione o di coloro che vivono lo stato di vedovanza.

Papa Francesco, attingendo dalle Relazioni conclusive dei Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015 e in continuità con il Magistero dei suoi Predecessori, apre alla Chiesa uno sguardo nuovo ed evangelico riguardo alla famiglia e, ancor di più, sulla identità della Chiesa stessa, chiamata ad essere, nella storia, riflesso del volto della misericordia del Padre.

Le vele della Chiesa sono spiegate, il vento dello Spirito soffia e il timoniere ha chiara la rotta da seguire, potremmo dire: chi ben comincia è a metà dell’opera. Non temiamo, per usare un’espressione che spesso Gesù rivolge ai suoi discepoli, i marosi, le tempeste, i dubbi, le paure, la strada si apre camminando, e noi non vogliamo restare ingabbiati in un passato che, seppure fecondo, oggi rischia di non aver più nulla da dire. Viviamo l’attimo presente, sempre gravido di novità, e fidiamoci dello Spirito Santo che da duemila anni guida la sua Chiesa.

Gesù “per strada interrogava i suoi discepoli” (Mc 8,27); Egli mette i suoi continuamente in questione perché la sua missione è quella di rivelare all’uomo il cuore di Dio, non come un regalo da accogliere e scartare passivamente ma come un cammino al quale mai sottrarsi.

Il programma per la missione della Chiesa è quello di sempre, cioè il Vangelo – affermava San Giovanni Paolo II a conclusione del Giubileo del duemila – “che non cambia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comunicazione efficace” (NMI 29).

Come accennavo, Amoris Laetitia, a mio modesto parere, parla alla famiglia e della famiglia ma in pari tempo rivela il volto bello di una Chiesa che, entrata nel terzo millennio, vuole ancora rispondere al comando del suo Fondatore: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). La via è quella del dialogo e della conversione dei cristiani ai segni di Dio nella storia. Non siamo chiamati ad affermare ed imporre modelli di evangelizzazione che oggi rimarrebbero incomprensibili ed inaccessibili alla sensibilità dell’uomo di oggi, ma nella dimensione dell’ascolto e dell’accoglienza riconoscere e celebrare le opere di Dio che non abbandona mai la storia.

Se la famiglia ha tanto da apprendere dalla Chiesa per essere se stessa, la Chiesa ha molto da imparare dalla famiglia per rispondere alla chiamata del Maestro. Meditare su Amoris Laetitia può diventare un’opportunità preziosa e unica per riaccendere lo slancio missionario e la creatività nella pastorale familiare, coinvolgendo pienamente gli sposi e le famiglie come soggetti attivi ed indispensabili della pastorale delle nostre Parrocchie.

Dio parla alla Chiesa attraverso la semplicità della vita quotidiana della famiglia, mettiamoci dunque in ascolto della famiglia, pensiamo all’importanza che Luca dà ad Aquila e Priscilla (Atti 18,26). La Chiesa, sulla scorta del Concilio Vaticano II, ritorni alle sue origini, nelle famiglie, dalle famiglie. Francesco in questi anni ha menzionato più volte la storia di questa coppia tanto cara a San Paolo. Il 25 gennaio 2020, all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, Papa Francesco ha ricordato quanto Aquila e Priscilla abbiano cooperato con l’Apostolo delle Genti, additandoli come “esempio mirabile di coppia di sposi itineranti: difatti, sia negli Atti degli Apostoli sia nella descrizione di Paolo non sono mai fermi, ma sempre in continuo movimento” e li ha esaltati come “sposi evangelizzatori (…) di cui avrebbero bisogno le nostre parrocchie”. Conoscendo tante “belle coppie”, anche nella nostra Chiesa netina, sono sempre più convinto che oggi sia “il tempo della famiglia”; una Chiesa che guarda la storia con gli occhi di Dio e il vissuto semplice, faticoso, autentico e gioioso della famiglia.

Sin dalla prima lettura di Amoris Laetitia ho avuto la netta percezione che Papa Francesco, illuminato dallo Spirito Santo e sostenuto dalla Chiesa viva, volesse riposizionare la Chiesa evangelicamente e in questo la famiglia ha una missione insostituibile.

Concludo questa mia riflessione con una citazione che esprime il concetto appena espresso: “Una coppia di sposi che sperimenta la forza dell’amore, sa che tale amore è chiamato a sanare le ferite degli abbandonati, a instaurare la cultura dell’incontro, a lottare per la giustizia. Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo, affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello: «Uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare. […] Non solo l’organizzazione della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni di degrado». Invece le famiglie aperte e solidali fanno spazio ai poveri, sono capaci di tessere un’amicizia con quelli che stanno peggio di loro” (AL 183).

“L’amore familiare: vocazione e via di santità”, tema dell’Incontro del prossimo anno, sia motivo di grande speranza e di rinnovata forza nello Spirito per la famiglia, per la Chiesa tutta e per il mondo intero, in un tempo di ripresa dalla pandemia ancora in corso.

don Luigi Vizzini