AMORIS LAETITIA

Un inno all’amore

Sono oramai cinque anni che la Chiesa, le parrocchie, le varie pastorali, le famiglie, sentono parlare, hanno letto, meditato, cercato di attuare, l’esortazione apostolica Al., con la quale Papa Francesco ha voluto sottoporre all’attenzione del mondo cattolico e non, la bellezza e il mistero dell’amore umano. Il documento che ha fatto molto discutere, si colloca in un preciso percorso di annuncio di alcune verità fondamentali per il futuro dell’umanità:

  • La Lumen Fidei, con la quale, in continuità al magistero di Giovanni Paolo II, ha trattato della fede e ci come illumina e orienta il cammino dell’umanità che ha smarrito il senso della vita;
  • L’Evangeli Gaudium nel 2014, sulla gioia legata all’impegno della vita evangelica;
  • La Laudato sii, del 2015, sull’armonia e il rispetto del creato donato all’umano;
  • E quindi, nel 2016 l’Amoris Laetitia che è un inno all’amore umano, metafora dell’amore appassionato con il quale Dio ama tutti gli uomini. Un inno che ha affermato con un linguaggio rinnovato: l’amore di coppia, (dal fidanzamento al matrimonio, dalla relazione genitori-figli alla cura dei soggetti deboli, iniziando dai nonni); ancora ha trattato l’amore di amicizia, la tenerezza dell’educatore, l’attrazione erotica, la mistica del parto santo.

Un inno inclusivo che tende la mano a tutti, anche a coloro che, fermi su impostazioni etiche lo attaccano accusandolo di annullare alcuni principi della dottrina cattolica.

Un inno che ribadisce la dignità della famiglia presentendola come una scultura vivente, capace di manifestare Dio Creatore e Salvatore, a cui è stato affidato un compito “artigianale”, cioè unico, irripetibile tanto per la persona quanto per la singola famiglia.

Una grande responsabilità affidata a una moltitudine di varietà che non può essere schematizzata, omologata, piuttosto il Santo Padre afferma: “come ospedale da campo”, dove ad ogni emergenza, malattia, dolore, si offre il rimedio, la cura, l’attenzione necessaria e dovuta al singolo. Un ospedale da campo, dove anche il medico può ammalarsi e chiedere al guarito, le cure per salvarsi.

Certo, acquisite certe verità sarebbe bene non arretrare ma ogni PERSONA ha da percorrere il proprio cammino di salvezza, ogni persona ha da affiancare altre persone per giungere alla terra promessa. A questo proposito Papa Francesco in AL 8 cita il poeta Jorge Luis Borges: “ogni casa è un candelabro”, “dove ardono come isolate fiamme le vite”; e nell’ottica del compito artigianale non può esserci la fotocopia, non può esserci un duplicato dell’opera, questa sarà e resterà sempre opera unica e irripetibile.

In tutto il primo capitolo di AL, Papa Francesco, commentando il salmo 128 ci fa notare che le storie d’amore e la vita familiare oltre a essere luoghi di serenità e comunione sono anche luoghi e storie di dolore, di lutto, di odio tra fratelli e sofferenza tra i coniugi. Così come tutta la Bibbia non ci parla della famiglia “del Mulino bianco”, o di storie idilliache da prendere a modello, piuttosto offre la possibilità di avere una luce diversa che illumini la crisi, il dolore, i lutti, i sentimenti di odio che diventano passi necessari e fruttuosi del viaggio della vita. L’invito è far della casa una piccola Chiesa, un laboratorio dove si dialoga, si testimonia e tramanda l’arte del vivere affrontando con coraggio le sfide quotidiane.

Papa Francesco ci sollecita: è tempo di verifica per leggere la presenza di Dio in mezzo a noi, è tempo di raccolta per esporre, ammirare, le tante opere d’arte del nostro territorio.

L’obiettivo di questi articoli che l’ufficio di PF vorrà proporre ha proprio questo intento: “aprire una personale di DIO dove esporre le tante opere d’arte che dal suo genio sono state scolpite. Le tante belle sculture che sono state donate a questo territorio e che, in filigrana, ripropongono: “il regno di Dio in mezzo a noi”.

Rosa e Giorgio Ruta